Dialogo e volti nuovi nella curva ora in pace
Viaggio tra i tifosi dentro la Bulgarelli dove spuntano tanti nuclei, si dialoga e sono ormai spariti gli episodi di violenza «Repressioni eccessive e stadi ancora vuoti» APPROFONDIMENTO IL MONDO ULTRAS
È cambiato tutto in curva: volti, alcuni gruppi e le abitudini dei tifosi. La repressione ha eliminato le azioni, e anche la Bulgarelli, pur mantenendo alcuni nuclei storici come i Forever Ultras, ha cambiato pelle. C’è dialogo, sono apparse «pezze» di nuovi gruppi: è la fotografia di una curva pacificata, dove ultras storici convivono con i più giovani.
Definire la geografia di una curva di calcio può risultare tutto sommato facile, perché basta guardare domenicalmente i posizionamenti di striscioni e «pezze» dei vari gruppi, mentre è senza dubbio più complicato decifrarne equilibri e spostamenti, specialmente da fuori. In casa Bologna, in quella curva Andrea Costa che da qualche anno porta il nome di Giacomo Bulgarelli, lo scenario è senza dubbio variegato e molto diverso rispetto a qualche anno fa: le stagioni passano, il ricambio non manca e da una sorta di diarchia in voga negli anni Ottanta che vedeva da una parte i Forever Ultras e dall’altra i Mods si è passati a una realtà molto più varia. Ora i gruppi più o meno conosciuti sono tantissimi — si arriva quasi attorno alla ventina, considerando anche quelli meno numerosi — e ognuno ha la sua filosofia e la sua storia: dai «capostipiti» Forever e Mods alla Vecchia Guardia e ai Mai Domi, passando per il Settore Ostile (il gruppo più giovane e rampante della curva, che ha preferito non partecipare a questa inchiesta) o per altre realtà come Freak, Controtendenza, Sgp o Bologna Estrema. Gruppi ben diversi tra loro per idee ed estrazione che formano colori e voci di una curva che ha saputo riunirsi e archiviare qualche storica divergenza nel 2009, in occasione del centenario del club rossoblù: da lì in poi, ad eccezione di qualche fisiologica tensione, si è andati avanti all’unisono prendendo anche iniziative comuni nelle riunioni del giovedì — in genere a sedi alternate, o «A Skeggia» o al «Miami Cafè» di via Massarenti — come il copricurva da 26.000 euro che ha fatto bella mostra di sé al Dall’Ara contro il Milan negli ultimi due campionati o confrontandosi mediante una chat di Whatsapp tra i vari referenti su questioni di attualità rossoblù. Una curva «pacificata» quindi, dove il superamento di posizioni cristallizzate, il ricambio, alcuni chiarimenti e volti nuovi hanno portato a non avere lotte per l’egemonia — come accade in altre realtà — e ad andare oltre i rapporti passati. Tra i cambiamenti più pesanti con cui gli ultras hanno dovuto fare i conti ci sono, ovviamente, i nuovi regolamenti: prima la tessera del tifoso, poi i Daspo, addirittura per qualche anno il divieto di tamburi e striscioni, oltre all’introduzione della figura dello steward e al divieto di rapporti diretti con il club ad eccezione di quelli con il Supporter Liaison Officer (Slo), ovvero la figura interna incaricata di tenere contatti tra società e tifoseria. «Grazie alle nuove regole il servizio allo stadio si è evoluto — raccontava qualche settimana fa al programma Rai “Antidoping” Franco Sbardella, sovrintendente capo del primo reparto mobile di Roma della Polizia di Stato e habitué dei servizi allo stadio Olimpico — ormai all’interno degli impianti non succede più nulla. Le situazioni difficili avvengono più all’esterno ma di recente abbiamo vissuto poche anche di quelle». I numeri o le azioni, come venivano chiamati una volta gli scontri, si sono praticamente fermati ai primi anni 2000 e ora sono rarissimi, tanto che i Daspo più recenti comminati a tifosi del Bologna sono riconducibili a fatti isolati al termine di partite casalinghe. Una curva che evolve, che dialoga al proprio interno e che continua ad essere — nonostante il gruppo più datato viaggi verso il mezzo secolo di vita — il motore pulsante del tifo per il Bologna al Dall’Ara.