Caso Benassi, l’Arci: via i razzisti
I Dem dopo i commenti pro-Salvini degli iscritti: vanno recuperati. La Lega: è solo buonsenso
«Qui non c’è spazio per i razzisti». È netta la presidente dell’Arci Bologna Rossella Vi- gneri sulle dichiarazioni proSalvini rilasciate da alcuni fre- quentatori dello storico circolo Benassi. E annuncia che per far cambiare idea «a chi la pensa in quel modo» l’Arci sta pensando di organizzare degli incontri ad hoc.
E il caso innesca la polemica politica con la Lega che esulta e il Pd che, in forte imbarazzo, spera di «recuperare» gli elettori perduti.
Per il numero due di via Rivani bisogna spiegare ai soci cosa ha fatto il governo
Lo statuto dell’Arci parla chiaro, ma la vicenda del Benassi e di alcuni suoi soci che hanno detto di apprezzare le azioni di Matteo Salvini dimostra come non sia sempre una passeggiata applicare certi principi. «Chi è razzista nei nostri circoli non ci può stare», è perentoria Rossella Vigneri.
Da quando ad aprile è diventata la nuova presidente dell’Arci bolognese, questi per lei sono i giorni più difficili. Al circolo Arci di via Cavina il sostegno al ministro dell’Interno non è più un tabù, e questo è un bel problema per un’associazione che nel suo statuto «ha i valori dell’antirazzismo e dell’antifascismo». Complicato da risolvere perché si porta dietro tanti aspetti spinosi, non ultimo la libertà di pensiero. Il tema è stato sollevato da un servizio de La7 che ha intervistato alcuni frequentatori del Benassi e le loro risposte hanno fatto presto il giro del web. In maggioranza, tra elettori ed ex elettori del Pd, hanno raccontato di gradire e non poco le politiche di Salvini sul fronte dell’immigrazione. «Non possiamo accettare che l’Arci di Bologna e le 120 associazioni che la compongono siano ridotte alla voce di alcuni soci di uno dei tanti circoli della città», si è affrettata a dire subito dopo la messa in onda del servizio la presidente.
Ma il Benassi non è un circolo come gli altri. È tra i più grandi e popolati della città, da sempre ospita lo zoccolo duro della sinistra bolognese. «E infatti per noi questo è un motivo di preoccupazione. Stiamo ragionando con i nostri circoli per organizzare iniziative culturali, anche coinvolgendo altre realtà. Se lavoreremo bene riusciremo a far cambiare idea a chi la pensa in un certo modo. Altrimenti se ne andrà con le sue gambe perché non si sentirà più accolto. C’è poi sempre un gruppo dirigente che può decidere, applicando lo statuto, che un socio non possa più esserlo. Oggi però non è questa la nostra priorità».
Un terreno scivolosissimo per l’Arci sul quale la Lega sa camminarci sopra con grande agilità. «Il sostegno che ci arriva dalla sinistra storica bolognese è incoraggiante ma non imprevedibile e conferma la validità dell’azione di governo». A parlare è il commissario cittadino e deputato del Carroccio Carlo Piastra, che coglie al volo l’assist (inaspettato) arrivato dal Benassi. «È la sinistra che ha smesso da tempo di rappresentare i valori della sua base, che ha smesso di difendere i più deboli. Dare ragione a Salvini non è un reato, vuol dire essere dotati di buonsenso». E nell’attaccare il Pd, il leghista ha gioco facile a prendersela anche con la censura dell’Arci verso quei soci che strizzano l’occhio al ministro dell’Interno. «La tipica risposta del sistema rosso che cerca di arginare il libero pensiero e la libera critica, facendo però solo aumentare il dissenso del suo elettorato che lo abbandonerà in massa alle prossime Regionali».
Il Pd prova come può a correre ai ripari, ma il colpo inferto dal fuoco amico si è fatto sentire fin nella Federazione di via Rivani. Il vice segretario Luigi Tosiani non vuole parlare di razzismo, «ma a chi dice che Salvini fa bene, io dico invece che dobbiamo restare umani». Anche perché Tosiani sa bene che questi elettori in fuga non vanno rinnegati ma «recuperati con l’ascolto, spiegando loro che con il nostro governo gli sbarchi sono calati, e che se ci sono una donna e un bambino in mare noi li salviamo». Ma con la Lega che viaggia con il vento in poppa, ora come ora per il Pd far cambiare idea ai delusi è impresa ardua. Serve tempo. «Quando finirà la campagna elettorale permanente di Salvini e il governo avrà abbandonato le persone al loro destino, il Pd saprà farsi trovare lì, proprio dove ha perso consenso», si dice convinto Tosiani. Di sicuro ci spera.
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