O’ Dottore dal clan alla corona d’alloro
Affiliato ai casalesi, si è laureato a Bologna con una tesi sull’evasione (fiscale)
Mario Crisci, 40enne di Castelvolturno, nel 2011 è stato arrestato e poi condannato a 15 anni perché riconosciuto a capo di un’associazione affiliata alla camorra che praticava usura ed estorsione in Veneto. Il suo soprannome era «’o dottore». Pochi giorni fa Crisci è diventato davvero dottore, laureandosi all’Alma Mater in Economia e diritto, con una tesi sull’evasione fiscale. Il voto più alto? Un 30 e lode in un corso sulla lotta alla criminalità organizzata.
Quando lo arrestarono nel 2011 con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione affiliata alla camorra, dedita all’usura e all’estorsione, Mario Crisci era conosciuto come «‘o dottore». Eleganza e intelligenza gli avevano fatto conquistare questo soprannome tra i suoi soci in affari. Sette anni dopo, e con una condanna a 15 di carcere passata in giudicato, Crisci è diventato davvero «dottore», con una laurea in Economia e diritto all’Università di Bologna.
Già nelle aule del Tribunale di Venezia, da imputato, Crisci aveva colpito per il suo atteggiamento «da manager». Davanti ai giudici aveva ammesso reati e violenze che gli contestava il pm antimafia di Venezia Roberto Terzo. Secondo le indagini dell’Arma di Vicenza e della Dia di Padova, attraverso la società di intermediazione finanziaria Aspide, «‘o dottore» aveva coinvolto più di 120 imprenditori del Nord-Est in un giro di usura, riciclaggio, bancarotte fraudolente ed evasione fiscale. Di più: l’organizzazione pagava i Casalesi di Casal di Principe per poter vantare un’affiliazione ed essere più «convincente» con le proprie vittime, attraverso intimidazioni e minacce, e in alcuni casi anche pestaggi.
«Serpe», questo il nome dell’operazione, ha portato alla condanna una ventina di persone. Questo è stato il primo caso in cui la Cassazione ha confermato l’esistenza di un’organizzazione affiliata alla camorra in Veneto.
Poco più di tre anni fa Crisci, 40 enne di origini campane, si è iscritto all’Alma mater, corso magistrale. I manuali li ha studiati in cella, dove gli hanno fatto visita i professori durante le sessioni d’esame. Forse non è un caso che il massimo dei voti lo abbia ottenuto in un corso sul contrasto alle organizzazioni criminali: 30 e lode, una bella soddisfazione.
Il suo percorso lo ha portato, pochi giorni fa, a laurearsi a Bologna con una tesi in «Analisi economica dell’evasione fiscale», un tema sul quale aveva già dimostrato interesse ed esperienza. «Io sono esperto di elusione fiscale», aveva dichiarato ai giudici l’8 luglio 2012 al Tribunale di Padova. «Abbiamo scelto di concentrare le nostre attività nel nord-est — spiegava — perché qui il tessuto economico non è così onesto. Qui lavoro bene, il margine di guadagno era buono perché la gente non ha voglia di pagare le tasse, peggio che da noi».
Più un’opinione con velleità sociologiche che un commento da «dottore», probabilmente frutto solo della sua esperienza. Ma pochi anni dopo Crisci ha deciso di investire con dedizione il suo tempo nello studio, per conseguire un titolo e specializzarsi. Un percorso non certo semplice per chi sta scontando una condanna ultradecennale per reati di stampo mafioso, che per loro natura non danno accesso a permessi o benefici. E che da lontano, con un pizzico di soddisfazione, ha seguito anche il pubblico ministero che lo ha fatto condannare.