Corriere di Bologna

Porte e finestre giù, loro sfollati L’unica famiglia fuori di casa

«Mio figlio era in cucina, la bomba d’aria calda lo ha sfiorato»

- di Massimo Ferraro

Un botto. Joesy è in cucina con il figlio più piccolo, David, neanche 2 anni. Guarda fuori dalla finestra, dal suo appartamen­to in via Panigale, pensa a un normale tamponamen­to in autostrada. Poi vede l’autocister­na poggiarsi su un fianco, il fumo sempre più denso che inizia a salire, le fiamme. Corre dalla figlia Krizzia, 12 anni, le dice di vestirsi velocement­e. «Dobbiamo scendere». Non fa in tempo a prepararsi che avviene l’esplosione: vetri e finestre in frantumi. David è ancora in cucina, con il seggiolone che guarda verso il ponte che sta collassand­o. Mamma e figlia non riescono a entrare subito in cucina, la porta si è sformata e incastrata. Ma David sta bene, la finestra era aperta e i vetri non l’hanno neanche sfiorato, solo un brutto spavento e una bomba d’aria calda, che ha liquefatto il secchio della spazzatura a pochi metri da lui.

«Mentre scendevamo di corsa le scale, mia figlia ha chiamato suo papà Juanito, mio marito, che stava tornando dal lavoro. Ma non riusciva a capire cosa stesse succedendo, Krizzia continuava a piangere. E anche io». Ora sorridono tutti e quattro, nel loro alloggio temporaneo in via Gandusio, al residence «Carducci». Il giorno dopo l’incidente, Er.Go ha dato la disponibil­ità per ospitare chiunque avesse necessità di un alloggio.

Dopo i controlli dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile, solo la famiglia Desono, di origini filippine, dovrà rimanere ancora qualche

giorno lontana dal proprio appartamen­to, per ripristina­re gli infissi e sistemare i danni. «C’era come della sabbia in casa — racconta Joesy, 43 anni, da 18 a Bologna — quel giorno i soccorsi sono arrivati subito, dopo che ci ha raggiunto mio marito siamo rimasti in strada diverse ore». Poi alle 22 sono stati trasferiti in un albergo,in accordo con il Comune e i servizi sociali, dove hanno dormito 2 notti.

Da quando sono stati evacuati, la famiglia è potuta ritornare in casa solo due volte, accompagna­ta dai pompieri: la sera stessa, quando hanno preso frettolosa­mente tutto quello che era a portata di mano, e alle 9 di ieri, per dare le chiavi al proprietar­io di casa che ha già iniziato i lavori. Krizzia mostra le foto della sua cameretta: «Appena ho sentito il boato sono corsa via, dietro di me sono esplosi i vetri». Una volta scesa in strada, ha chiamato una sua amica, per raccontarl­e cos’era successo. «Dicono che sono stata coraggiosa», sorride. Nell’androne dello studentato dove si sono appena trasferiti, David continua a giocare con le chiavi del nuovo appartamen­to, dove dovranno rimanere una decina di giorni. «Ci hanno detto almeno fino al 15 agosto, ma dipende dai lavori», spiega Juanito.

Er.Go ha fornito alla famiglia due stanze attigue, ciascuna con 2 letti, angolo cottura e servizi. E un frigo, già pieno di cibo e bevande per accogliere i nuovi ospiti, ancora un po’ frastornat­i. «In questo periodo il Carducci è l’unica struttura che teniamo aperta — dice il direttore Patrizia Mondin — ora ci sono circa 70 studenti su 240 posti disponibil­i, di spazio ne abbiamo e ci siamo attivati subito per dare una mano».

” Joesy Ho sentito un botto, mi sono affacciata e ho preso i miei figli per fuggire insieme. Dietro di noi tutto è esploso

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Studentato La famiglia Des-ono con la direttrice di Er.go

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