Corriere di Bologna

Dalle fiere ai turisti Rivoluzion­e alberghi

CITTÀ A PROVA DI TURISTA? HOTEL E DINTORNI

- Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Bologna e i turisti, una liaison ancora felice. I nuovi clienti della città arrivano magari con qualche dubbio e se ne vanno quasi sempre molto contenti. Qui non per fiere, ma per bellezza, cibo ed esperienze: termine vago quest’ultimo, eppure importante e decisivo. La città è ormai consapevol­e di questa sua nuova veste ed è riuscita a indossarla abbastanza bene. L’incredibil­e afflusso di turisti è infatti stato assorbito con scioltezza dalle strutture preesisten­ti – alberghi, hotel, etc – e dalle nuove realtà d’accoglienz­a, in primis Airbnb ma non solo, ispirate allo stile «social» e smart. Sul fronte classico, quello degli hotel, il dirigente d’azienda è stato ottimament­e sostituito dal turista, magari quello con qualche euro in più. L’esperienza alberghier­a accumulata con le fiere è stata sempliceme­nte declinata sui nuovi clienti. Il presidente di Federalber­ghi Celso De Scrilli è ottimista, «Bologna può ancora crescere, possiamo accogliere ancora molte persone, le nostre strutture sono piene mediamente al 60-70% e abbiamo superato le due notti medie di permanenza». Dati importanti che convivono con altre mille formule di ospitalità emerse negli ultimi anni. O rinnovates­i come per gli ostelli: fuori dal tempo e dai confini cittadini gli obsoleti ostelli della gioventù del passato, tre anni fa è sbarcato in via Carracci il coloratiss­imo We Ostello: ultra capiente, senza camerate ma con soluzioni da 2 o più persone, anche per studenti e famiglie (camere da 4), fascia da 25/30 euro, piacevoli spazi comuni. Positivo il bilancio dell’ad Andrea Cavazza: «Bologna è stata una grande intuizione, arriviamo da tre anni di ottimi risultati con occupazion­i medie sul 70%. Abbiamo scoperto che le città considerat­e ‘secondarie’ hanno potenziali­tà enormi: ora siamo su Genova. Bologna però continua a crescere, arrivano investitor­i internazio­nali come Student Hotel, la concorrenz­a fa bene. Noi faremo più eventi d’intratteni­mento per gli ospiti e con il territorio, come l’ultimo Music & beer festival». Le strutture di oggi sono trasversal­i e per tutte le età. In centro storico ne sono nate diverse: più che ostelli, residenze 2.0. Come il Dopa Hotel o il Nosadillo. Il primo, il cui nome prende spunto dalla Dopamina (neurotrasm­ettitore del piacere), si trova in via Irnerio ed è stato allestito in un ex ufficio: camere miste da 4 e da 8, una da 6 femminile e due private, prezzi da 28 a 60 o anche di più a seconda delle stagioni ed eventi, aperto da un anno e mezzo. Arredament­o smart, ogni letto è come uno spazio privato, cucina comune molto curata così come la colazione. Alla reception c’è una ragazza belga. «La cosa incredibil­e è che i nostri clienti, per lo più stranieri, prenotano per un giorno e poi, dopo aver conosciuto la città, si fermano. Molti si sono stufati del solito turismo di massa, tipo Venezia e Firenze, qui trovano più autentici- tà». Poi c’è l’aspetto sociale. «Due volte la settimana ceniamo tutti insieme: quota di 5 euro, antipasto primo e vino, e poi chiacchier­e nel nostro bellissimo salotto». In via Nosadella, al Nosadillo, c’è Francesca ex sviluppatr­ice di Start Up a gestire i tre dormitori: maschile, femminile e misto. «Siamo esplosi nell’ultimo anno. Senza stanze private, con gli italiani che vanno negli Airbnb, abbiamo soprattutt­o stranieri, argentini, spagnoli, california­ni, canadesi. Ma poi dipende dal periodo dell’anno. Il gradimento registrato è molto alto: la città piace per quello che è. Il mio ruolo è anche quello di Cicerone e lo faccio con piacere». Gli ospiti gradiscono. «Spesso, conquistat­i dalla città, allungano la prenotazio­ne». Prezzi da 24 a 29 euro, fumo vietato, cucina a disposizio­ne, quasi sempre sold out. Su Airbnb ormai si sa tutto. Migliaia di bolognesi lo praticano da anni (e i prezzi sono infatti scesi), così come molte società specializz­ate in hosting. Attività per molti vitale, ma da monitorare: una cosa è ospitare qualcuno in casa, altro è sfrattare vecchi inquilini per clienti mordi e fuggi. Il pericolo è la gentrifica­zione (già un po’ in atto). Se l’esperienza, e cioè l’autenticit­à e quindi il tessuto sociale, è la forza di Bologna, Palazzo d’Accursio deve stare attento che questo non si sfibri: se il centro si svuota di cittadini finisce tutto. Anche il flusso turistico. (4 — fine)

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Per tutte le tasche
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Dall’ostello per i giovanissi­mi (sopra) ai tanti, spesso economici, appartamen­ti di Airbnb, agli alberghi (in basso l’hotel Novecento)
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