SOS PONTI «SENZA SOLDI E PERSONALE»
Città metropolitana, l’assessore: garantiamo appena la manutenzione ordinaria e mancano ingegneri
Le risorse sono appena sufficienti a garantire la manutenzione ordinaria e manca il personale qualificato per ispezionare lo stato di salute di ponti e cavalcavia. Da Roma solo briciole. L’allarme arriva dall’assessore ai Trasporti della Città metropolitana.
Poco personale specializzato per verifiche e ispezioni, risorse ridotte al lumicino, insufficienti perfino per la sola manutenzione ordinaria delle infrastrutture, e nessuna capacità di programmazione degli interventi. Alla Città Metropolitana si naviga a vista sebbene la scadenza fissata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli per presentare un report sullo stato di salute di strade, ponti e cavalcavia di propria competenze, sia ormai dietro l’angolo.
L’Sos lo lancia l’assessore a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità Marco Monesi: «Il problema non è il dossier, viste le risorse a disposizione sarà facile rendicontare quanto speso e fatto negli ultimi anni. Il governo si sveglia ora, ma lo sanno cosa è successo negli ultimi anni? Dal 2011, da Tremonti in avanti, hanno taglieggiato le province e la manutenzione si è ridotta di conseguenza». Per dare l’idea della situazione, annota Monesi, bastano pochi numeri. Per la sola manutenzione ordinaria servirebbero 6.000 euro al chilometro per coprire i 1.400 di strade, ponti e cavalcavia di competenza dell’ex provincia: «Significa almeno dieci milioni l’anno e solo per interventi di conservazione. Dopo anni di buio, il governo Gentiloni stanziò due milioni per il 2018 e cinque fino al 2023, un gettito straordinario ma del tutto insufficiente a gestire con puntualità tutte le situazioni».
Uno stato di cose che va avanti da tempo ma che naturalmente dopo la tragedia di Genova assume contorni diversi. Un paradosso tutto italiano, ragiona Monesi. Nessun allarmismo, mette in chiaro: «Lo stato di salute delle infrastrutture è mediamente buono, facciamo verifiche per quel che si può ma servirebbero controlli approfonditi per i quali c’è bisogno di risorse. Stiamo intervenendo su alcuni ponti, specialmente in Appennino, ma nulla di strutturale. Per questi interventi, o per i controlli investigativi sullo stato di consolidamento e proiezioni futura di vita delle opere, serve ben altro». Un tema già sollevato sul Corriere di Bologna dal sindaco di Ravenna nonché presidente dell’Anci regionale Michele de Pascale che ha bollato come un paradosso la richiesta del governo agli enti locali di un dossier sugli interventi fatti e le criticità. «Ha perfettamente ragione, servono stanziamenti ad hoc per le infrastrutture e, aggiungerei, anche per il dissesto idrogeologico, altro tema trascurato».
Un’altra questione legata all’assenza di fondi e da non trascurare è legata all’impossibilità per Comuni e province di programmare gli interventi. E nel caso di ponti e strutture in calcestruzzo che risalgono a cinquanta, sessanta anni fa, non è una buona notizia. Ma c’è poi un ulteriore paradosso: manca il personale specializzato per portare a termine ispezioni e controlli. «Abbiamo circa un centinaio di addetti per un territorio enorme, ma c’è pochissimo personale ingegneristico a disposizione — rileva l’assessore Monesi, in passato componente del consiglio regionale dell’Anci —. Il precedente governo ha allentato un po’ la presa e questo ci consente per lo meno di programmare qualche assunzione in questo campo. Non è molto ma è quel che da tempo passa il convento».
E la situazione potrebbe addirittura peggiorare. La strada tortuosa intrapresa dal governo legastellato dopo la tragedia di Genova, con il primo passo verso la revoca della concessione ad Autostrade, aprirebbe scenari complicati. «Oltre alla lunga querelle giudiziaria che si aprirebbe con Autostrade, che certo non starà a guardare e tenterà di far valere le proprie ragioni in ogni sede, si dovrebbe trovare un gestore alternativo ma non sarà semplice farlo nel breve periodo. Ci sarà necessariamente un vuoto e nel frattempo che succederà? Anas non è sicuramente in grado di sostituirsi ad Autostrade, figuriamoci gli enti locali. L’auspicio è che questo tema non scompaia dal dibattito una volta spenti i riflettori sul disastro di Genova». Servirebbero stanziamenti ad hoc, nuove risorse per mettere in sicurezza le infrastrutture. Proprio quello che gl amministratori locali chiedono da anni.