Autonomia, la mano (un po’) tesa del ministro
Stefani: i tempi potrebbero essere diversi per ogni Regione, ma il percorso legislativo sarà lo stesso
Dopo le tensioni tra Regione e Lega sulla «corsia preferenziale» per l’autonomia del Veneto, il ministro degli Affari regionali Erika Stefani tende (un po’) la mano a Viale Aldo Moro. «C’è la massima disponibilità di confronto con tutte le Regioni — dice — ma questa non è una gara».
” È chiaro che il voto di milioni di veneti e lombardi che si sono espressi in favore dell’autonomia ha dato grande slancio al tema
Non è una gara, ma qualcuno arriverà per primo. E chi è passato dal referendum ha una marcia in più. Nessun governatore però deve temere corsie privilegiate per alcuni e ostacoli per altri. Sul processo di autonomia «differenziata» interviene il ministro degli Affari regionali, la leghista Erika Stefani, per spegnere le polemiche tra la Regione e la Lega. «Sarà un’evoluzione enorme per il Paese. Finalmente a competenze corrisponderanno risorse e responsabilità. Finiranno anche alibi e rimpalli — promette — visto che i cittadini sapranno perfettamente chi incolpare o elogiare per un dato servizio».
Il suo intervento arriva all’indomani del botta e risposta tra il presidente Stefano Bonaccini e i colonnelli emiliani di Matteo Salvini, Gianluca Vinci e Alan Fabbri. «Da Bonaccini solo proclami, gli altri sono avanti», è stato l’affondo congiunto dei due. «Non conoscono la Costituzione», la replica del governatore. La questione riguarda la corsa a tre di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. All’inizio le corsie erano separate, le due Regioni leghiste impegnate con il referendum, quella targata Pd concentrata ad aprire un canale con l’allora governo Gentiloni. Poi per un breve periodo, prima del 4 marzo, hanno camminato assieme fino a siglare una pre intesa con Palazzo Chigi. Dopo il voto però ognuno per sé. E con la Lega al governo la Lombardia e il Veneto hanno messo il turbo. Prima negli incontri ufficiali a Roma, poi l’accelerazione domenica scorsa a Pontida, dove il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha annunciato un progetto di legge che permetterà al governatore Luca Zaia di raggiungere l’obiettivo a metà settembre, anziché a fine anno come spera Bonaccini per l’Emilia-Romagna.
Per Stefani la tempistica non è un problema. «Ridurre questa svolta a una gara su chi arriva primo non mi pare corretto». È anche vero però che le tre Regioni in questo momento non si trovano allo stesso blocco di partenza. «È chiaro — dice Stefani — che il voto di milioni di veneti e lombardi che si sono espressi in favore dell’autonomia ha dato grande slancio al tema». Lo stesso punto sul quale hanno battuto Vinci e Fabbri, ossia il referendum criticato ai tempi da Bonaccini, ma che ora sta offrendo una marcia in più a Veneto e Lombardia. E poi, spiegano dal ministero, le due Regioni del Carroccio hanno detto chiaro e tondo quali competenze vogliono avere e due commissioni di studio create per questo percorso sono al lavoro.
«Sull’Emilia-Romagna eravamo rimasti che avremmo atteso di ricevere quanto uscirà dall’Assemblea regionale — aggiunge il ministro — così come siamo in attesa della proposta formale della Liguria». L’aula della Regione approverà a fine mese il testo e con le sue richieste. Ma che l’Emilia-Romagna venga messa sullo stesso piano della Liguria, che non era nella pre intesa e deve ancora presentare una proposta, è una novità. Che fa ben intendere come a Roma venga considerata la Regione guidata dal Pd. C’è un ultimo messaggio che Stefani manda ai governatori, che vedrà la settimana alla Conferenza Stato-Regioni. «C’è la massima disponibilità di confronto con tutte le Regioni. I tempi potrebbero essere diversi per la singola Regione, ma una volta individuato il percorso legislativo sarà lo stesso per tutte».