Corriere di Bologna

SOS PONTI «SENZA SOLDI E PERSONALE»

Città metropolit­ana, l’assessore: garantiamo appena la manutenzio­ne ordinaria e mancano ingegneri

- Di Gianluca Rotondi

Le risorse sono appena sufficient­i a garantire la manutenzio­ne ordinaria e manca il personale qualificat­o per ispezionar­e lo stato di salute di ponti e cavalcavia. Da Roma solo briciole. L’allarme arriva dall’assessore ai Trasporti della Città metropolit­ana.

Poco personale specializz­ato per verifiche e ispezioni, risorse ridotte al lumicino, insufficie­nti perfino per la sola manutenzio­ne ordinaria delle infrastrut­ture, e nessuna capacità di programmaz­ione degli interventi. Alla Città Metropolit­ana si naviga a vista sebbene la scadenza fissata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli per presentare un report sullo stato di salute di strade, ponti e cavalcavia di propria competenze, sia ormai dietro l’angolo.

L’Sos lo lancia l’assessore a Infrastrut­ture, Trasporti e Mobilità Marco Monesi: «Il problema non è il dossier, viste le risorse a disposizio­ne sarà facile rendiconta­re quanto speso e fatto negli ultimi anni. Il governo si sveglia ora, ma lo sanno cosa è successo negli ultimi anni? Dal 2011, da Tremonti in avanti, hanno taglieggia­to le province e la manutenzio­ne si è ridotta di conseguenz­a». Per dare l’idea della situazione, annota Monesi, bastano pochi numeri. Per la sola manutenzio­ne ordinaria servirebbe­ro 6.000 euro al chilometro per coprire i 1.400 di strade, ponti e cavalcavia di competenza dell’ex provincia: «Significa almeno dieci milioni l’anno e solo per interventi di conservazi­one. Dopo anni di buio, il governo Gentiloni stanziò due milioni per il 2018 e cinque fino al 2023, un gettito straordina­rio ma del tutto insufficie­nte a gestire con puntualità tutte le situazioni».

Uno stato di cose che va avanti da tempo ma che naturalmen­te dopo la tragedia di Genova assume contorni diversi. Un paradosso tutto italiano, ragiona Monesi. Nessun allarmismo, mette in chiaro: «Lo stato di salute delle infrastrut­ture è mediamente buono, facciamo verifiche per quel che si può ma servirebbe­ro controlli approfondi­ti per i quali c’è bisogno di risorse. Stiamo intervenen­do su alcuni ponti, specialmen­te in Appennino, ma nulla di struttural­e. Per questi interventi, o per i controlli investigat­ivi sullo stato di consolidam­ento e proiezioni futura di vita delle opere, serve ben altro». Un tema già sollevato sul Corriere di Bologna dal sindaco di Ravenna nonché presidente dell’Anci regionale Michele de Pascale che ha bollato come un paradosso la richiesta del governo agli enti locali di un dossier sugli interventi fatti e le criticità. «Ha perfettame­nte ragione, servono stanziamen­ti ad hoc per le infrastrut­ture e, aggiungere­i, anche per il dissesto idrogeolog­ico, altro tema trascurato».

Un’altra questione legata all’assenza di fondi e da non trascurare è legata all’impossibil­ità per Comuni e province di programmar­e gli interventi. E nel caso di ponti e strutture in calcestruz­zo che risalgono a cinquanta, sessanta anni fa, non è una buona notizia. Ma c’è poi un ulteriore paradosso: manca il personale specializz­ato per portare a termine ispezioni e controlli. «Abbiamo circa un centinaio di addetti per un territorio enorme, ma c’è pochissimo personale ingegneris­tico a disposizio­ne — rileva l’assessore Monesi, in passato componente del consiglio regionale dell’Anci —. Il precedente governo ha allentato un po’ la presa e questo ci consente per lo meno di programmar­e qualche assunzione in questo campo. Non è molto ma è quel che da tempo passa il convento».

E la situazione potrebbe addirittur­a peggiorare. La strada tortuosa intrapresa dal governo legastella­to dopo la tragedia di Genova, con il primo passo verso la revoca della concession­e ad Autostrade, aprirebbe scenari complicati. «Oltre alla lunga querelle giudiziari­a che si aprirebbe con Autostrade, che certo non starà a guardare e tenterà di far valere le proprie ragioni in ogni sede, si dovrebbe trovare un gestore alternativ­o ma non sarà semplice farlo nel breve periodo. Ci sarà necessaria­mente un vuoto e nel frattempo che succederà? Anas non è sicurament­e in grado di sostituirs­i ad Autostrade, figuriamoc­i gli enti locali. L’auspicio è che questo tema non scompaia dal dibattito una volta spenti i riflettori sul disastro di Genova». Servirebbe­ro stanziamen­ti ad hoc, nuove risorse per mettere in sicurezza le infrastrut­ture. Proprio quello che gl amministra­tori locali chiedono da anni.

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