Milano o asse regionale Nuovo scontro sulla Fiera
In ballo l’asse con Milano o la holding regionale. Sindacati in pressing
«Decideranno i soci dopo l’estate». Sono le uniche parole pronunciate dal presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolari, dopo oltre due ore e mezzo di cda, ieri pomeriggio. Parole arrivate al termine di una giornata densa di indiscrezioni. Il tema del contendere è sempre lo stesso: il futuro dell’expò fra l’alleanza con Milano, a cui guardano con favore i vertici di Via Michelino e pure il Comune e che sarebbe già a buon punto; e il polo regionale sostenuto dalla Regione e a cui anche il presidente di Ieg Lorenzo Cagnoni non ha rinunciato. D’altra parte Viale Aldo Moro ci punta da oltre 20 anni. Le posizioni sono però ormai sclerotizzate. Ecco la dichiarazione dell’assessore alle attività produttive Palma Costi in una giornata in cui l’hanno tirata per la giacchetta sia i sindacati sia il Movimento 5 Stelle: «Le soluzioni che dovranno essere adottate non possono mettere a rischio il percorso verso un unico sistema fieristico regionale», scrive nero su bianco Costi, che ribadisce quanto sottolineato nei giorni scorsi: era solo un consiglio di amministrazione ordinario e l’estate non è il momento dei blitz. Inutili quindi le polemiche dei pentastellati. Nessuna «preclusione al confronto», ovviamente. Ma la conditio sine qua non è chiara: non bisogna prescindere dalla «nascita di un unico sistema fieristico regionale, progetto che resta pienamente valido». Allo stesso modo, non si può prescindere dal «potenziamento del quartiere fieristico e dalla sua valorizzazione, nonché dalla salvaguardia dei livelli occupazionali e dell’indotto», e dal «coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle parti sociali».
Un messaggio forte a Cgil, Cisl e Uil che, con Usb e Sgb, ieri avevano recapitato ai soci – Comune, Regione e Camera di Commercio — una lunga lettera per confermare il proprio «no» allo spin-off della società fieristica, operazione definita «al buio». Al no allo scorporo in due società si aggiunge la richiesta dei sindacati di avere conferme sul piano industriale, approvato nel dicembre del 2016: «L’unico di nostra conoscenza». Certamente sono «necessarie aggregazioni e alleanze, anche per mantenere primati che la Regione in questi ultimi anni ha raggiunto: prima per crescita e prima anche per export pro-capite, con il turismo che cresce a ritmi vertiginosi», precisa ancora Costi. Tradotto: solo così la Fiera può essere «un soggetto forte» che favorisca internazionalizzazione e competitività delle imprese del territorio.
Infine, affondo al M5S: «È essenziale il mantenimento delle rassegne maggiori a Bologna, marchi dai quali non si può prescindere per piani di sviluppo futuri: per questo abbiamo chiesto di escludere il futuro passaggio verso una società di gestione delle strutture del quartiere fieristico, in mano ai soli soci pubblici, e una società di gestione delle rassegne che porti a scelte che possano penalizzare Bologna nei calendari fieristici nazionali e internazionali». Il M5S aveva infatti provocato la Regione — per bocca della consigliera regionale Silvia Piccinini — accusandola «di essere fuori dai giochi» e di continuare a cincischiare sulle decisioni.
Le opposizioni chiedono alla Regione di muoversi e chiarire la sua posizione