Corriere di Bologna

Il popolo dem fra sicurezza e voglia di leader

VIAGGIO NEL VENTRE DELLA SINISTRA

- Centuori Ferraro

La linea attendista di Roma non convince la base elettorale del Partito Democratic­o: «Dobbiamo ripartire subito, altrimenti si perde ancora». Così dalla Festa dell’Unità di Pianoro, a Botteghino di Zocca, gli elettori fanno sentire la loro voce e dettano l’agenda ai vertici del partito: immigrazio­ne, sicurezza, lavoro. «Quello che sta facendo Salvini lo potevamo fare noi, ma il popolo non è stato ascoltato e abbiamo perso», punta il dito una delle 800 persone presenti alla festa, «e la classe operaia ora vota 5 Stelle». Un altro elettore invoca la svolta, «come fece Occhetto». La base chiede anche di rivedere il Jobs act. E sulla figura di Renzi si spacca.

Immigrazio­ne. Sicurezza. Lavoro. E un nuovo leader. Se da via del Nazareno, dopo le elezioni, a fare rumore sono stati i silenzi dei vertici dem, fuori dal palazzo la base del partito scalpita, è vivace, fissa l’agenda. E a Roma chiede: «Bisogna ripartire subito, tra poco si vota e il rischio è forte». Quale rischio? Quello di consegnare la rossa (meglio rosa) Emilia alle forze di governo, Lega ed M5S, che il 4 marzo qui sono andati bene.

Il contesto è la Festa dell’Unità di Botteghino di Zocca, a poco più di dieci chilometri dalle Due Torri. Poche ore prima sulla città e tutt’intorno si è abbattuta una tempesta, che non ha scoraggiat­o però gli oltre 800 presenti. «È la serata giusta, quella del temporale. Rispecchia il clima nel partito: alti e bassi», scherza Claudia mentre posa gli ultimi vassoi in cucina. «A marzo l’errore è stato dividersi. Anche se è “acciaccata”, l’Emilia ha una forte tradizione politica di sinistra, da quella dobbiamo ripartire per non perdere il territorio. E io spero che torni Renzi...». Ma come si fa a «non perdere il territorio», o a riconquist­arlo? «Quello che sta facendo Salvini, lo potevamo fare noi», spiega Maria Giovanna, 75 anni. «Si guardi intorno: noi siamo la vecchia classe operaia. Una volta votavamo Pci, poi Pds e Ds. Il Pd non ha fatto le riforme che chiedevano gli elettori e ne ha pagato le conseguenz­e. Ora la classe operaia vota 5 stelle». Maria Giovanna accusa l’amministra­zione di Bologna di aver perso il contatto con i cittadini: «La città è sporca, ci sono grossi problemi che non hanno intenzione di risolvere». Uno su tutti? «L’immigrazio­ne, è stata gestita male: dalla stazione fino al centro è un continuo di ragazzi che chiedono l’elemosina. E poi non ci meraviglia­mo se finiscono in Montagnola o in piazza Verdi».

Poco distante da lei, una famiglia inizia a discutere su chi dovrebbe guidare il partito: «Bonaccini è l’uomo giusto», «No, c’è bisogno di un volto nuovo», «Ma hai visto dove ci hanno portato i nuovi?». La figura di Renzi ancora divide. «La Toscana ci ha tradito — interviene un signore — io sono stato un operaio, il Jobs act è stato una rovina, ci ha tolto i diritti che noi stessi avevamo conquistat­o». Qualche tavolo più in là Gianfranco, 76 anni, invoca la «svolta», «come fece Occhetto». Il Pd «ha dimostrato di saper gestire le situazioni critiche, dopo- tutto siamo ancora qua, dalla base la volontà c’è. Ma abbiamo bisogno di dare una risposta sull’immigrazio­ne», alternativ­a sia a Salvini sia a Minniti, per non farsi schiacciar­e dall’alleanza gialloverd­e. E sul leader: «Renzi potrebbe andare bene, ma non ora. Troppi errori, ci siamo trasformat­i da partito della speranza a partito dell’arroganza».

Tra i circa 70 volontari della Festa ci sono Marco e Francesca, poco più che trentenni, consiglier­i comunali. «Se non pensiamo a una nuova strategia, l’anno prossimo si perde — annuiscono entrambi — la priorità per la nostra gente è la sicurezza. Prima delle politiche sociali o dei temi tradiziona­li della sinistra, la cosa che ci chiedono più spesso è di installare telecamere contro i furti». Così i dem sono costretti a rincorrere gli avversari sul loro campo. «L’idea di un Pd dell’Emilia-Romagna che guidi la riscossa sul piano nazionale non ci dispiace: ci serve più flessibili­tà e autonomia, dobbiamo rispondere alle richieste che vengono dal territorio», concordano. E con loro Anna, ex dipendente Camst: «Non sono pentita di aver votato Pd, sono amareggiat­a». «Sembra che i dirigenti vivano su un altro pianeta — le fa eco Rita — la delusione è forte, ma un partito federale regionale può essere la soluzione». Annuisce Said, nato in Niger, da 7 anni in Italia e alla sua seconda Festa dell’Unità. «Quale Pd voterei? Quello di Pianoro, è l’unico che conosco».

” Immigrati È stata gestita male a Bologna dal centro alla stazione è un flusso di ragazzi che fanno la questua: così non va

” Lavoro Il Jobs act è stato una rovina, ci ha tolto i diritti che avevamo conquistat­o E ora gli operai votano M5S

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