Corriere di Bologna

Decreto dignità, Legacoop si smarca «Per noi nessun grido di dolore»

Ghedini: «Ci sono cose buone e su altre abbiamo perplessit­à»

- Di Olivio Romanini

«Non c’è nessun grido di dolore che si leva dalle cooperativ­e contro il decreto dignità». La presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini non si unisce al fronte largo che va dagli industrial­i alle altre associazio­ni di categoria che denuncia i pericoli della norma, soprattutt­o in riferiment­o alla stretta sui contratti a tempo determinat­o, anche se certo non mancano i rilievi critici.

Partiamo dalla stretta sui contratti a termine prevista dal decreto voluto dal ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

«Il 92% dei contratti nel mondo della cooperazio­ne — spiega la numero uno di Legacoop Bologna, Rita Ghedini — sono a tempo indetermin­ato, per cui questa norma su di noi influisce in maniera molto limitata. La norma più efficace nella direzione di creare lavoro stabile è quella che aumenta il costo dei contratti a termine, sul resto ho qualche perplessit­à.

Su cosa in particolar­e ha delle perplessit­à?

«La necessità di inserire la causale dopo il primo anno di contratto è già stata sperimenta­ta in passato e ho la sensazione che sia solo destinata ad aumentare i contenzios­i. E anche il limite dei due anni per i contratti a termine può essere disincenti­vante: ci sono delle assunzioni legate a progetti che durano tre anni e in questo caso ci sarebbe un disinvesti­mento sulla persona e sul progetto. Noi comunque riteniamo che più il lavoro è stabile e più questo è un vantaggio anche per l’impresa che investe su una persona e noi siamo naturalmen­te a favore della tutela della dignità del lavoro».

E cosa pensa della norma inserita nel decreto che penalizza in modo molto duro le aziende che decidono di delocalizz­are la produzione

Ma nessun intervento sulla legislazio­ne del lavoro da solo crea nuova occupazion­e

fuori dall’Italia?

«Non mi sembra che sia la prima norma in assoluto di questo genere ma anche su questo tema non siamo coinvolti visto che la cooperazio­ne non delocalizz­a ma lavora con i suoi soci sul territorio. In ogni caso siamo d’accordo sul fatto che chi riceve finanziame­nti pubblici poi abbia il dovere, anche costituzio­nale, di investire nel territorio.

Sembra che la maggior parte dei provvedime­nti contenuti nel decreto dignità in realtà vi soddisfino. Si può dire che è un decreto che complessiv­amente vi piace?

«Se è per questo, a livello personale, sono d’accordo anche con il divieto di pubblicità per i giochi d’azzardo ma è difficile fare una sintesi su un decreto omnibus che contiene un mucchio di cose e che non è omogeneo, e poi il problema vero è un altro».

Quale è il vero problema secondo lei?

«Che non esiste un decreto che possa diminuire la disoccupaz­ione per legge. Non c’è nessuna misura di legislazio­ne nazionale del lavoro che da sola può aumentare l’occupazion­e e il lavoro. Il problema è la politica economica e sono gli investimen­ti pubblici programmat­i e su questo punto siamo in attesa di vedere che cosa farà il nuovo governo guidato da Contee».

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