Emilia regina del boom del biologico
Coldiretti: dal 2014 ad oggi le aziende che in regione rispettano la natura sono aumentate del 70%
L’Emilia-Romagna è una delle capitali del boom del biologico. Secondo la Coldiretti dal 2014 ad oggi i terreni coltivati con metodo «bio» sono aumentati del 70%. Inizialmente era concentrato nelle aree collinari e montane, poi ha cominciato a diffondersi in pianura.
Si cominciò a parlare di agricoltura biologica negli anni Novanta. E oggi l’Italia, complice la moda che ha contagiato i consumatori che scelgono sempre più di mettere prodotti sani nella busta della spesa, è il primo produttore europeo di alimenti biologici, un primato che riguarda sia il numero di aziende certificate sia la superficie coltivata. Ma qual è la fotografia emiliano-romagnola della diffusione di questo metodo di coltivazione e allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, escludendo l’utilizzo di concimi, diserbanti, insetticidi? Il nostro territorio è una delle capitali del boom del biologico. Secondo l’ultimo rapporto sul settore stilato dall’Unità organizzativa di vigilanza delle produzioni regolamentate della Regione Emilia-Romagna datato 2015, sono 4.165 le imprese che qui producono e trasformano prodotti biologici; ad esse corrispondono più di 4.500 sedi operative dislocate sull’intero territorio regionale. Il trend degli ultimi anni è molto positivo, con un continuo aumento delle imprese: basti come riferimento l’anno 2015, in cui sono state registrate 289 imprese biologiche in più rispetto al 2014. Il numero non è altro che la risultante ottenuta confrontando le nuove nate, 519, e l’uscita di scena di 240 aziende storiche. Rispetto al dato nazionale, che conta oltre 55 mila imprese, il maggior numero di imprese che trasforma e commercializza prodotti biologici si trova in Emilia-Ro- magna: sono aziende di prima lavorazione delle materie prime come magazzini di confezionamento dell’ortofrutta, cantine, macelli, frantoi, mulini, ma anche aziende di produzione di prodotti trasformati come caseifici, forni e biscottifici, salumifici e industrie di conserve o ancora aziende che si occupano solo della commercializzazione. Ma non è finita. Secondo la Coldiretti regionale dal 2014 ad oggi i terreni coltivati con metodo «bio» sono aumentati del 70%. Inizialmente il «bio» era concentrato nelle aree collinari e montane, poi col tempo ha cominciato a diffondersi anche in pianura, grazie alle diverse modifiche dei disciplinari avvenute nel tempo e volte ad estendere ulteriormente la produzione biologica. Sono 150.600 gli ettari delle superfici iscritte all’albo dei produttori biologici, il 15% dei terreni coltivati. Tali risultati sono stati raggiunti anche grazie alla pubblicazione di due recenti bandi inseriti nel programma di sviluppo rurale della Regione per il periodo 2014-2020 e a cui hanno partecipato 3.253 imprese. Sugli oltre 47 milioni di euro che la Regione mette a disposizione, 27,2 milioni sono a sostegno dell’agricoltura biologica. Interventi che mirano alla diminuzione dell’impatto delle pratiche agricole su ambiente, acqua e suolo, nel rispetto della biodiversità e per ridurre le emissioni da anidride carbonica e contrastare i cambiamenti del clima.