La Lega punta Bonaccini: «Fai sul serio come Zaia E chiedi tutte le materie»
Pronta la bozza del Veneto. Alan Fabbri: «Bonaccini chieda le deleghe su tutte le materie»
Sull’autonomia, la Lega emiliana sposa la linea Zaia, quella del governatore del Veneto: si diano alla Regione tutte le 23 materie previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Il percorso scelto da Bonaccini, intesa con il precedente Governo e autonomia su 12 competenze, non piace ai leghisti della via Emilia: «È frutto di una mediazione interna al Partito democratico — dice il consigliere regionale del Carroccio Alan Fabbri — mentre noi siamo convintamente autonomisti».
Soprattutto, si chiedono, perché rimanere indietro rispetto a Veneto e Lombardia, che stanno trattando con il Governo per tutte le 23 competenze previste in Costituzione? «Insieme all’EmiliaRomagna siamo il motore economico del Paese, dobbiamo rimanere al passo».
Giovedì scorso il presidente del Veneto Luca Zaia ha presentato un documento con cui intende chiedere le deleghe su 23 materie. Una proposta di legge di 12 pagine e 8 articoli inoltrata al Governo, frutto dell’incontro del 12 giugno con la neo ministro degli Affari regionali in quota Lega Erika Stefani, e da recapitare il prima possibile al Parlamento per l’approvazione della legge delega. A quel punto il governo avrà un tempo definito per emanare i singoli decreti legislativi, preparati da una commissione di 18 membri scelti dal governo e dalla Regione.
Ma l’Emilia-Romagna non vuole rimanere indietro. Non più tardi di una settimana fa, il ministro Stefani aveva tranquillizzato: «Il dialogo prosefine gue con tutte le regioni che ne hanno fatto richiesta, non conta arrivare primi (all’autonomia, ndr)». Ma aveva poi lasciato intendere che il percorso scelto da Lombardia e Veneto, ossia il coinvolgimento dei cittadini con un referendum, avrebbe inciso nel confronto. «Ha dato grande slancio al tema», il suo commento, dichiarando poi di attendere la proposta formale dell’Emilia-Romagna.
Sul punto, ieri Fabbri laquesto mentava di aver «votato solo una risoluzione, un testo semplice con le linee di indirizzo». L’Assemblea legislativa approverà a fine mese il testo con le sue richieste, e a punto dovrebbero essere almeno 12 le competenze per le quali la Regione chiederà le deleghe.
L’accelerazione di Lombardia e Veneto sul tema è concomitante all’insediamento del governo legastellato. Fino ad allora, le tre regioni avevano proceduto parallelamente, con l’Emilia-Romagna che aveva intrapreso il dialogo con il governo Gentiloni e le altre due impegnate con il referendum, fino alla firma di febbraio sull’intesa con Palazzo Chigi. Il presidente Stefano Bonaccini in questi mesi ha rivendicato l’iter scelto dal suo esecutivo. «La Costituzione non prevede il ricorso al referendum, ho rispettato il dettato costituzionale e ho ottenuto un accordo con il governo».
La Regione ha infatti attivato gli strumenti previsti dall’articolo 116 della Costituzione, che consente l’attribuzione alle regioni a statuto ordinario di «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», con una legge statale approvata a maggioranza assoluta dopo un’intesa tra governo e regione interessata. Per questo la settimana scorsa Bonaccini «si diceva stupito che si usi un argomento di parte, come il referendum, quando tutti abbiamo approvato insieme il percorso comune da seguire».
Ma i leghisti dell’Emilia sono ormai convinti che l’Emilia rimarrà indietro nel percorso verso l’autonomia. Le richieste di Lombardia e Veneto, appoggiate dal voto popolare, avrebbero più forza. «Per ora non abbiamo nessun documento su cui discutere, ma crediamo che Bonaccini dovrebbe richiedere la competenza per 23 materie», dicono. «Avremmo la possibilità di intervenire su protezione civile, sanità o ambiente, migliorando i servizi», spiega Fabbri. Con l’incognita dei conti. Perché se aumenta il numero di attribuzioni in capo alla Regione, devono aumentare anche le risorse.
In Regione
L’assemblea regionale voterà entro la fine del mese il testo con le sue proposte