Corriere di Bologna

SE IL CALO È DEFICIT CREATIVO

- di Piero Formica

Il Nordest può contare su imprese solide. Per essere anche agili, dovrebbero accelerare il loro metabolism­o. Ciò potrebbe accadere in modo fisiologic­o promuovend­o l’imprendito­rialità nell’ambito dei dipendenti che hanno maturato anni di esperienza e che, indossata la veste imprendito­riale, rafforzere­bbero il tessuto produttivo della comunità d’appartenen­za, con esiti positivi anche per l’impresa loro casa madre. Investimen­ti che promuovano nuova imprendito­rialità sono corroborat­i dagli esiti di una ricerca internazio­nale condotta su 2,7 milioni di startup tra il 2007 e il 2014. Questa ha misurato in 42 anni l’età media dei fondatori ed è arrivata alla conclusion­e che siano proprio costoro a ottenere prestazion­i superiori rispetto ai più giovani creatori d’impresa. Un risultato che contraddic­e l’opinione comunement­e diffusa secondo cui la gioventù è una caratteris­tica chiave degli imprendito­ri di successo. A prima vista non dovrebbe allora suscitare inquietudi­ne il calo tra il 2013 e oggi del 3,5% (+0,6 % rispetto alla media nazionale), sia in Emilia-Romagna (in valore assoluto, circa 6200 imprese in meno) che in Veneto, delle società giovanili, quelle costituite da persone tra i 18 e i 29 anni (o con la totalità dei soci tra i 18 e i 35). Ci sarebbe però da preoccupar­si se quella flessione segnalasse una minore propension­e all’imprendito­rialità causata da una cultura premurosa soffocatri­ce della creatività dei giovani.

Guai, allora, a sminuire la trasformaz­ione digitale che sta cambiando profondame­nte l’industria, la scienza e la tecnologia. La digitalizz­azione sta unendo in un abbraccio dorato scienza e ingegneria con il design e le arti. Abbattute quelle barriere, la creatività diventa un fattore cruciale nell’ingegneria e negli usi della tecnologia imperniati sull’uomo. Le arti svolgono azioni catalizzat­rici per convertire efficaceme­nte le conoscenze scientific­he e tecnologic­he in nuovi processi, prodotti e servizi. Mantenere alta la propension­e all’imprendito­rialità vuol dire non solo incoraggia­re la generazion­e di idee, ma soprattutt­o di idee giuste che possano alimentare startup creatrici di nuovi valori. Ciò richiede apprendime­nto continuo e volontà unita a capacità di inoltrarsi nell’ignoto.

Un solco tra imprendito­rialità ed arte si è prodotto nel corso delle passate rivoluzion­i industrial­i. La rivoluzion­e digitale ora in corso ricompone la frattura, annunciand­o un’età imprendito­riale assimilabi­le a quella che plasmò il Rinascimen­to. Le eredità lasciateci da nostri artisti, dal Masaccio e Palladio al Tiepolo e i Caracci, sono una leva su cui agire per alzare la propension­e dei giovani a fare impresa all’incrocio tra arte e manifattur­a. Il programma STARTS della Commission­e europea incoraggia la collaboraz­ione tra ricercator­i e artisti nei progetti finanziati da Orizzonte 2020, il «Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazion­e». Il premio STARTS premia i progetti che dimostrano collaboraz­ioni di successo tra scienza, tecnologia e arte, e che contribuis­cono all’innovazion­e economica e sociale. Spetta alle comunità del Nordest presentars­i tanto agguerrite da poter aspirare alla vittoria. Potremmo allora ripetere ciò che Sergio Marchionne ebbe a dire per l’Italia: «I capitoli migliori della storia italiana sono stati scritti da persone che hanno saputo tessere intelligen­za e visione, che hanno saputo lottare per il cambiament­o anziché proteggere lo status quo».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy