Terrorismo e piccoli eventi La rivolta della provincia
Gli amministratori in campo contro la nuova direttiva del Viminale che corregge la circolare Gabrielli e lascia più responsabilità agli enti locali sulla scelta dei protocolli antiterrorismo per gli eventi pubblici: «Non spetta a noi valutare il rischio»
È rivolta tra i sindaci della provincia contro la nuova direttiva antiterrorismo del Viminale che corregge il tiro sulla circolare Gabrielli, lasciando più responsabilità agli amministratori per decidere quali eventi meritano un protocollo di sicurezza da approvare in Prefettura e quali, invece, dipendono solo dall’ok degli stessi sindaci.
«È uno scaricabarile», lamentano gran parte dei sindaci della Città metropolitana. Che temono di essere lasciati soli nel decidere le delicate misure di sicurezza da adottare in occasione di feste e sagre.
È rivolta tra i sindaci del Bolognese contro la nuova direttiva antiterrorismo del Viminale che corregge il tiro sulla circolare Gabrielli, lasciando più responsabilità agli amministratori per decidere quali eventi meritano un protocollo di sicurezza da approvare in Prefettura e quali, invece, dipendono solo ed esclusivamente dall’ok degli stessi sindaci. Quelli insomma che caratterizzano i piccoli comuni: feste e sagre di paese. È questo il grande nodo della nuova direttiva che fa storcere il naso ai sindaci della Città metropolitana, che temono di essere lasciati soli nel decidere le misure di sicurezza. Una scelta non semplice in questi anni di allerta terrorismo.
«Questa direttiva? Non fa altro che introdurre una deroga, ma in realtà è uno scaricabarile. Scarica verso il basso e verso di noi il problema», lamenta Daniele Ruscigno, sindaco di Valsamoggia. «Dovremo assumerci noi la responsabilità di definire ad alto o a basso rischio un evento. Questa discrezionalità è pericolosa. Noi avevamo chiesto una cosa precisa — sottolinea il primo cittadino — che ci fosse una tabella, nero su bianco, che definisse in automatico gli eventi. Così è anche peggio. Il sindaco è in mezzo a due fuochi. Da una parte le associazioni, le pro loco, da sempre attive e già messe in ginocchio per l’organizzazione degli eventi con gli attuali standard di sicurezza da rispettare. Dall’altra l’incolumità dei cittadini. È stato solo un annuncio da campagna elettorale. Noi abbiamo oltre 200 piccoli eventi ma storici. Che si fa adesso?».
Lo «scaricabarile» preoccupa anche il sindaco di Casalecchio, Massimo Bosso: «Mi pare non sia cambiato molto. Si scarica solo sui sindaci la responsabilità, chi ha strutture adeguate può riuscire a rilasciare autorizzazioni, ma molti rischiano di avere problemi. Noi siamo attrezzati tecnicamente
Daniele Ruscigno Introducono una deroga, ma in realtà è uno scaricabarile. Si scarica verso il basso e verso di noi il problema
Massimo Bosso Il nuovo dispositivo ci chiede di garantire un elenco di misure complesse, molti Comuni non ce la faranno
per gestire situazioni piccole e grandi. Abbiamo un’esperienza pluriennale con l’Unipol Arena. Ma il nuovo dispositivo chiede comunque di garantire un elenco di misure complesse. Tanti Comuni rischiano di non essere in grado e quindi potrebbero rifiutare le autorizzazioni».
La nuova direttiva del Viminale sulle misure di sicurezza da adottare in occasione di eventi e pubbliche manifestazioni non convince. Se l’intento era quello di ridurre gli eccessi di burocrazia per organizzare una piccola sagra, l’assenza di una tabella con degli standard a cui attenersi preoccupa delude i sindaci. A un anno dal provvedimento arrivato dopo i tragici fatti di piazza San Carlo a Torino, i piccoli paesi hanno pagato il prezzo maggiore. Hanno annullato eventi e hanno rischiato di cancellare feste tradizionali perché non avevano risorse sufficienti per prevedere barriere e security. Era intervenuta anche l’Assemblea regionale, chiedendo un impegno allo stesso prefetto Matteo Piantedosi, che da capo di gabinetto ha firmato la nuova direttiva.
Tra i Comuni che hanno pagato lo scotto maggiore, c’è Monzuno: «Questo tentativo di correzione è arrivato tardi. Abbiamo perso la nostra manifestazione più importante: “Chef al Massimo”», lamenta il sindaco Marco Mastacchi. Al prossimo incontro in Città metropolitano si potrebbe discutere una linea comune: la richiesta di una tabella chiara. «Ci aiuterebbe una classificazione scritta in base al potenziale rischio di un evento», dice Luca Lelli, sindaco di Ozzano. Il sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi preferisce ironizzare: «Almeno non dovremo più mettere i carri armati agli incroci. Possiamo provare a farlo, poi diremo che lo Stato ci autorizza a decidere autonomamente il livello di rischio...». Più diplomatico il commento del sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti. «La circolare Gabrielli ha segnato un ripensamento della sicurezza, continueremo a garantirla. Tanto che pensiamo a dispositivi fissi antisfondamento».