Il linguaggio femminile e i suoi cambiamenti secondo Lella Costa
«Tra femmine succede che spesso ci si incontri e si saltino tutti i preliminari della conoscenza reciproca, tutti i passaggi progressivi di una relazione, e ci si ritrovi istintivamente e immediatamente amiche. Come se tutte le vite vissute prima costituissero una sorta di alfabeto comune, fatto non solo di sentimenti ed emozioni ma anche di scelte simili, concezioni della vita analoghe, punti di vista coincidenti». Così scrive Lella Costa nel suo libro Che bello essere noi del 2014, facendo esplicito riferimento a un alfabeto al femminile. Questa sera l’attrice milanese sarà sul palco di Piazza Verdi alle 21 per dialogare con Vera Gheno, sociolinguista nata in Ungheria e docente all’Università di Firenze che collabora da anni con l’Accademia della Crusca, autrice anche di una Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi). Tra citazioni, usi quotidiani della lingua, etimologie e proverbi, sarà l’occasione per riflettere sulla rappresentazione del femminile in una lingua che ha subito modifiche, nonostante forti resistenze. Anche il Dizionario Treccani conferma come l’italiano attuale abbia accolto vari tentativi di eliminare quegli usi della lingua che possono dare della donna un’immagine negativa. Una situazione in movimento, con il piatto della bilancia che la tradizione aveva appesantito di usi linguistici sessisti in alleggerimento. Con una maggiore attenzione, ad esempio, a usare il genere femminile per i titoli professionali e i ruoli istituzionali e a riformulare i diritti dell’uomo come diritti della persona. Eppure le resistenze all’uso del genere grammaticale femminile continuano a trincerarsi dietro ragioni linguistiche, spesso smentite però dalla stessa comunità dei linguisti.