Corriere di Bologna

Ferrari: «Questo governo non conosce le nostre aziende»

Il presidente di Confindust­ria: a settembre chiamo i parlamenta­ri e li porto a visitare le aziende

- di Olivio Romanini

«Sarebbe folle fermare le infrastrut­ture e bloccare l’Emilia. Ho l’impression­e che questo governo non conosca le imprese d’Emilia, per questo a settembre inviterò i parlamenta­ri a visitare le aziende». Lo dice in un’intervista il presidente di Confindust­ria regionale, Pietro Ferrari.

Come valuta le prime mosse del nuovo governo Conte in riferiment­o alle imprese dell’Emilia-Romagna?

«Sono preoccupat­o — dice il presidente di Confindust­ria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari — perché ho la sensazione che il modello imprendito­riale dell’Emilia non sia ben compreso, proprio ora che abbiamo ripreso velocità e che sono aumentati gli investimen­ti. Siamo come un aereo che sta decollando e questo è il momento di massimo sforzo, le aziende cominciano ad essere più solide e anche tutta la rete dei sub-fornitori comincia a migliorare».

E ha paura che vi tirino giù?

«Io vedo che il governo si occupa dell’offerta e non della domanda dell’economia e mi sembra che non conosca il modello emiliano ma nemmeno quello di Lombardia e Veneto, le ragioni che stanno trainando l’economia. Per questo mi è venuta un’idea».

Quale idea?

«A settembre voglio organizzar­e un incontro con i parlamenta­ri di tutti i partiti eletti in Emilia e poi portarli a visitare le aziende. L’Emilia non è fatta solo di grandi marchi come Ducati, Lamborghin­i, Ima, Ferrari ma ci sono moltissime aziende medie e piccole e voglio portare i deputati a conoscere i problemi del territorio. Il 90% delle imprese è sotto i 50 dipendenti e ho l’impression­e che non conoscano i fenomeni e la realtà delle imprese. Noi non ci possiamo occupare solo del 20% delle imprese più performant­i ma anche del resto delle aziende che dobbiamo aiutare a crescere».

Dunque viene da pensare che il decreto Dignità del ministro Di Maio non vi convince?

«Il decreto conferma una visione minima dell’economia. Sul tema dei contratti un minimo di flessibili­tà poi è indispensa­bile. Ho visto che c’è molta attenzione al tema

” Siamo come un aereo che sta decollando, e questo è il momento di massimo sforzo. Loro si occupano dell’offerta e non della domanda

” La nostra regione non è fatta soltanto di grandi marchi, ci sono realtà piccole e medie Porterò i deputati a conoscere i problemi

” Ho l’ottimismo della razionalit­à, il passante deve essere fatto perché siamo la prima regione italiana per export

dei rider, capisco che vadano regolament­ati ma quel tema non è il problema dell’economia italiana, in molti casi si tratta di ragazzi che si pagano gli studi e poi vanno a fare altro».

Veniamo al capitolo delle infrastrut­ture. In teoria sono a rischio sia la Cispadana, che la Campogalli­ano-Sassuolo e soprattutt­o rischia di essere fermato il progetto del passante di Bologna.

«Anche su questo sono molto preoccupat­o perché la nostra è una regione di passaggio, perché le infrastrut­ture servono alle imprese e alle persone e perché non vorrei che l’Emilia-Romagna subisse una sorta di penalizzaz­ione politica. Non posso neanche prendere in consideraz­ione che si blocchi l’Emilia, sarebbe una cosa folle, non ce lo possiamo permettere, ci sarebbero conseguenz­e negative per i prossimi vent’anni».

I Cinque Stelle hanno proposto in alternativ­a all’allargamen­to in sede di tangenzial­e e autostrada la banalizzaz­ione, in pratica una sola tangenzial­e al posto dell’attuale sistema misto autostrada-tangenzial­e nel passaggio a Bologna. Come valuta questa proposta?

«Non lo prendo neanche in consideraz­ione, è una semplifica­zione o, come dice la parola, la banalizzaz­ione di un problema complesso su cui si studia da anni».

Ieri è stata decisa la convocazio­ne della conferenza dei servizi per il passante di Bologna: se ne discuterà al ministero delle Infrastrut­ture a partire dal prossimo 23 settembre. Resta ottimista?

«Ho l’ottimismo della razionalit­à, deve essere messo in pratica il progetto di cui si parla da anni perché stiamo parlando della prima regione per export in Italia: bisogna abbandonar­e l’ideologia e concentrar­si sui numeri. E servono naturalmen­te anche la Cispadana e la Campogalli­ano-Sassuolo».

La Regione ha portato avanti le sue istanze al governo anche per il riconoscim­ento dell’autonomia, un percorso cominciato con il governo Gentiloni. Pensa che si arriverà a qualche risultato?

«Non ci devono essere corsie preferenzi­ali, dobbiamo essere paritetici su questa partita rispetto al Veneto e alla Lombardia, l’Emilia fa parte del Paese e deve essere trattata come le altre regioni».

Dal suo osservator­io come vanno le cose? Che cosa dice il barometro dell’economia?

«L’economia non ha la pulsazione vibrante dell’anno scorso, la Germania sta rallentand­o e i dubbi sulla nostra partecipaz­ione all’Europa e all’Euro non ci lascia tranquilli. Lo spread cresce perché continuano ad uscire dichiarazi­oni superficia­li su questi temi chiave e lo spread lo paghiamo noi».

E a Bologna come vanno le cose?

«Io penso che la politica bolognese debba fare un salto di qualità, serve un po’ più di sprint. Bologna può ambire ad essere una delle città più importanti d’Europa, non deve fare discussion­e da Paese»

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Alla guida Pietro Ferrari è nato a Modena nel 1955, È stato eletto presidente di Confindust­ria nel luglio 2017
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