LA CITTÀ DI DOMANI VA IN BICI
Secondo una ricerca dello Studio Ambrosetti sulla qualità della mobilità urbana, a Bologna l’andare in bici e a piedi prevale sul muoversi con autovetture, moto e motocicli. Una propensione destinata a rafforzarsi da quando hanno cominciato a girare in città le bici condivise, grazie alla piattaforma digitale Mobike. L’attenzione di tutti è concentrata sulla comodità, sulla qualità della vita e l’ecologia: le tre promesse del bike sharing. Innovazione in movimento, la bici condivisa si può prendere e lasciare dove e quando si vuole. Si riduce la congestione stradale causata dai veicoli a motore in circolazione per tanti e brevi viaggi urbani. Si respira un’aria più pulita. Eppure, la missione di Mobike è ben più ampia. In grado di comunicare dati su se stessa e di ricevere informazioni da altri mentre circola, la bici Mobike si configura come un potente strumento di gestione della mobilità urbana. Il ciclista in Mobike ligio alle norme del codice della strada potrebbe ricevere punti di credito e, al contrario, penalità nel caso in cui le violasse. Bici che sfrecciano sotto i portici se ne vedrebbero sempre meno. L’aumentato e più tempestivo flusso di dati permetterebbe poi di ottimizzare le fermate dei bus. Sarebbe possibile rimuoverne alcune, con più bici in movimento nel raggio di qualche chilometro. Tper, la società di trasporti pubblici, vedrebbe salire l’indice di efficacia (i suoi mezzi circolando giusto in tempo) ed efficienza (costi minori) del servizio svolto.
Ancora, la bici Mobike condividendo i dati con le telecomunicazioni contribuirebbe ad ampliare la copertura dei telefoni cellulari. Non da ultimo, la presenza a Bologna della società Mobike dischiuderebbe nuove opportunità di lavoro nelle attività di produzione e manutenzione delle biciclette. Le bici Mobike che assorbono e diffondono informazioni sono, dunque, una scintilla vitale di cambiamento, miglioramento e progresso della mobilità urbana che, se scoccasse, brucerebbe le posizioni di rendita. Si aprirebbero, infatti, ampi spazi di concorrenza basata sul tempo coinvolgente tanto i mezzi privati quanto quelli del servizio collettivo delle persone, impropriamente definito «pubblico». Quelle bici contribuirebbero a liberare il tempo aprendo nuovi e più veloci spazi alla mobilità. Purtroppo, la qualità del tempo è tuttora vista come qualcosa di cui poter fare a meno. E l’individuo che va da un punto a un altro della città appare come una ruota di un’immensa macchina burocratica del tempo e dello spazio. Ecco perché è necessaria una riforma del tempo che modifichi la realtà. Innovazione e apprendimento procedono insieme, mano nella mano. «Mobike ti porta lontano»: dal motto del più grande operatore al mondo di bike sharing il Comune di Bologna ha da apprendere come cambiare le regole del gioco della mobilità. Non usando più un occhio di riguardo per i titolari di rendite, prestare attenzione agli innovatori è la sfida da affrontare. Altrimenti, essendo davvero arduo per un gruppo di ciclisti in sella alla Mobike cambiare da soli lo sconfortante stato delle cose, la comunità bolognese mancherà di sfruttare l’occasione offerta da un’innovazione le cui ricadute sulla vita dei cittadini in movimento nello spazio urbano appaiono tanto promettenti.