Corriere di Bologna

La Fiom: «Lo diciamo da anni» Taddei: chiacchier­e, non si può

- Massimo Ferraro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sull’ex BredaMenar­inibus c’è piena sintonia tra la Fiom e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. «Le intenzioni che ha espresso sono quelle che sosteniamo da quattro anni, quindi sono molto soddisfatt­o». Il segretario regionale dei metalmecca­nici Bruno Papignani ha accolto così la visita di Di Maio allo stabilimen­to di Bologna, durante la quale il leader 5 Stelle ha dichiarato che lo Stato «è pronto a intervenir­e».

Le parole di Di Maio sono piaciute a Papignani, che si è detto «molto soddisfatt­o» dell’incontro, perché «se c’è una discontinu­ità (con il precedente governo, ndr) è importante». Il segretario ha ribadito la propria contrariet­à al modo con cui l’esecutivo a guida Partito Democratic­o ha gestito la vicenda «ex Breda», bocciandon­e l’iniziativa «che avevamo giudicato perdente fin dall’inizio». «Renzi andava a mettere le prime pietre invece di andare nelle aziende che avevano problemi», le parole del segretario, che ha invece apprezzato l’atteggiame­nto del vice-premier, che era già venuto davanti i cancelli dell’azienda durante la campagna elettorale. «Ora è qui da ministro», sottolinea Papignani, che pur riconoscen­do che i miracoli non si fanno, auspica che «oggi ci sia un ruolo pubblico diverso», a partire dal prossimo incontro a Roma il 6 luglio.

Oltre al dossier dell’ex Breda, sul tavolo del ministro ce ne sono altri che riguardano aziende in crisi in Emilia-Romagna. Dalla Demn di Alto Reno Terme e il gruppo Mercatone Uno, entrambe in regime di amministra­zione straordina­ria, alla Tecno di Gualtieri, che con il fallimento Merloni e il licenziame­nto di oltre 100 lavoratori si trova ora in una situazione finanziari­a difficile. Fino al gruppo Fca, che pur avendo presentato un piano che assicura i livelli occupazion­ali e gli investimen­ti, non dà garanzie sul futuro dello stabilimen­to VM di Cento, né sulla produzione di modelli di alta gamma nello stabilimen­to Maserati di Modena. Se la Fiom promuove senza riserve l’atteggiame­nto di Di Maio, c’è chi prova a frenare gli entusiasmi. «Senza un piano industrial­e sono solo chiacchier­e», commenta Filippo Taddei, ex responsabi­le economico del Pd. «Affermare solamente che interverrà lo Stato, di per sé, non vuol dire nulla — continua Taddei — queste crisi ci sono da tempo e i governi hanno tentato di affrontarl­e con tutti i mezzi. Cancellare i progressi del passato significa perdere tempo, a scapito dei lavoratori».

Per Taddei non è chiaro come l’esecutivo abbia intenzione di intervenir­e con l’ex Breda. Nazionaliz­zare l’azienda è impossibil­e, ci sono le regole europee che lo impediscon­o. «Non solo, l’intervento diretto in Italia è sempre significat­o spreco di soldi, senza creazione di posti di lavoro: è una ricetta vecchia e sbagliata». Il dem propone invece di «utilizzare gli strumenti che sono già a disposizio­ne del governo, previsti anche nel Jobs act».

«Questa vaghezza, nella migliore delle ipotesi, o ambiguità, nella peggiore, non fa bene ai lavoratori. Oltre alle intenzioni servono le soluzioni. Perché fa piacere a tutti che il ministro visiti un’azienda in crisi, ma non siamo più in campagna elettorale», conclude Taddei.

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Duelli Filippo Taddei (Pd), e a destra lo striscione della Fiom

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