Corriere di Bologna

«Contrari a repression­i e alle diffide preventive Con gli altri c’è dialogo»

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L’anno prossimo compiranno 40 anni: sono i Forever Boys, gruppo storico del tifo virtussino. Inizialmen­te il logo era una tigre, poi nei primi anni Novanta è apparso il bulldog inglese: «Dei vecchi fondatori oggi non c’è quasi più nessuno, i più datati ora sono in curva dal 1981. Ma dalla fondazione a oggi il motto è “la Virtus prima di tutto”». Una sessantina i membri attivi ma gli abbonati legati ai Fbv sono quasi un migliaio con un ricambio ora più facile rispetto al passato: «C’erano pochi posti e l’abbonament­o alla Virtus era uno status-symbol, quindi c’era poco afflusso di giovani anche perché il club di quegli anni non vedeva nel tifo organizzat­o una priorità. La generazion­e attuale spinge e lo può fare grazie al lavoro fatto noi negli ultimi 10-15 anni». Tornato l’entusiasmo, il ritorno in serie A ha dato una bella mano ma ancora di più ha fatto il rientro al PalaDozza.«In un palazzo normale si è visto che il tifo virtussino ha ben poco da invidiare ad altri. Noi e il Vecchio Stile siamo due identità diverse che per il bene della Virtus si uniscono: ognuno vive il tifo a suo modo e, come in ogni famiglia, se non la si pensa uguale ci si confronta». I Forever Boys — che ai social preferisco­no affiancare un metodo old school come la fanzine per comunicare a palazzo — hanno un’identità ultras e come tali sono molto sensibili alle questioni sui regolament­i per il tifo: «Ci fossero state queste regole negli anni 90, nelle curve facevi il vuoto. A Bologna una volta c’erano spazi di libertà dei tifosi che ora non ci sono più: usano persino la diffida preventiva, che per noi è fuori dal mondo. L’orizzonte è molto buio: faremo di tutto per portare avanti i nostri ideali e non scendere mai a compromess­i».

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