Falsi profili e wi-fi libero La rogatoria sarà decisiva
Le indagini sono avviate, ma trovare il colpevole sarà difficile
Un nome fittizio, un account senza foto, un profilo falso. Una tastiera e le minacce di morte attraverso un post. A pochi giorni di distanza dalle minacce arrivate sulla bacheca Facebook di Cathy La Torre ne sono state pubblicate di nuove, questa volta contro l’assessore Matteo Lepore. Ma solo le indagini della Postale, in sinergia con la Digos, potranno svelare se si tratta realmente dello stesso autore. Anche se i toni sembrano scacciare ogni dubbio, non c’è certezza.
Ma se la macchina dell’autorità giudiziaria ieri mattina si è messa in moto non appena l’assessore Lepore è andato in Questura e ha sporto denuncia, ora bisogna attendere i tempi di Facebook. In questi casi, infatti, dalla Postale parte la richiesta di una rogatoria internazionale indirizzata alla società che ha sede negli Stati Uniti. A seconda degli accordi tra gli Stati e del reato denunciato la prassi è più o meno veloce. Con molta probabilità è stata attivata una procedura d’urgenza per le minacce di morte rivolte all’assessore alla Cultura del Comune di Bologna. Questione di giorni e le informazioni richieste arriveranno. Facebook fornirà i dati legati agli accessi. Allo stesso modo si attivano le procedure d’urgenza per le scomparse di
L’iter In questi casi parte una richiesta al social network, che ha i suoi tempi per rispondere
minori, per gli omicidi e per le minacce di morte, appunto. Arriveranno anche le informazioni in merito al codice Ip, identificativo del computer che l’autore delle minacce potrebbe aver utilizzato. Ma non è semplice risalire immediatamente all’identità dell’autore, perché potrebbe trattarsi di un pc all’interno di un ufficio pubblico, utilizzato da più persone e quindi potrebbe essere impossibile risalire a chi materialmente ha scritto il post. Oppure potrebbe aver utilizzato il pc di un Internet point e anche in questi casi è molto difficile risalire subito all’autore.
Possono occorrere giorni, settimane o mesi, ma il caso è di possibile risoluzione. Anche perché il responsabile potrebbe aver fatto qualche passo falso, pur utilizzando un profilo fake. Per esempio potrebbe però avere un codice identificativo legato a un indirizzo mail vecchio e da lì gli accertamenti potrebbero dare un nome e un cognome reali. Altro rebus da risolvere sarà quello legato alla rete utilizzata. Se l’autore del post si è connesso a una rete libera wifi di un qualsiasi albergo, di una struttura o semplicemente quella del Comune, con le reti anonime potrebbe essere più difficile risalire all’identità. Ma non impossibile.