Uno Bianca, Occhipinti è libero
Il Tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha notificato il provvedimento, esce dopo 24 anni di carcere Per i giudici l’ex gregario della banda «è sinceramente pentito e non è pericoloso»
Marino Occhipinti è un uomo libero. Lo ha deciso il Tri- bunale di sorveglianza di Ve- nezia, ritenendo che il detenuto, già in semi libertà, sia «sinceramente pentito» e che il «percorso di revisione critica del suo passato sia autentico». Il provvedimento immediatamente esecutivo gli è stato notificato ieri.
Per l’ex gregario della banda della Uno Bianca, condannato all’ergastolo nel 1997, comincia dunque una nuova vita fuori dal carcere.
Marino Occhipinti, da ieri, è un uomo libero. Il Tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha notificato in carcere il provvedimento che da subito gli consente di varcare la soglia della casa di reclusione di Padova per non farvi mai più ritorno. Oggi, il gregario della banda della Uno Bianca, potrà fare le valigie e iniziare la sua nuova vita. Lo hanno deciso il presidente del Tribunale, Giovanni Maria Pavarin, e il giudice a latere Linda Arata, secondo i quali l’ex bandito, assistito negli anni dall’avvocato bolognese Milena Micele, è sinceramente «pentito», ha «rivisitato in modo critico il suo passato» e «non è socialmente pericoloso». Anzi, avrebbe dimostrato con il suo percorso in carcere di poter essere utile alla società.
Ma questa decisione non passerà certamente senza colpo ferire. È facile e comprensibile immaginare l’effetto che avrà sui familiari delle vittime dei poliziotti assassini, da sempre fortemente contrari a qualsiasi tipo di concessione, beneficio o permesso ai tre fratelli Savi (Roberto, Fabio e Alberto) e a Occhipinti, come ai componenti «minori» Pietro Gugliotta e Luca Vallicelli. Questi ultimi, condannati a pene minori per non aver partecipato agli omicidi, sono liberi ormai da anni. Ma Occhipinti è il primo dei membri di spicco del gruppo, cioè coloro che commissero fatti di sangue, a lasciarsi definitivamente alle spalle il carcere. La decisione del Tribunale veneto, in questo senso, non ha precedenti. E per i familiari rappresenta, da qualsiasi angolazione la si guardi, un duro colpo.
Occhipinti, oggi 53enne, condannato all’ergastolo nel 1997 per avere partecipato, fra l’altro, all’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, 22 anni, (19 febbraio 1988) durante l’assalto alla Coop di Casalecchio, lascia il carcere dopo una detenzione durata quasi 24 anni. Venne arrestato alla fine del 1994 e dal gennaio 2012 era in regime di semilibertà. Da allora usciva ogni giorno dal carcere per andare a lavorare presso la cooperativa Giotto di Padova «in considerazione del percorso di re- cupero sinceramente intrapreso e dell’autentica rivisitazione critica della propria parentesi criminale», scriveva allora il presidente Pavarin. Uomo di legge che ha sempre difeso il percorso del detenuto Occhipinti, sin da quando, nel 2010, gli concesse il primo permesso premio: sei ore per partecipare alla Via Crucis organizzata a Sarmeola di Rubano da Comunione e liberazione. E sempre per seguire Cl e la cooperativa Giotto, l’anno scorso, Occhipinti aveva ottenuto un altro permesso «scandaloso», quello di trascorrere una settimana in Val d’Aosta. Contro questa concessione, a Bologna, c’era stata una sorta di sollevazione. Il caso era stato portato addirittura all’attenzione del Parlamento dal deputato dem Andrea De Maria, che aveva chiesto conto delle motivazioni dei giudici veneziani. Sono da cercare sempre dietro e dentro il suo percorso di «rivisitazione critica» queste motivazioni. Poi ci sono le perizie criminologiche, la prima del 2007 e i successivi aggiornamenti, le relazioni di sintesi nelle quali è stato sempre evidenziato il ruolo centrale del lavoro per il call center dell’Usl di Padova prima e all’ospedale dell’Angelo di Mestre, poi, nel suo «distacco» da un passato di sangue e violenza. Documentazione che l’avvocato Micele ha prodotto nell’udienza del 20 giugno scorso in cui si è appunto discusso dell’opportunità di dare al detenuto semilibero la possibilità di fare il salto. Un salto verso una nuova vita, che certamente non sarà in Romagna, la sua terrà d’origine, e non potrà essere a Bologna: troppe persone, ancora, qui, piangono per i suoi crimini.
Lavoro e fede
Dal 2012 Occhipinti è in semi libertà, ora lavora all’ospedale di Mestre. Frequenta Cl