«La morale comune ostaggio dei social»
«Anch’io ho subito diverse censure a causa di alcuni nudi femminili, come uno di Courbet, ma riguardo a quello che è accaduto a Bologna con Airbnb dico che semplicemente siamo di fronte al potere ricattatorio dei social, punto. Il moralismo che corre sulla rete è favorito dallo spirito di delazione e di ricatto di alcuni che fanno passare la loro morale come bene comune». È un Vittorio Sgarbi non sorpreso, ma indignato per la vicenda del quadro dell’artista contemporaneo inglese Markus Harvey, raffigurante una divisa di Hitler appesa alla gruccia, che a un super host bolognese collezionista d’arte è costato la cancellazione del proprio account dalla piattaforma a causa delle proteste di una cliente americana. «I moralisti e i delatori determinano un effetto d’influenza vasta che trascina con sé tante altre persone, una massa che alla fine fa blocco e pretende l’eliminazione (dell’altro ndr). Questo mondo “collegato”, in connessione, è un mondo minaccioso. Era molto meglio prima, quando eravamo tutti offline e le opinioni viaggiavano in un circolo più ristretto e qualificato», conclude il critico che nell’ottobre scorso venne duramente attaccato per aver esposto un quadro dipinto da Hitler (famosi sono gli acquerelli del dittatore) nella mostra «Museo della Follia. Da Goya a Bacon» allestita a Salò contro il quale si scagliò con un cacciavite in mano un visitatore indignato. «Censurare Hitler è un’idea hitleriana», chiosò Sgarbi.
” Il mondo dei collegati è minaccioso e pieno di delatori, chi non è allineato viene buttato fuori da quella massa Censurare Hitler è un’idea hitleriana