Qui cambiò il calcio inglese I Tre leoni battono il Belgio nella notte magica al Dall’Ara
Lineker, oggi: «Ripenso a quella gara a Bologna e mi viene la pelle d’oca»
Un muro di croci di San Giorgio accompagna da sempre le partite della nazionale inglese su ogni campo del mondo. Ognuna con i quartieri, nemmeno le città, scritti sul fondo bianco a testimoniare il viaggio, la passione e la presenza. Non fu diversa la notte del 26 giugno 1990, quando al Dall’Ara l’Inghilterra sfidò il Belgio per gli ottavi di finale del mondiale italiano, iniziato fra mille tremori per i britannici che arrivarono a Bologna dopo un girone complicato. Più entusiasmante il cammino odierno in Russia che riporta di fronte Inghilterra e Belgio, mai più avversarie in una gara ufficiale. Tante amichevoli, nessun match che conta. Fino a stasera alle 20, quando a Kaliningrad sarà in palio il primo posto nel girone G. E non è una partita qualsiasi, come non lo fu quella di Bologna: di quelle notti magiche, l’ottavo del Dall’Ara fu tra i più iconici, rimasto nella memoria collettiva degli inglesi che il mondiale italiano lo vissero da protagonisti. È stato il migliore giocato fuori dai propri confini — dove vinsero, a Wembley, nel 1966 — per una nazionale incapace di raccogliere successi anche con le generazioni più talentuose. E ha rappresentato, nel 1990, una rivincita sociale per il movimento calcistico finito nel mirino del governo Thatcher, reduce dai drammatici episodi dell’Heysel e di Hillsborough che avevano reso il calcio un fenomeno reietto, da isolare. Italia ‘90 fu una cesura storica di proporzioni enormi, che gli stessi inglesi hanno metabolizzato con il tempo, assorbendone la forza propulsiva: da Bari, dove l’Inghilterra giocò la finalina contro l’Italia perdendola 2-1, rientrarono in patria degli eroi, il pianto inconsolabile di Paul Gascoigne dopo la semifinale persa ai rigori con la Germania divenne un simbolo di quel viaggio, la gente — non solo il popolo del calcio — tornò ad appassionarsi al pallone, a coglierne i lati aggreganti, ad amare i propri calciatori. Tutto iniziò a Bologna. «Ancora adesso quando ripenso o rivedo quel gol di David Platt al Dall’Ara mi viene la pelle d’oca» ha ricordato Gary Lineker, il bomber del Tottenham e di quella nazionale, oggi brillante commentatore per la Bbc. Tutto accade in due secondi: 119’ minuto, squadre sfibrate dalla lotta e da due tempi supplementari, dopo due pali del Belgio e un gol annullato per offside agli inglesi il punteggio è inchiodato sullo zero a zero e si pensa ai rigori. Un ultimo strappo dello sfinito Gazza regala agli inglesi un calcio di
Stasera ancora di fronte in un Mondiale 28 anni dopo il gol decisivo di Platt all’ultimo minuto
punizione da quaranta metri. Palla morbida di Gascoigne, girata perfetta di Platt sotto l’Andrea Costa e Michel Preud’homme è battuto. La mezzala dell’Aston Villa — che giocherà poi nel Bari, nella Juve e nella Samp — non sa d’aver infilato uno dei gol più belli del mondiale e un pesantissimo mattone nella storia della ricostruzione del calcio inglese. Sulla scia di quel torneo negli anni Novanta arriveranno la Premier League, le riforme, le generazioni di fenomeni, David Beckham e Michael Owen, gli sponsor e i soldi, la visione planetaria del campionato (oggi) più bello del mondo. Su quella partita, e su quella cavalcata che si fermerà al Delle Alpi di Torino contro i tedeschi, in Inghilterra si sono scritti libri e girati documentari. Il Belgio di Vincenzo Scifo è stato una dolce comparsa. Gli inglesi, nel girone confinati a Cagliari e Palermo per la paura degli hooligans che la polizia italiana riteneva di controllare meglio nelle isole, hanno reso Bologna una festa a cielo aperto. Il Dall’Ara era fresco, nuovo. Era il 1990 e tutto sembrava letteralmente bello, avvincente, destinato ad essere un successo. Potere delle notti magiche italiane. Chris Waddle festeggiava sul prato bolognese con i suoi capelli da metallaro e la maglia del Belgio addosso. Raggelati, i tifosi fiamminghi hanno lasciato l’impianto ai ventimila inglesi che di terrificante avevano poco. Era morto uno di loro in via dei Mille, aggredito da un bolognese fuori di testa: per scappare era finito sotto un’auto. Allo stadio, però, solo gioia. «Come on!», l’urlo di Gazza è partito da Bologna toccando ogni paesello inglese. I reduci di quel mondiale, nelle testimonianze ancora emozionate, fanno partire i loro racconti dal Dall’Ara. Da Inghilterra-Belgio. Qui è cambiato, per sempre, il calcio inglese.