«Vicino agli ambienti dell’Islam radicale» Espulso un kosovaro
L’uomo già arrestato a marzo per aver riempito di botte la moglie. Un espulso anche a Reggio
Il cittadino kosovaro, 37 anni, regolarmente residente a Bologna, era tenuto sotto controllo dal 2010, dopo avere partecipato a una conferenza dell’Unione degli albanesi musulmani in Italia alla quale intervenne l’imam radicale della moschea di Pristina, arrestato nel 2014 per aver mandato volontari in Siria e Iraq a combattere per l’Isis.
Non solo botte per la moglie e i figli. Ai più piccoli faceva vedere ripetutamente video jihadisti con le immagini di esecuzioni sia di civili che di militari. E quando a fine marzo è stato arrestato per maltrattamenti e lesioni in famiglia, prima di essere ammanettato dai carabinieri si è messo supino a terra e ha iniziato a pregare. Solo alla fine della preghiera ad Allah si è fatto arrestare. Ma questi sono solo alcuni degli episodi che raccontano la radicalizzazione religiosa di E. B, un kosovaro 37enne residente a Bologna, espulso ieri per motivi di sicurezza dello Stato, «poiché considerati contigui ad ambienti dell’estremismo islamico e pericolosi per la sicurezza pubblica», si legge in una nota del Viminale.
L’espulsione a firma del prefetto Patrizia Impresa è arrivata dopo mesi di approfondimenti che hanno messo a loro posto tutti i tasselli necessari per rendere esecutivo il rimpatrio per rischio terrorismo. La Digos di Bologna da anni controllava il kosovaro. Il 37enne, che per un periodo si è anche trasferito in Albania dove si è sposato pur avendo una moglie a Bologna, era «attenzionato» dal 2010 quando ha partecipato a una conferenza indetta dall’Unione degli Albanesi musulmani in Italia alla quale intervenne, in qualità di relatore, l’imam radicale della moschea di Pristina arrestato nel 2014 in Kosovo per aver instradato numerosi volontari in Siria ed Iraq per combattere tra le fila dell’Isis. Una partecipazione che non è passata inosservata. Da lì all’episodio che lo ha portato in carcere per i continui maltrattamenti in famiglia.
A fine marzo è stata la moglie dopo l’ennesima violenza subita tra le mura domestiche a chiamare, disperata, i carabinieri. Stanca delle percosse continue a lei e ai loro figli. Ma nonostante i segni della violenza sul volto della donna, l’uomo anche in quell’occasione non ha chiesto scusa. Si è appellato al suo credo, spiegando ai militari che quelle botte erano la giusta punizione perché la donna gli aveva mancato di rispetto. E anche ai militari dell’Arma aveva cercato di opporre resistenza, prima affrontandoli con disprezzo : davanti ai carabinieri ha iniziato a pregare e solo a preghiera terminata si è alzato ed è uscito ammanettato da casa dove viveva da diversi anni. Da più di venti sotto le Due Torri.
L’espulsione del kosovaro è arrivata assieme a quella di altri tre, tra cui un 45enne tunisino, detenuto a Reggio Emilia, che era stato sottoposto a monitoraggio carcerario perché si era presentato come leader religioso di fede islamica: in questa veste era stato
L’imam radicale
L’uomo «attenzionato» dopo un incontro con un imam di Pristina vicino all’Isis
I video jihadisti
Ai figli faceva vedere più volte i video degli jihadisti con esecuzioni di militari e civili
protagonista di disordini e sommosse in carcere. Con queste quattro espulsioni, ha ricordato il Viminale, salgono a 11 le espulsioni eseguite dal gennaio 2015 ad oggi, 74 delle quali quest’anno. Non è la prima espulsione a Bologna, il caso più eclatante legato all’Isis è stato quello del terrorista bolognese Youssef Zaghba, che a giugno 2017 si è lanciato sulla folla a London Bridge a bordo di un furgone insieme ad altri due giovani.