«La morte della Pizia» per indagare gli enigmi
Per il Plautus Festival in scena l’autore Daniele Pecci
Un divertissement letterario sul senso dell’enigma. La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt, in programma stasera alle 21,30 all’Arena Plautina di Sarsina per il «Plautus Festival», nella versione di Daniele Pecci sulla colonna sonora affidata al violoncello di Chiara Di Benedetto propone una rilettura laica e dissacrante degli antichi oracoli.
Nella mitologia greca, la Pizia era l’eletta sacerdotessa del dio Apollo a Delfi che, seduta sul suo tripode e avvolta dal vapore, profetizzava agli uomini il volere degli dei attraverso un solenne vaticinio. Nel racconto di Dürrenmatt, pubblicato nel «Mitmacher» nel 1976, la profetessa di Apollo diventa «un’imbrogliona che improvvisava gli oracoli a casaccio, secondo l’umore del momento», l’ultima delle pizie che appaiono come la versione antica delle cartomanti di oggi. Dürrenmatt tiene in modo particolare alla parodia (un altro tentativo riuscito è «Il Minotauro») e con questo racconto, piccolo capolavoro della burla ironica, ci presenta un mito che assomiglia a una caricatura, prendendo tuttavia le dovute distanze dalla satira e dal sarcasmo infondato. Perché la messa in ridicolo della Pizia è motivata dalla ragione prima del suo autore, ovvero l’investigazione e l’interpretazione dello straordinario arcano, il protagonista assoluto del racconto, che fa uscire pazzi gli antichi greci che gli si accostavano con fede incondizio-
Ispirato a Dürrenmatt
È una versione del racconto omonimo che fa una parodia degli antichi oracoli
nata.
Anche nella reinterpretazione del testo, firmata da Daniele Pecci, nasce una rilettura laica, sottile, dissacratoria e divertente del mito greco ed in particolare del mito di Edipo. Un’ormai decrepita discendente Pizia, sacerdotessa dell’oracolo di Delfi, viene chiamata a rispondere alle domande di un giovane Edipo. Attraverso il suo sogno si intrecciano in vorticose trame l’invenzione, la casualità e il destino, tutte credibili, che manifesteranno il vero abitante di Delfi: l’enigma. Pecci indaga sul valore delle profezie e sulla loro influenza nel destino degli uomini attraverso le parole dell’ultima sacerdotessa di Apollo, Pannychis XI, la quale infastidita dalla credulità dei suoi contemporanei proponeva loro vaticini improbabili.