La Riviera stile Caraibi L’estate dei chiringuitos
Bar sulla sabbia per cocktail e aperitivi che riproducono i chioschi che hanno reso celebri le coste di Formentera, Barcellona e numerose località del Sud America: è la tendenza consolidata questa estate nei lidi della costa romagnola
Dopo Ibiza e Formentera, Barcellona e il Sud America, i chiringuitos sbarcano in Riviera e conquistano gli stabilimenti di Rimini e Riccione. I tipici chioschi da piaggia coperti da grandi ombrelloni di paglia offrono servizio bar a pochi passi dal mare e dal venerdì alla domenica rimangono aperti tutta la notte. Diventando un presidio per la sicurezza.
Giovani in costume con i piedi in acqua, con uno spritz in una mano e lo smartphone nell’altra per scattare foto al tramonto mentre le casse sparano decibel a tutto volume facendo ballare centinaia di altre persone a pochi passi dalla riva. Sullo sfondo, la silhouette di un chiosco coperto da un grande ombrellone di paglia, dove quattro barman preparano cocktail e spillano birre a tutta velocità.
Ecco l’ultima cartolina che ritrae la vita da spiaggia a Rimini e a Riccione, dove spopolano sempre di più i chiringuitos, bar sulla sabbia che riproducono i chioschi che hanno reso celebri le coste di Formentera, Barcellona e numerose località del Sud America. Ora c’è chi prova a reinterpretarli in salsa romagnola, anche se, va detto, le insegne che si vedono in Riviera riportano gli stessi nomi che campeggiano tra le palme e le noci di cocco oltreoceano: dal «Pura vida», il «Tiki» e il «Cabana beach» di Marina Centro di Rimini, al «Kiosquito» di Riccione. Dal classico servizio bar offerto tutti i giorni a pochi passi dal mare già dal primo pomeriggio, fino alle feste organizzate dal venerdì alla domenica, che partono al tramonto a ritmo di musica per concludersi talvolta anche a notte inoltrata, il fenomeno dei chiringuitos sta conquistando larga parte della popolazione giovanile locale e turistica, incoraggiato dalle amministrazioni comunali locali, che vi intravedono non solo un polo innovativo di attrattività turistica ma anche un presidio di sicurezza in spiaggia.
«Per aprire un chiringuito è necessario, disporre della licenza di vendita e somministrazione di alcolici e dell’autorizzazione dello stabilimento balneare in cui allestire lo spazio», spiega Primo Olivieri, del consorzio balnari «Spiaggia Rimini Network».
«Qui stanno avendo un grande successo — racconta — sono la nuova frontiera della movida locale e qualcosa si sta muovendo anche a Riccione. Fino a qualche anno fa si contavano sulle dita di una mano, quest’anno ne sono aperti 18, l’anno prossimo puntiamo ad aprire 40 chioschi su tutto il litorale riminese». Ma quale è la formula vincente dei chiringuitos? «In primo luogo — spiega ancora Olivieri — il fatto che non vanno a cannibalizzare la clientela dei ristobar, che esistono da sempre. Quindi completano un’offerta già esistente». Offerta per altro eterogenea. «Non ci sono doppioni. Abbiamo i chioschi che propongo feste a tema, ad esempio di lunedì, al chiringuito dello stabilimento 26 si mangia la paella direttamente con i piedi nell’acqua, la domenica, al 44, il chiringuito “Pura Vida” richiama fino a 7.000 ragazzi che ballano a più non posso. Siamo di fronte a uno successo che potrebbe avere la stessa portata di quello dei club e delle discoteche negli anni d’oro». Non deve stupire il fatto che i chiringuitos trovino terreno fer-
tile nella zona sud della Riviera Romagnola piuttosto che a Marina di Ravenna o Milano Marittima. Qui la movida notturna ha contagiato le spiagge e l’arenile già da diversi anni e con altre formule, basta pensare ai fiumi di persone che invadono locali di successo come il Papeete Beach.
Nella capitale della Riviera, forse può stupire, le cartoline da spiaggia hanno sempre ritratto file di ombrelloni e lettini presi d’assalto, pedalò, e mosconi pronti a salpare. Il mondo della notte si è sempre rifugiato sul lungomare o sulle discoteche collinari, dove l’offerta sembra concedere poco spazio alle novità. Così, per portare quel mondo in spiaggia, la città che ha inventato il turismo balneare, già a suo tempo centro nevralgico del divertimentificio nazional popolare, si è arresa al fascino dell’esotico.