DANZARE USTICA CON VIRGILIO SIENI
Stasera al Parco della Zucca il coreografo e danzatore presenta la sua performance «Di fronte agli occhi degli altri» insieme ad adolescenti non professionisti: «Creiamo una comunità di adulti e di giovani che hanno attraversato periodi storici diversi. P
Di fronte agli occhi degli altri, con il corpo, con la sensibilità. Stasera alle 21.30 si recupera lo spettacolo che Virgilio Sieni avrebbe dovuto danzare davanti al Museo per la memoria di Ustica in apertura della rassegna al Parco della Zucca, il 27 giugno, nell’anniversario dell’abbattimento del Dc-9 Itavia. Quella sera pioveva. Lo spettacolo, guidato dal coreografo con non professionisti, sarà ripreso oggi.
Sieni, lei presentò una serata con lo stesso titolo, sempre per ricordare la strage di Ustica, nel 2012. Cosa c’è di diverso?
«In quella occasione incontrai familiari delle vittime e anziani partigiani, facendoli danzare. Da allora ho ripetuto questa esperienza in vari luoghi, per ricordare le stragi di piazza Fontana e di Brescia o il terremoto di Gibellina. Questa volta avrò di fronte un gruppo di adolescenti, con i quali cercheremo di darci ragione di come si può rievocare un lutto con i corpi».
Ci saranno anche familiari delle vittime?
«Lo scoprirò da Daria Bonfietti, presidente dell’associazione. Sicuramente il pensiero andrà a chi nella vita ha saputo resistere a tragedie come questa, in quel luogo pieno di echi, davanti al museo che raccoglie i resti dell’aereo. Si creerà una comunità di adulti e di giovani, che hanno attraversato periodi storici diversi».
Cosa avverrà?
«I partecipanti si affideranno a me e io a loro. Li guiderò con delicatezza in piccoli riti di dialogo attraverso i corpi, che si muovono evidentemente in modo differente a seconda dell’età».
Come preparerà l’azione? «Incontrerò i partecipanti solo un’ora prima. Voglio conservare lo stupore. Spiegherò che non li metterò in difficoltà, anche se ci muoveremo senza una scaletta. Devono stare seduti e aspettare che li chiami… Saranno assoli, duetti con me e azioni di gruppo. La struttura sarà creata dall’andamento interno della serata. Un unico obbligo hanno i miei interlocutori: stare sempre in ascolto, concentrati, anche dopo che hanno agito, perché posso tornare a chiamarli in causa».
La musica?
«Sarà eseguita dal vivo da Roberto Cecchetto con la chitarra elettrica».
Lei ha condotto varie di queste performance. Cosa succede, di solito, in chi partecipa?
«All’inizio c’è attesa e preoccupazione, come quando inizi un viaggio o sei messo alla prova in qualcosa. Sai che ti esibirai davanti a un pubblico e questo fa emergere debolezze, timori. Poi nel corso dell’azione tale atteggiamento si trasforma in partecipazione consapevole. In seguito accade che qualcuno che ha partecipato me lo ritrovo in altre esperienze».
Il festival Kilowatt di San Sepolcro le ha dedicato una personale. Ha inaugurato un nuovo spazio alle Cascine di Firenze, dove ospita lavori con non professionisti. Cosa significa aprire situazioni di danza «diffusa»?
«Sono percorsi per persone che vogliono capire cosa significa abitare luoghi culturali, come è avvenuto anche a Mantova, a Palazzo Te. A Firenze abbiamo riaperto la Palazzina dell’Indiano, con salette espositive e spazi per le pratiche di danza, in un luogo che mira all’aggregazione culturale e alla rigenerazione urbana, tra il centro e l’Isolotto, la periferia. Domenica abbiamo fatto una sfilata per le vie del quartiere: e c’erano una trentina di bolognesi che mi seguono ormai da anni». Tornerà a Bologna?
«Con una produzione per il Comunale nel 2020. Ma intanto cercheremo di creare attività “di ponte”, per tenere vivo un fuoco nella vostra città».
Il titolo dello spettacolo riprende quello del saggio di Susan Sontag «Di fronte al dolore degli altri». Cosa può la danza davanti al dolore?
«Il dolore, con tragedia, pietà e compassione, apre squarci che portano a riavvicinarci, a ritrovare un’umanità. La danza è capacità tattile, contatto; incontrare l’altro e aiutarlo nell’abitare il mondo».
Incontrerò tutti i partecipanti solo un ora prima dello spettacolo Voglio conservare lo stupore Li guiderò in assoli o duetti con me Dovranno stare in ascolto
Il dolore, unito a tragedia e pietà, apre squarci che portano a riavvicinare a ritrovare un’umanità La danza è incontrare l’altro e aiutarlo nell’abitare il mondo