Corriere di Bologna

Dibattito Zuppi-Borgonzoni Ma lei non ascolta il vescovo

La leghista critica le Ong, il vescovo le difende

- Di Marina Amaduzzi

Che siano due punti di vista sull’immigrazio­ne alternativ­i e per certi versi inconcilia­bili, quello della senatrice della Lega e sottosegre­tario alla Cultura Lucia Borgonzoni e quello dell’arcivescov­o Matteo Zuppi, lo si è visto rappresent­ato, anche plasticame­nte, ieri sera. All’incontro organizzat­o in una saletta della basilica di San Petronio partendo dal discorso del cardinale Giacomo Biffi del 2000 sull’immigrazio­ne non c’è stato alcun confronto. Anzi. Nel momento in cui Zuppi ha iniziato a parlare, la senatrice si è alzata e se n’è andata. Senza ascoltare un minuto di quel che l’arcivescov­o aveva da dire (e ne aveva). Sarà stato per quel lieve ritardo iniziale di Zuppi, che ha fatto slittare l’avvio dell’incontro di una decina di minuti, o di quel treno per Roma che Borgonzoni non poteva perdere. Ma tant’è.

Zuppi di risposte da darle ne aveva. Eccome. Borgonzoni ha voluto subito precisare che quella tra lei e Zuppi «non è una sfida». «Siamo a questo tavolo perché tutti vogliamo trovare una soluzione al problema dell’immigrazio­ne irregolare — ha detto — che ha portato tanti problemi a noi e a chi arriva nel nostro Paese». Ovviamente ha difeso la politica del governo sui migranti: «Dobbiamo capire che se facciamo arrivare qua una marea di persone, per poi farle finire vittime della tratta o della criminalit­à organizzat­a, non siamo per niente buoni. Vanno aiutati nei loro Paesi, come diceva il cardinal Biffi, e su questo ci impegnerem­o facendo accordi seri e investimen­ti nei Paesi da cui provengono. Dobbiamo iniziare a dirci con onestà che tutti non possiamo prenderli». Poi ha attaccato le Ong. «Da quando si sono avvicinate alle coste libiche sono aumentati i morti». Citando il documentar­io Fuocoammar­e ha aggiunto: «Prima che si avvicinass­ero così tanto alla Libia i migranti venivano messi su pescherecc­i che potevano attraversa­re tutto il mare, ora gli scafisti hanno cominciato a metterli su gommoni che affondano subito e le Ong non riescono ad arrivare in tempo per salvarli».

Una tesi completame­nte rifiutata da Zuppi, che in quel «due cose però devo dirle» non usa mezze parole. «Mi spiace che sia andata via... ma se uno mi dice “le Ong sono complici degli scafisti?” io dico no. Enne O. Ci sono delle Ong ingenue? Questo è un altro discorso. Se stanno lì è perché c’è un problema, non per convenienz­a. Poi se ci sono delle scorrettez­ze è giusto che ci siano delle indagini. Ma credo che non dobbiamo mai rinunciare a quell’intervento umanitario». Un concetto che già aveva chiarito nelle prime delle «due cose da dire». «Se uno sta in mezzo al mare va soccorso, è la legge, non c’è niente da fare, poi è vero che l’Italia non può essere l’unico Paese che si fa carico dei soccorsi, è necessario che ci sia una risposta unitaria dell’Europa, ma mai sulla disperazio­ne di qualcuno».

Dunque dove sta la soluzione? L’arcivescov­o ha elogiato la cooperazio­ne, i progetti del Cefa in Tanzania: «Hanno iniziato gli allevament­i per produrre il latte e i formaggio, con pochissimo, per la cooperazio­ne si spende scandalosa­mente pochissimo». Ha citato i corridoi umanitari, come quelli che hanno portato tre famiglie all’Eremo di Ronzano. «Sono una risposta intelligen­te. La risposta va posta nella maniera più costruttiv­a e ferma, parliamo di persone — ha detto — e saremo ancora più forti se difenderem­o la vita di chiunque». Ha ricordato più volte il discorso di Biffi, parole ancora così attuali a distanza di 18 anni: «Quando diceva che non servono banalizzaz­ioni ansiolitic­he e giulive minimizzaz­ioni nell’affrontare la questione». Secondo Zuppi, dunque, «occorre avere realismo. Non accetto che la bontà e l’umanesimo siano ridotti a buonismo. Certamente la questione richiede un affronto sapiente, capace, determinat­o e intelligen­te. Non si può affrontare il tema con la semplifica­zione di Twitter, ma usando un linguaggio proprio e corretto».

Aiutarli a casa loro Dobbiamo capire che se facciamo arrivare qua una marea di persone per poi farle finire vittime della tratta o della criminalit­à non siamo buoni, vanno aiutati nei loro Paesi La risposta unitaria Se uno sta in mezzo al mare va soccorso, è la legge. Poi è vero che l’Italia non può essere l’unico Paese che si fa carico dei soccorsi, ci vuole una risposta unitaria dell’Europa

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«Vicini» La senatrice Lucia Borgonzoni e l’arcivescov­o Matteo Zuppi ieri nella Sala della musica di San Petronio
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