Ore 13,52: la trappola di fuoco
Incidente in A14, esplosioni a catena: un morto, 100 ustionati. Crolla il ponte autostradale, si apre una voragine
Un boato assordante, la palla di fuoco che s’alza in cielo per una ventina di metri inghiottisce l’autostrada e la tangenziale. La colonna di fumo nero spazzata dal vento copre ogni cosa nel raggio di centinaia di metri. Pochi secondi e dal groviglio di auto corrono veloci lunghe lingue di fuoco che avvolgono tutto ciò che incontrano.
L’onda d’urto è violentissima, devasta negozi e case. Pochi secondi e quel che resta dell‘autocisterna di gpl squarciata dall’esplosione sparisce nella voragine che s’apre sull’A14, all’altezza del viadotto di via Emilio Lepido. Il ponte si è come sciolto nella carreggiata centrale. Sembra finita, non è così. Una serie di detonazioni a catena coprono le sirene delle ambulanze che si sentono in lontananza. Ora sono le macchine della concessionaria Peugeot Auto Luna a esplodere, una dopo l’altra. Gli elicotteri dei vigili del fuoco fanno avanti e indietro col loro carico di acqua: le sterpaglie lungo la tangenziale continuano a bruciare, una bisarca che trasporta auto e che precedeva l’autocisterna è ridotta a uno scheletro.
È l’apocalisse. A Borgo Panigale, sotto al cavalcavia e in un raggio di 600 metri, c’è uno scenario da guerra. Vetrine in frantumi, serrande scardinate e tutto intorno detriti e pezzi di auto. Perfino le barriere insonorizzanti della tangenziale sono volate in strada: una si è infilzata nel tendone di un locale. Il palazzo che affaccia sul cavalcavia sembra sia stato bombardato, una groviera. Lo chiamavano il Colosseo già da prima. Poi in strada ciabatte, vestiti e borse abbandonate in strada, un orsacchiotto annerito dal fumo è abbandonato sul marciapiede. Tutto intorno persone in fuga, altre crollate a terra senza più fiato in gola con gambe e braccia ustionate, racconta chi ha visto. La contabilità di una giornata difficile da dimenticare è di un morto, l’autista della cisterna, e di un’ottantina di feriti per fortuna lievi. Il più grave è un poliziotto del commissariato Santra Viola trasportato al Bufalini di Cesena. Altri due agenti della Polstrada e undici carabinieri di Borgo Panigale, tra i primi soccorritori arrivati sotto al cavalcavia, sono rimasti feriti. Ma poteva andare molto peggio. L’orario, poco prima delle 14, e la canicola, hanno diminuito l’impatto della tragedia. Molti negozi erano infatti chiusi per la pausa pranzo e tanti bolognesi già in vacanza.
Vigili del fuoco, poliziotti e carabinieri hanno lavorato ore per mettere in sicurezza l’area, escludere la presenza di dispersi e fissare la dinamica dell’incidente. Un video girato dalle telecamere di Autostrade spiega la genesi di questo disastro. Alle 13,50 una cisterna bianca che trasporta gpl si schianta contro un Tir che la precede rimasto incolonnato all’altezza del chilometro tre sul raccordo di Casalecchio dell’A\14, nei pressi dell’uscita tre della tangenziale. C’è una prima esplosione che squarcia la cisterna, poi s’alza la colonna di fumo nero. Pochi minuti, il boato e poi la palla di fuoco avvolge tutto. Andrea Anzolin, autotrasportatore di 42 anni di Agugliaro, provincia di Vicenza, non ha avuto scampo. Lavorava per la ditta Loro di Lonigo, un paese poco distante. Fino a sera gli investigatori hanno cercato invano lungo il cratere: si era sparsa la voce che non fosse solo sull’autocisterna. La Procura ha aperto un’inchiesta e coordinato le indagini della Polstrada: il procuratore Giuseppe Amato e il pm Antonello Gustapane, entrambi arrivati in via Emilia, ipotizzano il disastro colposo e l’omicidio colposo contro ignoti. Resta solo da capire perché il conducente non è riuscito a frenare prima: una distrazione o chissà cos’altro. Il resto è tutto fin troppo chiaro.
Via Emilia, via Caduti di Amola e via Celio sono l’epicentro di quel che sembra il punto di
Autocisterna piena di gpl guidata da un vicentino tampona un tir, poi il boato e il crollo del cavalcavia: morto il conducente, cento i feriti. L’onda d’urto ha colpito case e attività: molti i danni
innesco di una bomba. La macchina dei soccorsi si è mossa fin da subito. I primi feriti sono stati presi in carico in un ospedale da campo improvvisato tra la Snai e il bar Love. Creme, bende e resti di flebo rimangono sparpagliate in strada. La concessionaria Auto Luna è sconquassata lungo tutti i due piani, il ponte dell’autostrada è ripiegato su se stesso. La protezione civile ha allestito un punto di raccolta per i cittadini e aperto un centro anziani per accoglierli. Una trentina di famiglie sono state evacuate: non potranno tornare in casa finché i vigili non faranno le verifiche sulla stabilità degli edifici. I danni a case e imprese sono enormi. Carabinieri e agenti della municipale hanno attivato squadre antisciacallaggio che vigileranno sulle abitazioni vuote. Come per i terremoti. «Non possiamo non ringraziare poliziotti e carabinieri che si sono letteralmente gettati nel fuoco per salvare i passanti e sono rimasti feriti», ha detto il procuratore Amato.
A sera, quando ormai il fumo si è diradato, resta l’odore acre dei pneumatici bruciati. L’Arpae e l’Ausl hanno fatto i primi rilievi sull’inquinamento ambientale e sembra non ci siano particolari problemi per i residenti. La Scientifica è ancora al lavoro sui resti della cisterna, le persone restano a guardare la distruzione ai bordi delle strade. «Sembrava un attentato, con tutte quelle esplosioni. L’ultima volta che ho vissuto una giornata simile era il 2 Agoato del 1980. Ho pensato ci fossero molti morti sotto al ponte, per fortuna è andata bene», dice Alfio mentre porta a spasso il cane.