La lunga emorragia grillina fra allontanati e transfughi
Da Tavolazzi a Palumbo: in sei anni oltre una decina di casi
A prevalere all’inizio furono paranoia e sospetto, regole ferree (poi scomparse) come il divieto di partecipazione ai talk show, le prime inchieste giudiziarie. Sembra un’era fa, ma sono passati solo sei anni. Così è caduto il ferrarese Valentino Tavolazzi, primo espulso da Beppe Grillo con un ps sul suo blog perché troppo «attivo» tra gli attivisti. E così è stato messo alla berlina l’ex consigliere regionale Giovanni Favia, troppo critico verso la linea ufficiale e cacciato per via di un fuori onda trasmesso da Piazzapulita.
Per Federica Salsi, ex consigliera comunale, il motivo fu più banale: nessuno l’autorizzò ad andare in studio da Ballarò a farsi intervistare. Subito dopo è toccato all’ex consigliere regionale Andrea Defranceschi. Più complicata qui la faccenda. Nell’ottobre del 2014 arriva per lui la condanna della Corte dei Conti per la vicenda delle interviste a pagamento e a nulla servì l’assoluzione al processo sulle «spese pazze» dei consiglieri regionali. Personaggi tutti vicini al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che infatti poco dopo sarà l’ennesima testa a saltare. La ragione ufficiale per cui viene sospeso nel maggio 2016 è non aver comunicato un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per le nomine al Teatro Regio (poi archiviata). Lascerà qualche mese dopo dicendo: «Siamo stati consumati da arrivisti ignoranti». Rieletto da civico l’anno scorso, tra gli espulsi è l’unico ancora in campo e che in futuro può ancora insidiare, quantomeno qui in regione, il M5S. Ma non è l’ultimo ad essere cacciato.
Stessa fine hanno fatto il sindaco di Comacchio Marco Fabbri per essersi candidato nel listone della Provincia di Ferrara insieme ai sindaci di altri partiti e la senatrice Adele Gambaro, che dopo le Amministrative del 2013, in diretta su Sky incolpò per i risultati non soddisfacenti «Grillo e i suoi post minacciosi».
Ma c’è stato anche chi, capita l’antifona, si è incamminato da solo verso l’uscita. Così è stato per l’ex parlamentare Mara Mucci o per l’europarlamentare Marco Affronte, in dissenso con la linea dei 5 Stelle ben prima della nascita del governo gialloverde, la cui linea politica ha convinto a inizio giugno la consigliera comunale bolognese Dora Palumbo a fare le valige e a traslocare nel gruppo misto.