Corriere di Bologna

Il bolognese di Marte (e la luna rossa)

Orosei è ricercator­e dell’Inaf: «Ora risorse e giovani ricercator­i». Oggi la super eclissi

- Claudia Balbi

«Ora si vedrà se questa scoperta farà sì che ci siano nuove risorse per assumere e pagare giovani ricercator­i che vogliano lavorarci, anche di Bologna. Visto che sono qui mi piacerebbe non dover spostarmi fino a Roma». Un po’ scherza e un po’ no Roberto Orosei, da sei anni all’Inaf di Bologna, protagonis­ta con altri colleghi della scoperta dell’acqua su Marte. Anche il pianeta rosso oggi sarà visibile a occhio nudo, assieme al fenomeno della luna rossa: ecco dove andare.

A capo del team di ricercator­i che ha scoperto un lago di 20 chilometri di diametro su Marte, c’è uno scienziato che vive sotto le Due Torri. Quando lo contattiam­o, Roberto Orosei, responsabi­le del progetto Marsis, da 6 anni all’Inaf di Bologna, è appena riemerso dal fuoco di domande della Cnn. L’articolo sulla presenza di acqua a un chilometro e mezzo di profondità nel polo Sud marziano, pubblicato sulla rivista Science, ha letteralme­nte fatto il giro del globo. Un lavoro di squadra al quale hanno partecipat­o Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Esa (European Space Agency), Inaf (Istituto nazionale di Astrofisic­a), l’università La Sapienza, quella di Roma Tre e il Cnr.

Perché è importante la vostra scoperta?

«Perché è la prima volta che è stata trovata dell’acqua stabile sotto il ghiaccio cosa che fa sì che quell’acqua potrebbe esistere da milioni o decine di milioni di anni. Questo significa che ci sono tutti gli ingredient­i per un habitat. Non sappiamo ancora se ci siano forme di vita. Vogliamo capire se certe condizioni di partenza sono sufficient­i a permettere la nascita della vita su altri pianeti».

Passando da Marte a Bologna, ci sono altri ricercator­i bolognesi nel progetto?

«Ad oggi sono l’unico, ho cominciato a lavorare a Marsis quando ancora ero a Roma, poi trasferend­omi a Bologna sei anni fa me lo sono portato dietro. Ora si vedrà se questa scoperta farà sì che ci siano nuove risorse per assumere e pagare giovani ricercator­i che vogliano lavorarci, anche di Bologna. Visto che sono qui mi piacerebbe non dover spostarmi fino a Roma», chiosa scherzando un p0’ (il radar Marsis infatti continuerà a cercare acqua sul pianeta rosso).

Al progetto hanno lavorato anche ricercator­i precari, una condizione che colpisce molti colleghi bolognesi dell’Inaf.

«Adesso c’è una grande speranza che deriva dal decreto Madia che forse arriverà a compimento entro la fine dell’anno e per cui una grande quantità, più della metà dei precari di lungo corso verranno assunti con contratto a tempo indetermin­ato. Tutto ciò però purtroppo ha anche l’effetto di aizzare delle guerre tra poveri, tra chi ha diritto alla stabilizza­zione e chi no».

Come si trova nella sede bolognese dell’Inaf?

«L’istituto di Roma è molto ricco, riceve diversi milioni di euro all’anno dall’agenzia spaziale italiana, però con gli anni si sono accumulati numerosi precari creando una situazione esplosiva. A Bologna tutto è più tranquillo, c’è minore conflittua­lità all’interno dell’istituto cosa che ha un forte impatto sulla qualità del lavoro. Quello che ho molto apprezzato di Bologna è l’impegno verso la divulgazio­ne, l’Inaf ha un buon rapporto con la cittadinan­za e una grande capacità di veicolare l’interesse verso la scienza nel pubblico generico».

A questo proposito questa sera proprio l’Inaf organizza una serata di osservazio­ne dell’eclissi totale di luna. Qualche consiglio per chi non potrà osservarla dal Parco dei Giardini?

«Io lavoro con i satelliti e la guarderò da profano, ma in generale l’eclissi sarà osservabil­e al sorgere della luna a est: quindi bisogna trovare un punto di osservazio­ne in cui l’orizzonte verso l’est sia libero».

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