«In fuga, raggiunti dalle fiamme» Nel quartiere, le voci dei feriti
Alla fermata degli autobus, nei bar dentro gli uffici o nelle auto: le storie dei sopravvissuti E la veglia di Zuppi per tutti loro
Sono gli occhi della paura e le voci del terrore. I corpi bruciati dalle fiamme e adesso avvolti da bende e garze. Racconti di chi ha visto la morte in faccia, ma può dirsi fortunato di essere sopravvissuto all’inferno di fuoco che poco prima delle 14 ha sconvolto Borgo Panigale.
Alla fine della giornata si sono contati un centinaio di feriti. Nessuno viene considerato in pericolo di vita. Ma il bollettino continua ad essere in aggiornamento, così come le condizioni di chi è stato trasportato in ambulanza o con mezzi propri ha raggiunto i pronto soccorsi della città e della provincia, dove infermieri e medici che stavano per fare il cambio turno sono stati richiamati in corsia per dare manforte all’altro personale. Un’emergenza fronteggiata mandando sul campo 26 ambulanze e aprendo il piano 12 dell’ospedale Maggiore: il reparto utilizzato nelle fasi d’allarme per ampliare la disponibilità di posti a disposizione. Sono stati 70 gli accessi al pronto soccorso del Maggiore legati all’incidente avvenuto in tangenziale, ai quali vanno aggiunti i 22 del Sant’Orsola, i 10 del Bellaria e i 3 del Rizzoli. Dal Maggiore molti sono stati smistati in altri ospedali della provincia: San Giovanni in Persiceto (24), Bentivoglio (6), Budrio (9) e dieci a Bazzano, tra i quali tre ragazzi che frequentano le scuole superiori di una scolaresca bulgara in gita in Italia. Un altro dei loro compagni è invece stato trasferito a Parma: il mini bilancio di chi è stato portato nelle strutture dedicate ai grandi ustionati parla di 4 feriti in tutto, divisi equamente tra Parma (ospedale Maggiore) e Cesena (Bufalini). Una quinta persona era in corso di valutazione fino a sera.
I più hanno continuato a riempire il pronto soccorso del Maggiore per tutto il giorno, raccontando l’incubo nel quale sono piombati in questo terribile lunedì d’agosto. «Eravamo alla fermata dell’autobus e improvvisamente le fiamme ci hanno travolto, abbiamo visto la morte in faccia» raccontano Yassine e Abderrahib Chentouibi, davanti all’ingresso del pronto soccorso con braccia e gambe coperte dalle bende. «La gente correva, le macchine andavano a sbattere, è stato terribile — dicono i due ragazzi —. Prima avevamo visto tutto quel fumo, poi un’esplosione che non dimenticheremo mai e quel calore che ci ha bruciato». Momenti simili a quelli vissuti da tanti altri stesi sulle barelle dell’ospedale.
Un ufficio di hosting con sede in via Caduti di Amola si trova all’altezza dell’esplosione. Gran parte degli impiegati sono stati portati in ambulanza per le ustioni: «Dalle finestre abbiamo sentito i primi scoppi dell’incidente. A quel punto essendo molto vicini abbiamo deciso di abbando-
nare l’edificio. Proprio mentre stavamo scappando siamo stati travolti dalle fiamme e adesso siamo qui» dicono gli impiegati ancora sconvolti. Il signor Paolo Minghetti si è inavvertitamente avvicinato troppo al pericolo per scattare una foto. «Ero in macchina con mia moglie vicino alla Lidl, ho visto il fumo e volevo fare una foto — racconta —. Proprio mentre ero in strada ho sentito quel bruciore alla testa e poi mi hanno portato qui». Paolo Minghetti, anche lui braccia e gambe fasciate, si era invece allontanato dalla tangenziale e dall’autostrada, ma poi era tornato indietro per chiudere le finestre dell’attività edile dove lavora. «Con un collega eravamo andati via ma volevamo chiudere tutto, proprio in quel momento lo scoppio ci ha sopraffatti». Il pronto soccorso è stato una processione di parenti dei feriti per tutto il pomeriggio, ma da subito venivano tranquillizzati spiegando che nessuno dei feriti era grave. Le ferite hanno riguardato soprattutto ustioni ma anche traumi dovuti all’onda d’urto e ai detriti, hanno spiegato il direttore sanitario dell’Ausl di Bologna, Francesca Novaco, il direttore della Medicina d’urgenza, Vincenzo Bua e il direttore del Dipartimento d’emergenza, Giovanni Gordini. Tutti e tre hanno sottolineato la velocità e l’organizzazione dei soccorsi ringraziando il personale, chiamato a uno sforzo.
Ieri sera l’Arcidiocesi ha organizzato una veglia di preghiera per dare un segnale di cordoglio alle vittime e ai feriti. Secondo l’arcivescovo matteo Maria Zuppi «si tratta di un fatto tragico che speriamo non provochi ulteriori vittime». «Ci stringiamo attorno a tutti coloro che sono stati coinvolti da lutti e sofferenze — scrive la Curia —. Bologna saprà reagire con una forte solidarietà e partecipazione, con quell’umanità e quella professionalità che l’hanno sempre contraddistinta».