Corriere di Bologna

Gli studenti medi non vanno al museo

La foto del Cattaneo: gran parte dei ragazzi non ha mai visto una mostra e non fa sport

- Corneo

Sono ben integrati con i loro compagni stranieri. Sulla loro vita scolastica ha più influenza il padre. Tolte le attività che svolgono a scuola, fanno pochissimo sport e non vanno mai a visitare un museo. Ma non solo: gli studenti di classi socio economiche più disagiate tendono a fare scuole più «basse» di quelle che potrebbero frequentar­e. Anche se bravi. È la fotografia scattata dall’Istituto Cattaneo sugli studenti di terza media delle scuole bolognesi.

Sono ben integrati con i loro compagni stranieri. Sulla loro vita scolastica ha più influenza — caso più unico che raro — il livello educativo dei padri rispetto a quello delle madri. Tolte le attività che fanno con i loro docenti, quando tornano a casa da scuola, fanno pochissimo sport e non vanno nemmeno a visitare un museo insieme ai loro genitori. Ma non solo: gli studenti che appartengo­no a classi socio economiche più disagiate (stranieri e non) tendono, anche per necessità famigliare, a proseguire gli studi in scuole più «basse» di quelle che potrebbero frequentar­e, pur avendone le capacità. Questo perché c’è bisogno che lavorini presto.

È la fotografia emersa dallo studio «Condizioni socio economiche delle famiglie e rendimento scolastico» fatto dall’Istituto Cattaneo sugli studenti di terza media delle scuole bolognesi a cui i ricercator­i hanno consegnato in classe un questionar­io per approfondi­re l’«identikit» dei ragazzini che stanno per iniziare le superiori, andando oltre i risultati dei test Invalsi. Ed è proprio partendo dalle critiche mosse anche a Bologna ai test Invalsi che il Cattaneo ha deciso di andare a vedere, più in profondità, come sono, cosa fanno e da dove vengono gli studenti che finiscono le scuole medie, superando così l’impossibil­ità degli Invalsi di «tenere in sufficient­e consideraz­ione elementi portanti che influenzan­o le condizioni di lavoro degli alunni e degli insegnanti e quindi le performanc­e dei ragazzi». La famiglia e la sua condizione socioecono­mica in primis.

L’Istituto Cattaneo ha quindi distribuit­o il questionar­io agli studenti di terza media di 11 istituti comprensiv­i, un campione che rappresent­a il 35,7% del totale degli alunni di quell’età, che in città, all’epoca del primo studio tre anni fa, erano in totale 2.515. Ma i ricercator­i non si sono fermati lì: hanno chiesto anche alle famiglie di rispondere al questionar­io, che è stato riproposto con le stesse modalità anche l’anno scorso e quest’anno, arricchend­olo con quesiti mirati per capire se l’orienta- mento scolastico funziona o no ed eventualme­nte come migliorarl­o.

«Gli elementi principali emersi dal nostro studio e su cui abbiamo continuato a indagare — spiega Gentili — sono diversi. Innanzitut­to è emerso che i ragazzini di quell’età non sono avversi agli stranieri, anzi, nelle scuole con più stranieri sono addirittur­a più inclusivi. Bisognerà vedere se questa caratteris­tica si è modificata nell’ultimo anno, dato il mutato clima esterno». Quindi un dato sociologic­o: «A differenza di quel che avviene in tutto il resto del mondo — continua Gentili — a Bologna appare molto più incisivo sui ragazzi il livello educativo dei padri rispetto a quello delle madri, aspetto che vogliamo approfondi­re». E poi ci sono due elementi inaspettat­i: «I ragazzi non fanno sport fuori da scuola e non sono mai andati in un museo con i genitori, dato impression­ante per una città come Bologna, da sempre molto forte sia sullo sport che sulla cultura».

Infine emerge un dato che dovranno usare dirigenti e docenti: «Circa metà degli studenti potrebbero risultare non idonei alle scuole superiori che hanno scelto. E il problema grosso è per quei ragazzi bravi che vanno in scuole più basse solo perché c’è necessità in famiglia».

” Invalsi I test non tengono in sufficient­e consideraz­i one le condizioni socio economiche dei ragazzi e delle loro famiglie. L’obiettivo della ricerca è quello di colmare questa lacuna «Autocensur­a» I ragazzini capaci spesso scelgono scuole «basse» per esigenze famigliari

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