Corriere di Bologna

IL CUORE DI REBECCA E I PALLONI DA PRENDERE

La macchina perfetta che si accende ogni volta che c’è un ok all’espianto

- Di Gabriele Bronzetti

Un gioiello con quattro estremità aggrappate alla terra si ferma e una squadra di persone gli si butta sopra. Il tempo sospeso di un respiro ed ecco che riparte.

In una terra come l’Emilia-Romagna non si potrebbe descrivere il trapianto altrimenti, se non come la sosta ai box di un cuore che batte quindicimi­la volte al minuto. Tempismo, perfezione del gesto, disciplina e bellezza.

Eppure da un giorno dell’ultimo maggio il trapianto fa venire in mente anche un altro sport, più aspro e meno scintillan­te. Rebecca con i suoi 18 anni la via Emilia se l’era fatta da Parma a Ravenna per una partita, una come tante della sua passione per quella palla ovale che non sai mai dove andrà, da prendere e scappare via come si fa con un figlio. Poi all’improvviso è caduta sull’erba.

Virginia Woolf parla così di un giovane colto nel fiore: «È caduto. Il cavallo ha scartato. L’ha sbalzato di sella. Le vele del mondo si sono voltate di scatto e l’hanno colpito alla testa. È tutto finito. Le luci del mondo si sono spente» (Le onde).

La corsa nella Rianimazio­ne della Neurochiru­rgia di Cesena non è servita a Rebecca, e dopo due giorni di travaglio i suoi genitori hanno deciso per il grande dono. Così sono giunti i chirurghi per prendere ognuno la propria parte di tessuto e aria sospesa e cicatrice e scappare via veloci come si fa con un pallone ovale o un figlio, tra la via Emilia e il buio che aspetta.

Quando cadiamo, il cuore, il fegato, i reni rimbalzano con traiettori­e imprevedib­ili ed è in quel preciso momento che ci vogliono squadre affiatate con la stessa passione di Rebecca. Ci vuole una coordinazi­one soprannatu­rale perché un solo secondo non vada sprecato e il dono arrivi intatto alla persona giusta. Devono essere passaggi precisi e serrati, provati e riprovati nell’istante sospeso tra il pianto di chi dona e il pianto di chi riceve, «la provvidenz­a speciale nella caduta di un passero» dell’Amleto, che sempre Shakespear­e chiamerebb­e il sorriso spezzato: «Ma il suo cuore inclinato — troppo debole ahimè per sopportare il conflitto tra i due estremi della passione, gioia e dolore — si spezzò in un sorriso» (Re Lear, atto V, scena III).

Poi arriva la meta, sempre di notte, perché i trapianti si fan quasi sempre di notte. Come se quel segreto chimico, elettrico, meccanico sempre vissuto nell’ombra conoscesse il pudore, il buio necessario. Come se la vita volesse farsi desiderare un po’, dal sole del nuovo giorno.

È una gestazione senza gameti nel grande utero dell’ospedale, nel sacro rischiarat­o solo dalle scialitich­e dove operano loro che davvero spingono la notte più in là, i chirurghi.

Come i giardinier­i vestono guanti, conoscono le rose di Damasco e le colgono di notte, tra le 2 e le 5 precisamen­te, e pesano la vita in essenza e sono pazienti perché per un grammo di essenza ci vogliono 800 rose e il cuore di un neonato pesa 21 grammi e quello di sua madre e suo padre dieci e quindici volte tanto. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. E si dona.

«Un buio mattino, il signor Ramsay, inciampand­o lungo un corridoio, protese le braccia, ma poiché la signora Ramsay era morta improvvisa­mente la notte precedente, tese le braccia invano. Rimasero vuote» (Virginia Woolf, Al Faro)

Non deve accadere che un buio mattino due braccia protese rimangano vuote perché qualcosa è avvenuto improvvisa­mente. Per chi sa, l’improvviso può essere provvido, le morti non sono meno annunciate delle nascite. A volte coincidono. Penseremo a Rebecca ogni volta che acciuffere­mo forte quel pallone dal rimbalzo storto. È un’arte lunga e aspra, ma anche scintillan­te di vita.

La nuova sede per il Centro Riferiment­o Trapianti della Regione Emilia-Romagna che si sta inaugurand­o è fatta per questo. Lunga vita al Centro di Riferiment­o Trapianti... «a memoria di rosa, non si è mai visto morire un giardinier­e».

 ?? Scontro fatale ?? Rebecca Braglia morta il 2 maggio al Bufalini, dopo un placcaggio: donati gli organi
Scontro fatale Rebecca Braglia morta il 2 maggio al Bufalini, dopo un placcaggio: donati gli organi

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