DIFENDERE LA SANITÀ PUBBLICA
Le condizioni economiche e sociali incidono sullo stato di salute degli italiani e sulle possibilità di curarsi in caso di malattia. Si dice che in Italia sono circa 13 milioni le persone povere che rinunciano alle cure. Stima poco credibile, anche se viene ulteriormente amplificata (20 milioni) da chi sostiene la necessità di dare spazio alla medicina privata e assicurativa. In realtà, secondo studi affidabili, le persone che non si curano sono molto meno, quasi la metà, confermando la validità della sanità pubblica che ha compensato gli effetti della crisi economica dell’ultimo decennio. L’indagine di Eurostat calcola meno di 5 milioni, tra questi risulta in aumento il numero di coloro che rinunciano a qualche prestazione (non alle cure) per motivi economici. Tendenza in aumento dal 2011 dovuta alla Legge finanziaria che ha introdotto la compartecipazione alla spesa (super ticket). Da quell’anno, ogni finanziaria ha ridotto il Fondo sanitario e quelle Regioni che non hanno adeguato la loro programmazione sanitaria sono state costrette a ridurre qualità e servizi. Al malgoverno di alcune Regioni si imputa il ricorso al sistema assicurativo e privato di 11 milioni d’italiani. In realtà sono benestanti che volendo maggiori opportunità assistenziali (prestazioni non essenziali) ricorrono alle assicurazioni. Cosa fare per invertire questa tendenza che vorrebbe minare il modello universalistico e rilanciare quello privato e assicurativo?
Una sola cosa: mettere in campo politiche nazionali e regionali più eque e giuste tramite una tassazione generale realmente progressiva. Il diritto alla salute come diritto umano non «può», in una società civile e democratica, ma «deve» essere garantito a tutti e per tutto l’arco della vita. Bene ha fatto il presidente della Regione Stefano Bonaccini a rafforzare l’impegno del governo locale rivedendo la politica dei super ticket per tutti, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali delle persone. Ha scelto di favorire l’accesso, in modo diretto e gratuito ai servizi a quelle famiglie che hanno un reddito lordo inferiore ai 100.000 euro l’anno. Saranno quasi un milione di cittadini e oltre trecentomila le famiglie che usufruiranno di questa buona politica a partire dal 2019. Le maggiori spese saranno coperte dal fondo regionale e in parte dai ticket che continueranno a pagare chi guadagna oltre 100 mila euro. La Regione Emilia-Romagna ancora una volta indica alle altre Regioni e al governo nazionale i provvedimenti da adottare perché la gratuità della sanità pubblica possa essere una delle leve per ridurre le diseguaglianze.