Mobilità, la Metropoli frena «Il Piano si discute insieme I sacrifici? Sono inevitabili»
Monesi prova a spegnere le polemiche sul nuovo Pums
La Città metropolitana prova a placare l’ondata di critiche sul nuovo Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile, arrivata dopo che il Corriere di Bologna ha anticipato le bozze del documento che ridisegnerà la mobilità nel Bolognese fino al 2030. «La discussione è ancora aperta, c’è tempo per confrontarsi», assicura Marco Monesi, consigliere metropolitano con delega alla Mobilità. «Ma — mette in chiaro — non si può pensare che tutto resti com’è».
Monesi, è bastato parlare di Ztl allargata, riduzione degli stalli in centro e sosta a pagamento per la seconda auto dei residenti perché si alzasse una trincea da parte di associazioni di categoria e residenti.
«Mi permetto di dire che si tratta di materiali sui quali stiamo ancora lavorando e fino a che non saranno approvati dalle giunte, comunali e metropolitana, non possono essere proposti in sede di discussione. Stiamo cercando di fare un Piano condiviso a partire da alcuni obiettivi sui quali mi sembra che gli stakeholder e i Comuni siano convinti. Ma per rispettare quegli obiettivi servono strategie e azioni concrete».
Azioni che l’Ascom non ha intenzione di digerire: «Se le soluzioni saranno quelle il 90% dei nostri associati non voterà per questa amministrazione».
«Al di là del fatto che il percorso del Pums non è ancora concluso, ribadisco che dopo che le giunte licenzieranno la proposta questa sarà discussa con tutti i soggetti interessati. Dopodiché trarremo le nostre conclusioni e passeremo all’adozione in autunno».
Sempre l’Ascom ha lamentato il fatto di essere stata convocata un anno fa sul Pums dall’assessore Irene Priolo e poi più nulla.
«In realtà li abbiamo chiamati qualche mese fa anche in Città metropolitana, forse non sono venuti perché guardano solo al Comune. Abbiamo già presentato un primo pacchetto, quello che riguarda la rete del traposto pubblico metropolitano. Questo secondo pacchetto verrà sottoposto a tutti i soggetti interessati una volta licenziato».
Escludere le auto inquinanti dal centro per arrivare alle sole vetture elettriche non è roba da poco.
«Mi permetto di sottolineare che stiamo parlando di obiettivi da perseguire al 2030. C’è tutto il tempo di trovare le misure più idonee per arrivare lì e definire una gradualità del percorso. Il processo non è scontato, ma vuole offrire a tutti la possibilità di contribuire alla definizione finale del Piano. Mi passi il termine: anche di ostacolarlo, volendo».
Resta il fatto che, al netto di modifiche e correzioni che potranno arrivare, difficilmente il Piano della mobilità potrà essere stravolto. I «sacrifici», se vogliamo chiamarli così, ci saranno comunque.
«Nulla può rimanere invariato. Il clima è cambiato, tutti se ne rendono conto ed è impossibile stare a guardare pensando solo al proprio limitato interesse. Dobbiamo essere in grado di mettere al centro l’interesse collettivo».
Di certo la sosta a pagamento per la seconda auto dei residenti in centro è un provvedimento incisivo.
«Lo ripeto: stiamo discutendo. Ma quando si discute bisogna pensare a quanto spazio abbiamo a disposizione nelle città. Vogliamo riempire ogni spazio di auto? Anche se fossero tutte elettriche riusciremo a girare per una città piena di auto, seppur con meno inquinamento? Ognuno di noi deve affrontare la questione con razionalità».
” Le priorità Bisogna pensare a quanto spazio abbiamo nelle città, vogliamo riempirlo ancora di auto?