La «metamusica» Incontro con Silvestrov
Oggi Ravenna Festival ospita il compositore ucraino
Dopo il concerto di ieri del Duo Gazzana dedicato alle musiche di Valentin Silvestrov, Ravenna Festival prosegue con l’omaggio al compositore ucraino con un incontro (condotto da Constantin Sigov) che lo vedrà protagonista. L’appuntamento (a ingresso libero) è per le 17.30 nella Sala del Refettorio del Museo Nazionale. Nato nel 1937, Silvestrov si è formato nel Conservatorio di Kiev, sotto la guida di Boris Lyatoshynsky. Gli anni ‘60 e ‘70 non furono facili per un compositore associato alle avanguardie musicali, i cui lavori erano eseguiti e incisi negli Stati Uniti e in Europa, dove arrivavano fortunosamente, ottenendo consensi e premi che Silvestrov non poteva ritirare personalmente. Espulso dall’Unione dei compositori perché contrario alla politica culturale dell’istituzione e per qualche tempo tollerato solo come compositore di musica per film, col passare degli anni, la sua musica, come quella di Arvo Pärt, Sofia Gubajdulina, Alfred Schnittke, Giya Kancheli, cominciò a essere riconosciuta al pari dei grandi classici e a essere eseguita negli ambienti meno ufficiali della cultura sovietica, come club studenteschi clandestini, piccoli palcoscenici universitari, musei, istituti scientifici o semplicemente case private, dove Silvestrov poteva incontrare un pubblico interessato alle novità in ambito artistico, con il quale entrare in relazione in modo costruttivo e gratificante. Ma nella sua riflessione sull’avanguardia, il compositore ucraino finì per pensare che la vera musica di oggi è quella in grado di liberarsi di tutti i pregiudizi, pure di quelli dell’avanguardia stessa, e che fa i conti con la storia. Nasce da questi pensieri, tra il 1974 e il 1977, il ciclo Stille Lieder in cui, oltre a testi di poeti classici, risuonano Schubert, romanze russe dell’epoca di Michail Glinka, Cajkovskij e che fu accolto da una parte del pubblico come una sorpresa del tutto inaspettata. Ma è lo stesso Silvestrov a dichiarare che nulla era cambiato: «Nessun cambiamento stilistico radicale. In verità era più un passaggio che una rottura. L’avanguardia non è scomparsa, si è solo ritirata e penetra come un granello di sale attraverso l’intero tessuto musicale. L’armamento tecnico e compositivo opera qui in una zona nascosta, in una zona dell’invisibile e inudibile». Nasce così quello stile che Silvestrov chiamerà «stile metaforico» o «metamusica» e che si svilupperà nei suoi lavori cameristici e sinfonici dei decenni seguenti.