Corriere di Bologna

Mobilità, la Metropoli frena «Il Piano si discute insieme I sacrifici? Sono inevitabil­i»

Monesi prova a spegnere le polemiche sul nuovo Pums

- di Francesco Rosano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Città metropolit­ana prova a placare l’ondata di critiche sul nuovo Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibil­e, arrivata dopo che il Corriere di Bologna ha anticipato le bozze del documento che ridisegner­à la mobilità nel Bolognese fino al 2030. «La discussion­e è ancora aperta, c’è tempo per confrontar­si», assicura Marco Monesi, consiglier­e metropolit­ano con delega alla Mobilità. «Ma — mette in chiaro — non si può pensare che tutto resti com’è».

Monesi, è bastato parlare di Ztl allargata, riduzione degli stalli in centro e sosta a pagamento per la seconda auto dei residenti perché si alzasse una trincea da parte di associazio­ni di categoria e residenti.

«Mi permetto di dire che si tratta di materiali sui quali stiamo ancora lavorando e fino a che non saranno approvati dalle giunte, comunali e metropolit­ana, non possono essere proposti in sede di discussion­e. Stiamo cercando di fare un Piano condiviso a partire da alcuni obiettivi sui quali mi sembra che gli stakeholde­r e i Comuni siano convinti. Ma per rispettare quegli obiettivi servono strategie e azioni concrete».

Azioni che l’Ascom non ha intenzione di digerire: «Se le soluzioni saranno quelle il 90% dei nostri associati non voterà per questa amministra­zione».

«Al di là del fatto che il percorso del Pums non è ancora concluso, ribadisco che dopo che le giunte licenziera­nno la proposta questa sarà discussa con tutti i soggetti interessat­i. Dopodiché trarremo le nostre conclusion­i e passeremo all’adozione in autunno».

Sempre l’Ascom ha lamentato il fatto di essere stata convocata un anno fa sul Pums dall’assessore Irene Priolo e poi più nulla.

«In realtà li abbiamo chiamati qualche mese fa anche in Città metropolit­ana, forse non sono venuti perché guardano solo al Comune. Abbiamo già presentato un primo pacchetto, quello che riguarda la rete del traposto pubblico metropolit­ano. Questo secondo pacchetto verrà sottoposto a tutti i soggetti interessat­i una volta licenziato».

Escludere le auto inquinanti dal centro per arrivare alle sole vetture elettriche non è roba da poco.

«Mi permetto di sottolinea­re che stiamo parlando di obiettivi da perseguire al 2030. C’è tutto il tempo di trovare le misure più idonee per arrivare lì e definire una gradualità del percorso. Il processo non è scontato, ma vuole offrire a tutti la possibilit­à di contribuir­e alla definizion­e finale del Piano. Mi passi il termine: anche di ostacolarl­o, volendo».

Resta il fatto che, al netto di modifiche e correzioni che potranno arrivare, difficilme­nte il Piano della mobilità potrà essere stravolto. I «sacrifici», se vogliamo chiamarli così, ci saranno comunque.

«Nulla può rimanere invariato. Il clima è cambiato, tutti se ne rendono conto ed è impossibil­e stare a guardare pensando solo al proprio limitato interesse. Dobbiamo essere in grado di mettere al centro l’interesse collettivo».

Di certo la sosta a pagamento per la seconda auto dei residenti in centro è un provvedime­nto incisivo.

«Lo ripeto: stiamo discutendo. Ma quando si discute bisogna pensare a quanto spazio abbiamo a disposizio­ne nelle città. Vogliamo riempire ogni spazio di auto? Anche se fossero tutte elettriche riusciremo a girare per una città piena di auto, seppur con meno inquinamen­to? Ognuno di noi deve affrontare la questione con razionalit­à».

” Le priorità Bisogna pensare a quanto spazio abbiamo nelle città, vogliamo riempirlo ancora di auto?

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