SE IL CALO È DEFICIT CREATIVO
Il Nordest può contare su imprese solide. Per essere anche agili, dovrebbero accelerare il loro metabolismo. Ciò potrebbe accadere in modo fisiologico promuovendo l’imprenditorialità nell’ambito dei dipendenti che hanno maturato anni di esperienza e che, indossata la veste imprenditoriale, rafforzerebbero il tessuto produttivo della comunità d’appartenenza, con esiti positivi anche per l’impresa loro casa madre. Investimenti che promuovano nuova imprenditorialità sono corroborati dagli esiti di una ricerca internazionale condotta su 2,7 milioni di startup tra il 2007 e il 2014. Questa ha misurato in 42 anni l’età media dei fondatori ed è arrivata alla conclusione che siano proprio costoro a ottenere prestazioni superiori rispetto ai più giovani creatori d’impresa. Un risultato che contraddice l’opinione comunemente diffusa secondo cui la gioventù è una caratteristica chiave degli imprenditori di successo. A prima vista non dovrebbe allora suscitare inquietudine il calo tra il 2013 e oggi del 3,5% (+0,6 % rispetto alla media nazionale), sia in Emilia-Romagna (in valore assoluto, circa 6200 imprese in meno) che in Veneto, delle società giovanili, quelle costituite da persone tra i 18 e i 29 anni (o con la totalità dei soci tra i 18 e i 35). Ci sarebbe però da preoccuparsi se quella flessione segnalasse una minore propensione all’imprenditorialità causata da una cultura premurosa soffocatrice della creatività dei giovani.
Guai, allora, a sminuire la trasformazione digitale che sta cambiando profondamente l’industria, la scienza e la tecnologia. La digitalizzazione sta unendo in un abbraccio dorato scienza e ingegneria con il design e le arti. Abbattute quelle barriere, la creatività diventa un fattore cruciale nell’ingegneria e negli usi della tecnologia imperniati sull’uomo. Le arti svolgono azioni catalizzatrici per convertire efficacemente le conoscenze scientifiche e tecnologiche in nuovi processi, prodotti e servizi. Mantenere alta la propensione all’imprenditorialità vuol dire non solo incoraggiare la generazione di idee, ma soprattutto di idee giuste che possano alimentare startup creatrici di nuovi valori. Ciò richiede apprendimento continuo e volontà unita a capacità di inoltrarsi nell’ignoto.
Un solco tra imprenditorialità ed arte si è prodotto nel corso delle passate rivoluzioni industriali. La rivoluzione digitale ora in corso ricompone la frattura, annunciando un’età imprenditoriale assimilabile a quella che plasmò il Rinascimento. Le eredità lasciateci da nostri artisti, dal Masaccio e Palladio al Tiepolo e i Caracci, sono una leva su cui agire per alzare la propensione dei giovani a fare impresa all’incrocio tra arte e manifattura. Il programma STARTS della Commissione europea incoraggia la collaborazione tra ricercatori e artisti nei progetti finanziati da Orizzonte 2020, il «Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione». Il premio STARTS premia i progetti che dimostrano collaborazioni di successo tra scienza, tecnologia e arte, e che contribuiscono all’innovazione economica e sociale. Spetta alle comunità del Nordest presentarsi tanto agguerrite da poter aspirare alla vittoria. Potremmo allora ripetere ciò che Sergio Marchionne ebbe a dire per l’Italia: «I capitoli migliori della storia italiana sono stati scritti da persone che hanno saputo tessere intelligenza e visione, che hanno saputo lottare per il cambiamento anziché proteggere lo status quo».