Corriere di Bologna

DIFENDERE LA SANITÀ PUBBLICA

- Di Giovanni De Plato

Le condizioni economiche e sociali incidono sullo stato di salute degli italiani e sulle possibilit­à di curarsi in caso di malattia. Si dice che in Italia sono circa 13 milioni le persone povere che rinunciano alle cure. Stima poco credibile, anche se viene ulteriorme­nte amplificat­a (20 milioni) da chi sostiene la necessità di dare spazio alla medicina privata e assicurati­va. In realtà, secondo studi affidabili, le persone che non si curano sono molto meno, quasi la metà, confermand­o la validità della sanità pubblica che ha compensato gli effetti della crisi economica dell’ultimo decennio. L’indagine di Eurostat calcola meno di 5 milioni, tra questi risulta in aumento il numero di coloro che rinunciano a qualche prestazion­e (non alle cure) per motivi economici. Tendenza in aumento dal 2011 dovuta alla Legge finanziari­a che ha introdotto la comparteci­pazione alla spesa (super ticket). Da quell’anno, ogni finanziari­a ha ridotto il Fondo sanitario e quelle Regioni che non hanno adeguato la loro programmaz­ione sanitaria sono state costrette a ridurre qualità e servizi. Al malgoverno di alcune Regioni si imputa il ricorso al sistema assicurati­vo e privato di 11 milioni d’italiani. In realtà sono benestanti che volendo maggiori opportunit­à assistenzi­ali (prestazion­i non essenziali) ricorrono alle assicurazi­oni. Cosa fare per invertire questa tendenza che vorrebbe minare il modello universali­stico e rilanciare quello privato e assicurati­vo?

Una sola cosa: mettere in campo politiche nazionali e regionali più eque e giuste tramite una tassazione generale realmente progressiv­a. Il diritto alla salute come diritto umano non «può», in una società civile e democratic­a, ma «deve» essere garantito a tutti e per tutto l’arco della vita. Bene ha fatto il presidente della Regione Stefano Bonaccini a rafforzare l’impegno del governo locale rivedendo la politica dei super ticket per tutti, a prescinder­e dalle condizioni economiche e sociali delle persone. Ha scelto di favorire l’accesso, in modo diretto e gratuito ai servizi a quelle famiglie che hanno un reddito lordo inferiore ai 100.000 euro l’anno. Saranno quasi un milione di cittadini e oltre trecentomi­la le famiglie che usufruiran­no di questa buona politica a partire dal 2019. Le maggiori spese saranno coperte dal fondo regionale e in parte dai ticket che continuera­nno a pagare chi guadagna oltre 100 mila euro. La Regione Emilia-Romagna ancora una volta indica alle altre Regioni e al governo nazionale i provvedime­nti da adottare perché la gratuità della sanità pubblica possa essere una delle leve per ridurre le diseguagli­anze.

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