«È una sfida simbolo che chiude un’epoca»
«Imola non è un centro nevralgico ma è una città simbolica, e di questi tempi i simboli non vanno sottovalutati. Sembrava inespugnabile e invece il ballottaggio ha dimostrato il contrario». Così il politologo Paolo Pombeni: «Comunque andrà, si chiude un’epoca».
«Imola non è un centro nevralgico ma è una città simbolica, e di questi tempi i simboli non vanno sottovalutati. Sembrava inespugnabile e invece il ballottaggio ha dimostrato il contrario. Ma è anche una sfida che il Pd s’è cercato», spiega il politologo dell’Università di Bologna Paolo Pombeni.
In che senso professore?
«Il sindaco uscente Manca non ha preparato una successione, è evidente, e questo la dice lunga di come funzionino le cose dentro il Pd. In altri tempi elezioni così delicate venivano preparate con largo anticipo. Alla fine è arrivata una candidatura camuffata da civica che non accredita una gran salute dentro al partito».
Che idea si è fatto delle due candidate, Manuela Sangiorgi del M5S e Carmen Cappello del Pd?
«Né da una parte né dall’altra ho visto il colpo di genio, in grado di smuovere passioni e sentimenti. Hanno giocato la propria partita, Cappello trasmettendo un messaggio di continuità, Sangiorgi promettendo cambiamenti sulla falsariga del messaggio trasmesso da chi è al governo».
Ma gli elettori voteranno pensando alla politica nazionale o a quella locale?
«Sarà un mix. Credo che su tutto conterà la voglia o meno di cambiare classe dirigente».
Sia per il Pd che per il M5S vincere Imola significa fare un bel passo in avanti lungo le Regionali. È così?
«Se il Pd perdesse a Imola potrebbe significare la chiusura di un ciclo e l’apertura di un altro, ma poi bisogna vedere se da qui alle Regionali il Pd sarà in grado di svegliarsi».
Il mondo economico imolese è indeciso se affidarsi ancora al Pd o provare il M5S, vissuto però anche come un salto nel vuoto.
«E in effetti lo è. A livello nazionale è diverso, la leadership di Lega e Movimento 5 Stelle non è in discussione, anche per via dell’opposizione inesistente di Pd e Forza Italia. A Imola la maggioranza di centrosinistra è sì abbastanza sfasciata, ma la nuova maggioranza che potrebbe profilarsi non è mai riuscita a legittimarsi come il polo di attrazione di una nuova classe dirigente».
Se il Pd a Imola dovesse farcela sarebbe ossigeno per tutto il partito regionale uscito con le ossa rotte dal voto del 4 marzo. E in più potrebbe rivendicare una neonata alleanza con Mdp di Bersani ed Errani che fanno parte della coalizione di centrosinistra.
«Sul ruolo di Mdp sono perplesso. È un caso di “torna a casa Lessie”, con un significato più romantico che politico. La loro presenza è decisiva solo se al Pd dovesse servire il 2-3% per vincere».
La sensazione è che il M5S abbia voluto rischiare di più, schierando mezzo governo a partire da Di Maio.
«I 5 Stelle sono passati dalla camicia gialla al doppiopetto. Non sono più il partito del Vaffa ma quello che decide i destini della Nazione, e lo vogliono sottolineare. Per loro Imola sarà comunque un successo, o vinceranno o avranno davvero messo in crisi il Pd».
Trasformazioni I Cinque Stelle sono passati dalla camicia gialla al doppiopetto Non sono più il partito del Vaffa la quello che decide i destini della Nazione. E lo vogliono far vedere