Le nuove italiane e l’oro della via Emilia
La metà del quartetto che ha vinto ai Giochi di Tarragona è cresciuta sulle nostre piste d’atletica La staffetta di Lukudo e Folorunso è diventata un simbolo d’integrazione dell’Italia multietnica
Ayomide Folorunso e Raphaela Lukudo fanno parte del quartetto che ha vinto la medaglia d’oro a Tarragona: simbolo d’integrazione, sono emiliane.
” Folorunso La prima cosa che mi colpì dell’Italia fu la neve: non l’avevo mai vista Chiesi in inglese cosa fosse quella roba, poi ringraziai mamma per le giacche perché qui fa davvero freddo
C’è tanta Italia ma c’è anche una bella fetta di EmiliaRomagna nella staffetta femminile 4x400 che ha vinto la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona: la metà di quel quartetto azzurro diventato involontario protagonista del dibattito politico delle ultime ore, infatti, è cresciuta, corre e si allena su piste della nostra regione.
È il caso di Ayomide Folorunso, arrivata a Fidenza all’età di otto anni, e di Raphaela Lukudo, nata ad Aversa ma trasferitasi a Modena insieme alla famiglia quando aveva solamente due anni: loro due, insieme all’esperta Libania Grenot (cubana diventata italiana per matrimonio) e alla romana di padre nigeriano Maria Benedicta Chigbolu, hanno contributo alla vittoria azzurra nel medagliere dei Giochi — 55 ori, 55 argenti e 45 bronzi — e loro malgrado sono diventate anche un simbolo, poiché per la prima volta scendeva un pista per l’Italia un quartetto interamente composto da ragazze di colore.
In queste ore, tra hashtag incrociati e tiri per la giacchetta — o per il top, visto l’abbigliamento per l’atletica — si sta parlando tanto delle quattro ragazze, finendo quasi per ignorare i loro meriti sportivi.
La Folorunso, pur giovanissima con i suoi ventuno anni, ha già all’attivo una medaglia d’oro alle Universiadi e un’altra agli Europei Under 23 nei 400 ostacoli oltre ad un sesto posto con la 4x400 azzurra alle ultime Olimpiadi di Rio De Janeiro con Maria Enrica Spacca al posto della Lukudo rispetto al quartetto di Tarragona e primato italiano in tasca.
«La prima cosa che mi colpì dell’Italia fu la neve — raccontò ad AtleticaTv la ragazza che a Tarragona ha vinto anche l’argento nei 400 metri a ostacoli — non l’avevo mai vista. Chiesi in inglese cosa fosse quella roba. Poi ringraziai subito mamma per le giacche, perché qui fa davvero freddo». Raggiunse mamma Mariam, in Italia dal 2000, e papà Emmanuel, geologo minerario, a Natale 2004 arrivando dalla natia Nigeria e fin dalle prime competizioni atletiche scolastiche fu notata, venendo affidata al tecnico Maurizio Pratizzoli: vestì le casacche dell’Atletica Avis Fidenza e del Cus Parma, prima di entrare nel 2015 (due anni dopo aver ottenuto il passaporto italiano) nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia.
Basta scorrere un po’ di via Emilia e passare da Fidenza a Modena per incontrare Raphaela Lukudo: compirà 24 anni a fine mese ed è nata in Campania da genitori sudanesi che hanno lo status di rifugiati, mentre a introdurla all’atletica a 12 anni è stato il tecnico Mario Romano con la società Mollificio Modenese Cittadella.
Anche per lei nel 2015 è arrivato il passaggio a un gruppo sportivo militare — nel suo caso l’Esercito — e dopo un costante miglioramento dei tempi nelle ultime tre stagioni (la sua specialità sono i 400 piani) è arrivata la convocazione nel quartetto per i Giochi del Mediterraneo dove ha conquistato la prima medaglia internazionale della sua carriera.
Lukudo e Folorunso compaiono nel lungo elenco che ieri il Coni emiliano-romagnolo ha inviato per celebrare i ventuno atleti della nostra regione medagliati a Tarragona: oltre alle due atlete della staffetta «allblack» spicca anche il nome di Edwige Gwend (judoka che ha vinto l’oro nella categoria 63 chili), ragazza arrivata in Italia dal Camerun insieme alla propria famiglia e poi adottata all’età di nove mesi da una famiglia di Parma.
Un’altra storia di integrazione e di sport tutta emiliana che va ad unirsi a quella delle due atlete che da alcune ore sono diventate giustamente un simbolo e purtroppo anche fonte di polemica politica.