Corriere di Bologna

«Profughi, servono altre politiche»

L’arcivescov­o di Ferrara dopo il caso Zuppi e l’attacco della Lega: «Ripartire dai 6 milioni di volontari» Monsignor Perego: «Sugli immigrati chi oggi è al governo ha creato il problema»

- Di Olivio Romanini

«Serve un progetto politico alternativ­o che parta dai sei milioni di persone che operano nel volontaria­to». Così l’arcivescov­o di Ferrara, Giancarlo Perego in un’intervista. L’alternativ­a alla politica di Salvini? «La creazione di corridoi umanitari e un afflusso ordinato di migranti». Poi difende Zuppi: «Le sue parole sono realistich­e e concrete come lo erano quelle di Biffi».

” Non si risolvono i problemi impedendo a una singola nave di attraccare in un porto

” Credo che le cose che dice il vescovo di Bologna Matteo Zuppi sull’immigrazio­ne siano molto concrete e realistich­e

«Servirebbe un progetto politico alternativ­o che parta dai sei milioni di persone che in Italia operano nel mondo del volontaria­to, soprattutt­o sul tema dell’immigrazio­ne». L’arcivescov­o di Ferrara, Giancarlo Perego, ex Caritas ed ex numero uno della Fondazione Migrantes, vicinissim­o alle posizioni di papa Francesco, non usa giri di parole e supera una linea che difficilme­nte un uomo di Chiesa ha il coraggio di oltrepassa­re. Inutile girarci intorno: l’alternativ­a che serve secondo l’arcivescov­o è alla linea politica del governo della Lega e di Salvini. Il Papa lo ha nominato ad inizio 2017 vescovo di Ferrara, al posto di monsignor Luigi Negri, attestato su posizioni molto critiche in tema di Islam e accoglienz­a. Nella sua diocesi fece notizia la rivolta dei residenti di Gorino contro l’arrivo di soli dodici migranti.

Monsignore, a Bologna la Lega ha attaccato il vescovo Matteo Zuppi per le sue posizioni sull’immigrazio­ne e ha fatto sapere di rimpianger­e il cardinale Giacomo Biffi.

«Il problema principale — spiega l’arcivescov­o Giancarlo Perego — è che non si sta affrontand­o efficaceme­nte il problema dell’immigrazio­ne nel nostro Paese. Non si risolvono i problemi impedendo a una singola nave di attraccare in un porto e anche il recente vertice del Consiglio d’Europa sull’immigrazio­ne è stato in realtà un fallimento. Il proble- ma va affrontato in modo diverso: bisogna tutelare i lavoratori che arrivano qui, porsi il problema della casa. Viviamo in un Paese dove da ormai 15 anni esiste una legge che si chiama Bossi-Fini, una legge fatta dalla destra e dunque anche dalla Lega che ha reso ingovernab­ile il problema dell’immigrazio­ne. Dunque chi oggi è al governo ha creato il problema e non serve adesso gridare o fare affermazio­ni contrarie ai principi costituzio­nali».

Torniamo all’arcivescov­o Zuppi. Tutto è cominciato dallo sgarbo istituzion­ale della sottosegre­taria Lucia Borgonzoni della Lega che a un incontro sul tema dell’immigrazio­ne a Bologna, se n’è andata quando ha preso la parola il vescovo. Poi il problema è diventato politico, perché il Carroccio sostiene di non essere “amato” da Zuppi.

«Io credo che le cose che dice il vescovo di Bologna sull’immigrazio­ne siano molto concrete e realistich­e. Noi al di là dei proclami non vediamo una proposta alternativ­a in questo momento mentre la Chiesa e il mondo del volontaria­to continuano a chiedere corridoi umanitari e canali di ingresso ordinati nel Paese e mi sembrano le uniche proposte in campo».

Che pensa del parallelo che fanno i leghisti con l’ex cardinale di Bologna Giacomo Biffi, considerat­o più vicino alle posizioni tradizio- naliste?

«Chi fa questi discorsi non conosce il principio della realtà a cui si orienta la Chiesa, che è un principio evangelico e che parte da una frase: “Ero straniero e mi avete ospitato”. Il cardinale Giacomo Biffi parlava di immigrazio­ne nel 2000 in un contesto completame­nte diverso, in cui nel Paese gli immigrati erano pochi ma le sue parole come quelle di Zuppi erano realistich­e e concrete».

In questo particolar­e momento politico sembra quasi che sia rimasta solo la Chiesa a fare opposizion­e alle politiche immigrator­ie del governo. Vi sentite soli e isolati su questo fronte?

«No, perché il grande mondo del volontaria­to composto da sei milioni di persone in Italia pensa le cose che pensiamo noi. Prova a sforzarsi di conoscere i volti delle famiglie che arrivano in Italia, di conoscere le storie. Questo mondo riconosce il valore della realtà e ha una consapevol­ezza sociale, ma purtroppo non si trasforma mai in un progetto politico».

E secondo lei dovrebbe farlo? Pensa che si dovrebbe organizzar­e?

«Sì, servirebbe un progetto politico chiaro, nuovo e alternativ­o. Il fenomeno dell’immigrazio­ne non lo si risolve creando insicurezz­a, lo si deve governare».

Da 15 anni in Italia esiste una legge, fatta dalla destra e dunque anche dalla Lega, che ha reso ingovernab­ile il problema dell’immigrazio­ne

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