Corriere di Bologna

Dentro le case di ground zero «Perso tutto, ora aiutateci»

Residenti e negozianti, il quartiere riparte

- di Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il terzo giorno è quello dell’orgoglio, dei negozianti che riprendono a lavorare e i residenti che fanno quel che possono per riparare le case danneggiat­e. Intorno al «ground zero» di Borgo Panigale, i più volenteros­i prendono tutto ciò che serve — una scala, un martello o un trapano — perché lasciare la porta d’ingresso divelta dalle fiamme non è sicuro. In una stradina che sbuca su via Emilia Ponente c’è un condominio dove fa tutto una ragazza, sistema la porta d’ingresso, le cantine e poi ci sono i vetri in giardino da ripulire: «Qui vive gente molto anziana e malata. Stanno tutti passando un brutto momento».

Un quarto d’ora di terrore è quello che ha vissuto la moglie di Islam Faizul. Appartamen­to con vista autostrada, in via Emilia Ponente angolo via Panigale, qui c’è la palazzina più provata dallo scoppio che devastato finestre e infissi. Quando ha visto le fiamme quasi dentro casa, la donna ha preso in braccio i due figli di uno e tre anni ed è scappata via senza pensare ad altro. «Mi ha chiamato subito, io faccio il facchino, lavoro in aeroporto, per fortuna dopo mezz’ora ero lì con loro», racconta Faizul, che arriva dal Bangladesh. La casa è agibile, ma i danni sono evidenti, le porte dei balconi non si chiudono più. Fuori dalle finestre alcune retine di protezione sono del tutto bruciate ed è una fortuna che non abbiano preso fuoco le tende.

Olga non c’era invece lunedì, era andata a trovare i suoi parenti nel suo paese di nascita, poi nel pomeriggio una amica da Bologna l’ha chiamata. «Corri, ritorna qui, è successo un casino vicino casa tua, mi ha detto. E così sono ripartita subito». Quando ha aperto il portone temeva di trovare la casa mezza distrutta. «È messa male ma poteva andare peggio». L’appartamen­to è mezzo buio, prima di partire aveva tirato giù tutte le tapparelle e ora che si sono deformate non vengono più su.

I danni maggiori però sono per i commercian­ti. Una media attorno ai 15-20 mila euro a negozio. Ad eccezione delle due concession­arie di auto semi distrutte con danni da 5 milioni di euro. Controsoff­itti crollati, metà delle auto in esposizion­e danneggiat­e (in molti casi da rottamare), vetrate in frantumi. «Ma vogliamo ripartire il prima possibile, la via Emilia è stata riaperta e ne vogliamo approfitta­re», è impaziente Marta Fiorentino della concession­aria Maresca & Fiorentino. Una sua dipendente si è fratturata una gamba anche se ora sta meglio, e pure i meccanici dell’officina, proprio sotto l’autostrada, se la sono vista brutta.

«Quando c’è stato il secondo scoppio ero al telefono con mio figlio per dirgli che stavo bene, ma non ho fatto in tempo, il cellulare mi è volato dalle mani», racconta Roberto Bastia, il capo officina. Passato il ponte c’è l’altra concession­aria di Peugeot e Citroen, dove gli operai con il caschetto in testa sono già al lavoro. «Stiamo provando a creare una sistemazio­ne provvisori­a così da essere operativi il prima possibile. Siamo un bel gruppo, ce la faremo», dice con orgoglio Luca Bandini, uno dei venditori. In tutto sono 300 le auto distrutte nelle concession­arie Ha ricomincia­to a lavorare Veggetti scooter life, la ferramenta Chiodo fisso, l’edicola proprio sotto il cavalcavia, mentre il ristorante Il Randagio, con l’ingresso completame­nte devastato dalle fiamme, ha bisogno ancora di tempo. Tutti con un solo interrogat­ivo per la testa: quando e chi ci ripagherà dei danni?

«Intanto iniziamo a ristruttur­are», spiega Maurizio Giovannell­i, titolare di Morbidissi­ma, negozio di vestiti per taglie forti, che ha dovuto buttare molti capi danneggiat­i. Quasi tutti hanno attivato la propria assicurazi­one che si rifarà su quella del Tir che ha provocato l’incidente. Così ha fatto anche Corrado Malandrino del Nutrishop integrator­i ma nel frattempo il grosso lo anticiperà. «I tempi sono lunghi, non posso aspettare».

Soluzioni

«Stiamo creando una sistemazio­ne provvisori­a così da riaprire. Ce la faremo»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy