Breda, Di Maio impegna lo Stato
Botta e risposta con Bonaccini, ma il vicepremier assicura: collaboro con tutti. Poi sul Passante prende tempo Il ministro davanti ai cancelli dell’azienda in crisi, la Fiom esulta. Taddei: non si può fare
«Se il socio non è in grado, siccome vogliamo investire in trasporto pubblico locale e in settori strategici come quello della mobilità urbana allora lo Stato farà un investimento in questi stabilimenti»: con questo impegno il ministro e vicepremier Luigi Di Maio conquista definitivamente il cuore della Fiom bolognese. Poi, tende la mano anche a Bonaccini («Collaboriamo con tutti») che però lo incalza. E l’economista Taddei (Pd) avverte: «Lo Stato? Non si può fare».
«Finché non risolverò tutte le crisi aziendali posso assicurare a tutti coloro che sono in sofferenza che avranno il loro ministro ai cancelli delle fabbriche e ci potranno parlare». E i cancelli dell’ex Bredamenarini-bus il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio li conosce bene, essendoci passato per la prima volta a fine gennaio, in piena campagna elettorale. Quella sua visita segnò la svolta tra il M5S e il mondo cooperativo, oltre a saldare i rapporti con la Fiom. A distanza di mesi la luna di miele con le tute blu continua, in più il ministro sceglie l’ingresso della storica azienda bolognese per tendere la mano agli amministratori dem dell’Emilia-Romagna. Primo fra tutti il governatore Stefano Bonaccini e il sindaco di Bologna Virginio Merola. «Al di là del colore, noi saremo dalla loro parte perché in questi anni è stato tagliato tanto ai Comuni, è stato massacrato un sistema con norme difficili e incerte». Di Maio arriva anche a chiedere «scusa» a Bonaccini, per il ritardo nel rispondere alla lettera del presidente di viale Aldo Moro sulle principali crisi aziendali in regione spedita un paio di settimane fa. «Siamo stati inondati di richieste d’aiuto», si è giustificato il ministro. Un altro approccio rispetto a quello del ministro delle Infrastrutture, l’altro 5Stelle Danilo Toninelli che non ha ancora risposto alla richiesta di incontro inoltrata sempre da Bonaccini sul futuro delle grandi opere dell’EmiliaRomagna dopo lo stop arrivato dal sottosegretario Michele Dell’Orco. Il governatore salta presto i convenevoli e va dritto al punto: «Apprezzo se Di Maio vuole collaborare con l’Emilia-Romagna, ma sarebbe opportuno mi chiamasse per incontrarci, visto che sul tavolo ha da diversi giorni la mia lettera». Se Di Maio opta per uno stile diverso da quello del suo collega Toninelli, la sostanza sulle infrastrutture, soprattutto su quella più importante della regione, il Passante di mezzo, non cambia. Il M5S quell’opera non la vuole e seppure Toninelli l’altra sera a Imola ha preso tempo, Di Maio ha fatto capire che il pendolo oscilla decisamente verso il no all’ampliamento di una corsia di autostrada e tangenziale. «Nel nostro contratto abbiamo individuato uno studio costi-benefici di tutte le opere realizzate o preventivate. In questo caso — ha specificato Di Maio — se lo studio ci dice che i benefici non sono alti quanto i costi, vorrà dire che dovremo intervenire reagendo di conseguenza». Quale sarà questa conseguenza, ossia cosa ha in mente il governo in alternativa al Passante, al momento non è noto. Si sa invece cosa vuol fare per l’ex Breda dove i 151 lavoratori si trovano
Botta e risposta Il ministro: pronto a collaborare con tutti, se c’è qualche ritardo mi scuso. Noi inondati di richieste. Bonaccini: allora mi chiami
nell’anomala situazione tale per cui sono di fatto fermi perché, anche se ci sono le commesse, mancano i soldi per far partire la produzione. «Un’azienda come questa ha lavoro per 700 veicoli e non glielo fanno fare», perciò «se il socio non è in grado, siccome nei prossimi anni vogliamo investire in trasporto pubblico locale e in settori strategici come quello della mobilità urbana allora lo Stato farà un investimento in questi stabilimenti». Ad ascoltarlo all’ingresso dell’ex Breda c’erano una cinquantina di lavoratori. Di Maio nelle sue future tappe davanti ai cancelli delle fabbriche ha messo in conto anche fischi e proteste. Ma ieri sono stati soltanto applausi.