Autonomia, scontro Lega-Regione
Il Carroccio frena il progetto di Bonaccini: «Prima le realtà che hanno fatto il referendum» Il governatore a muso duro: «Non conoscono la Costituzione, io l’ho rispettata»
Scontro frontale tra la Lega e il governatore Stefano Bonaccini sul percorso dell’autonomia. Il capogruppo del Carroccio in Regione Alan Fabbri e il segretario Emilia, Gianluca Vinci affondano il colpo: «Avete fatto solo dei selfie con Gentiloni, andranno avanti Veneto e Lombardia che hanno fatto un percorso serio con il referendum». Arriva la replica di Bonaccini: «Non conoscete la Costituzione, arriveremo al risultato tutti insieme».
Scontro frontale in Regione tra la Lega e il governatore Stefano Bonaccini sul percorso che deve portare al riconoscimento dell’autonomia. A partire all’attacco è stato ieri mattina il capogruppo del Carroccio in Regione, Alan Fabbri: «Se il Veneto è più avanti di noi nella strada per affrancarsi da Roma — ha detto — è solamente perché ha avviato e portato avanti in modo più efficace e veloce l’iter necessario a presentare la richiesta di autonomia». E ancora: «Mentre Bonaccini perdeva tempo a farsi selfie con Gentiloni, il governatore del Veneto, Luca Zaia si aggiudicava la fiducia di milioni di veneti chiedendo il loro parere con il referendum». Detto con altre parole «se rimaniamo legati solo ai proclami di Bonaccini è ovvio che il rischio di rimanere indietro c’è». Insomma, per la Lega in Emilia-Romagna è scontato che l’Emilia a questo punto venga dopo la Lombardia e il Veneto nel percorso di riconoscimento dell’autonomia.
Bonaccini però non ci sta e replica al suo sfidante alle elezioni regionali del 2014: «Se dicono così non conoscono la nostra Costituzione che non prevede il ricorso al referendum per chiedere l’autonomia. Io invece ho rispettato il dettato costituzionale e ho firmato un’intesa con il governo Gentiloni. Rimango stupito che si usi un argomento di parte, come il referendum, quando tutti abbiamo approvato insieme il percorso comune da seguire».
Naturalmente, c’è anche un po’ di gioco delle parti perché in realtà i due sfidanti del 2014, Stefano Bonaccini e Alan Fabbri, hanno un ottimo rapporto tra di loro e perché alla fine dovrebbe essere interessante per tutti portare a casa il risultato. Ma la politica in questa fase è molto divisiva, il rapporto tra i nuovi vincitori e i vinti che però comandano ancora quasi tutto da queste parti è piuttosto complicato.
Tanto che sul tema dell’autonomia interviene anche il segretario regionale della Lega, Gianluca Vinci, che esprime concetti analoghi a quelli di Fabbri: «La richiesta di autonomia della Lega — ha detto ieri — è qualcosa di serio e che va a favore dei cittadini, per Bonaccini dal primo minuto è apparsa come una battaglia per il proprio prestigio personale, la smetta con questa demagogia».
L’unica cosa che divide sul serio e nel merito i leghisti dall’amministrazione regionale e dunque dal Pd è il livello di autonomia da chiedere allo Stato. «La Regione — continua ancora il capogruppo del Carroccio, Alan Fabbri — ci ha presentato uno studio di fattibilità nel quale ha genericamente indicato le poche competenze che vorrebbe chiedere al governo ma per noi sono solo briciole».
La Regione si è mossa in base al percorso previsto dall’articolo 116 della Costituzione che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il governo e la Regione interessata. Nello specifico, l’Emilia punta a ottenere maggiore autonomia legislativa in quattro macro aree strategiche: lavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione; sanità; territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture.
L’obiettivo finale è quello naturalmente di avere non solo più autonomia ma anche maggiori risorse da gestire e se si arrivasse a dama sicuramente le tre regioni economicamente più sviluppate del Paese avrebbero dei benefici difficili nel medio termine sui servizi che possono essere erogati ai cittadini.
Il governatore però non vuole alzare il tiro e cerca di mantenere aperto un dialogo soprattutto con il ministro delle Autonomie, Erika Stefani. Anche perché ricopre anche il ruolo istituzionale di presidente della Conferenza Stato-Regioni. «In ogni caso — ha chiuso il ragionamento Bonaccini — sono sicuro che troveremo insieme le ragioni insieme al ministro per portare avanti un percorso comune che ci consenta di arrivare ad un giusto riconoscimento per Emilia, Veneto e Lombardia».
Per il presidente l’auspicio resta quello di arrivare ad un percorso condiviso