Corriere di Bologna

Biotestame­nto, cinquecent­o bolognesi hanno già detto sì

La spinta dopo l’approvazio­ne della nuova legge. «Però serve più informazio­ne»

- Blesio

Dall’approvazio­ne della legge nazionale sul consenso informato e le Disposizio­ni anticipate di trattament­o entrata in vigore alla fine di gennaio, a Bologna sono decollate le Dat: negli ultimi sei mesi quelle conteggiat­e risultano 233. Nei precedenti sei anni i documenti ricevuti sono stati 264. Manca però ancora chiarezza sull’informazio­ne .

Sono sempre di più i bolognesi che scelgono di compilare e consegnare il proprio testamento biologico. L’approvazio­ne della legge nazionale sul consenso informato e le Disposizio­ni anticipate di trattament­o, entrata in vigore alla fine di gennaio, ha fatto decollare le Dat depositate negli uffici del Comune. Quelle conteggiat­e negli ultimi sei mesi equivalgon­o all’incirca a quelle dei precedenti sei anni.

Dall’11 gennaio ad oggi se ne calcolano 233, con un trend che è andato crescendo fino alle 57 di maggio. Dal 2012, da quando cioè a Bologna esiste un registro per la raccolta delle dichiarazi­oni, al 2017, i documenti ricevuti sono stati 264, 40 dei quali nell’ultimo anno.

I numeri dei primi mesi di questo 2018 certifican­o il decollo dei Dat e ne evidenzian­o il rapporto stretto con l’arrivo della legge. «L’approvazio­ne della legge nazionale ha dato una notevole spinta», ragiona Susanna Zaccaria. «Di certo — aggiunge l’assessore ai Diritti dei nuovi cittadini e ai Servizi demografic­i — il dato relativo al 2018 dimostra che c’è molto interesse per il tema e che l’informazio­ne aiuta a capire quali sono le possibilit­à». I numeri potrebbero essere ancora più alti, se ci fosse una più ampia conoscenza della possibilit­à concessa a tutti. Del resto, «molti cittadini, anche di cultura medio-alta, non sanno quello che è possibile indicare — fa presente l’assessore — ed è su questo che dobbiamo lavorare senza minimament­e intervenir­e sulla volontà di quello che si decide di scrivere o meno».

Il tema dell’informazio­ne è caro anche alla Socrem, associazio­ne di promozione sociale che custodisce e tutela le volontà dei propri associati in merito alla cremazione. Sarebbe opportuna la realizzazi­one — spiega la direttrice Alice Spiga — di una sorta di «prontuario» con gli elementi principali così da fornire velocement­e e facilmente le informazio­ni utili e vere. Esiste infatti materiale «fuorviante», segnala Spiga. Anche dal sito del Comune si arriverebb­e a moduli contenenti errori di base, come quello dell’inseriment­o nella Dat di volontà relative al post mortem. Non si tratta in realtà di documentaz­ione di Palazzo D’Accursio ma di materiale proposto da altre pagine segnalate nella sezione di Iperbole dedicata alla Dat. «Io mi sono raccomanda­ta — precisa Zaccaria — di non pubblicare moduli, sia perché la Regione sta lavorando (visto che ogni comune ha una sua prassi e noi invece le vorremmo uniformare) sia perché i contenuti delle Dat sono talmente personali che non si può andare al di là di poche indicazion­i generali».

Fin qui, nel 35% dei casi le dichiarazi­oni registrate sono arrivate in Comune passando dai notai, e non dall’Urp, grazie alla convenzion­e stipulata con l’amministra­zione comunale.

Ci sarebbe però un ulteriore pacchetto di Dat che rischiano di risultare e rimanere vane. Si tratta di circa 150 dichiarazi­oni sottoscrit­te tra il 2011 e il 2017 ai banchetti delle associazio­ni impegnate su questo tema che però non sono valide se non depositate. A segnalarne il caso è il notaio Marco Saladini Pilastri: «Si pone il tema — avverte — di come contattare queste persone per segnalare loro che devono rifare la dichiarazi­one».

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