Immigrazione, minacce a Lepore
Un proiettile sulla bacheca Facebook dell’assessore che fa denuncia. Solidarietà e polemiche
La foto di un proiettile, accompagnata da una minaccia: «Caro assessore, è già in canna, basta puntare e premere il grilletto». Nel mirino c’è l’assessore Matteo Lepore, «colpevole» di aver condiviso su Facebook un post dedicato a Soumaila Sacko, il sindacalista maliano ucciso in Calabria il 2 giugno scorso. Immediata la denuncia alla Digos e alla polizia postale, così come la solidarietà bipartisan del mondo politico. Seppur con qualche distinguo. Mentre il M5S assicura solidarietà «in modo totale e assoluto», la leghista Lucia Borgonzoni aggiunge: «La mia vicinanza termina quando si cerca una colpevole preconfezionato: Matteo Salvini».
Questa volta l’hater di turno si nasconde dietro un profilo social falso intestato a Galileo Fiorentini e se la prende con l’assessore alla Cultura Matteo Lepore. L’odio tracima da una foto di un proiettile, corredata da un commento, entrambi pubblicati ieri mattina sotto il post con cui Lepore condivideva le parole del sindacalista maliano Aboubakar Soumahoro, collega e compagno di Soumaila Sacko, l’attivista maliano di 29 anni ucciso in Calabria il 2 giugno. «Caro assessore — scrive la persona che si nasconde dietro il profilo falso — il proiettile è già in canna, basta puntare e premere il grilletto». Una minaccia in piena regola che si conclude con un’offesa che sembra senza senso: «Capito sepolcro imbiancato buonista e traditore?».
Se la prende con l’assessore Matteo Lepore il sedicente Galileo Fiorentini, ma ce l’ha con il post che rilanciava la foto di Soumahoro in viaggio per il Mali per partecipare ai funerali dell’amico e collega ucciso a fucilate. Un post che esprimeva solidarietà ai migranti. Lepore ha denunciato il tutto pubblicamente sulla sua bacheca, prima di andare in Questura e sporgere denuncia alla Digos e alla polizia postale, che lavorano in queste ore per rintracciare l’hater dietro quel profilo anonimo senza foto né informazioni né contenuti, forse creato solo per spargere fango sui social. «Non ci fate paura», ha scritto l’assessore sulla sua bacheca Facebook. «Non bisogna avere timore di questa gente che vuole intimidire e gettare l’Italia nel buio dell’odio. Noi amministratori abbiamo il compito ogni giorno di lavorare per la speranza. A occhi aperti e a #portiaperti» ha scritto rilanciando l’hashtag della campagna contro la chiusura dei porti italiani alle navi che soccorrono migranti. «Bologna città senza paura», ha concluso.
Immediata la reazione del sindaco Virginio Merola: «Questo è un Paese civile ed è diviso da molte polemiche politiche, dopodiché ci sono anche gli stupidi. Se diventano la maggioranza è un problema, detto questo non sottovalutiamo nulla», ha assicurato il primo cittadino a Palazzo d’Accursio, esprimendo solidarietà al suo assessore. Ma Merola ha richiamato l’attenzione anche su «un clima da cui non farsi intimidire» perché la foto del proiettile e le minacce sulla bacheca dell’esponente della giunta non è la prima intimidazione dallo stampo simile che irrompe nel dibattito cittadino. Esattamente una settimana fa, mercoledì 18 giugno, dal profilo social di tale Bonifacio Ferrari un messaggio che minacciava un proiettile in testa era arrivato all’ex consigliera e attivista lgbt Cathy Latorre, anche se in quel caso l’intimidazione era di stampo omofobo. Ieri pomeriggio il profilo Galileo Fiorentini era già svanito nel nulla da cui proveniva.