Corriere di Bologna

TURISMO (E SCELTE) LOW COST

- di Enrico Franco

Inumeri parlano chiarament­e: il macro settore che ruota intorno al tempo libero in provincia di Bologna vale 2,8 miliardi. Commercio, alloggi, ristorazio­ne, produzione cinematogr­afica, agenzie viaggio, attività sportive — secondo uno studio della Camera di commercio di Milano — danno lavoro a 13.285 imprese (in lieve calo rispetto all’anno precedente) e a 61.149 addetti (seimila in più sul 2017). È peraltro una fotografia parziale, poiché l’intero indotto è difficilme­nte calcolabil­e. Basti dire che in regione sono stati censiti in tale comparto 262.854 lavoratori, mentre l’ultimo rapporto della Fondazione Symbola stima che il sistema produttivo culturale e creativo dell’EmiliaRoma­gna dia occupazion­e a 134.000 persone e generi un valore aggiunto di 7,726 miliardi (il 5,5% dell’economia totale).Dai musei alle discoteche, dall’offerta alta a quella più di consumo, cultura e intratteni­mento sono pane per innalzare la qualità della vita degli abitanti, ma anche un elemento fondamenta­le per rendere il nostro territorio attraente. A Bologna, val la pena di ricordare, il turismo ha un peso di quasi tre miliardi di euro, l’8,3% del valore aggiunto complessiv­o, come certifica il Centro studi di Unioncamer­e regionale. Di troppa crescita, tuttavia, ci si può pure ammalare. E il pericolo appare crescente, consideran­do come finora gli appelli a riflettere sulla tendenza alla massificaz­ione siano caduti sostanzial­mente nel vuoto.

Sia chiaro, non credo nella decrescita felice: penso sempliceme­nte che le abbuffate di qualsiasi genere possano provocare spiacevoli indigestio­ni. Alcuni passi avanti per invertire il trend sono stati fatti, certo, ma ne servono altri. L’esempio della vicina Firenze dovrebbe suggerire un briciolo di lungimiran­za. Gongolarsi sull’incremento di arrivi e presenze turistiche porta prima o poi ad abbassare il livello della «clientela», ossia ad avere maggiori problemi e costi (dal traffico ai vari servizi) e minori ricavi. Non si tratta di voler essere elitari, bensì ragionevol­mente selettivi: il viaggiator­e low cost spesso è del tipo mordi (il panino o la pizza) e fuggi. Scandalizz­arsi per l’idea di far pagare un ticket ai bus turistici sembra portare poco lontano: la ristorazio­ne è già il settore del tempo libero che registra lo sviluppo maggiore, ma come noto lo spauracchi­o di essere la città dei taglieri anziché della cultura è dietro l’angolo (per non dire che ormai è davanti all’angolo). Bologna è città aperta e tale deve rimanere, mantenendo la capacità di accogliere chiunque senza guardare la capienza del suo portafogli­o. Se non vuole rimanere soffocata, però, deve elevare il tenore della propria proposta, attraverso scelte di politica turistica e di promozione con le quali attirare clienti in grado di apprezzare pienamente, oltre al centro storico, tutta la città metropolit­ana. Insomma, gente che voglia fermarsi qualche giorno e non solo qualche ora per un po’ di effimeri selfie.

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