Corriere di Bologna

L’abbraccio della Riviera alle vittime di Genova

Comune assente alle esequie del pensionato ucciso dall’esplosione

- Di Massimo Ferraro

Ieri si sono svolti i funerali di Guido Mattioli, la seconda vittima dell’esplosione di Borgo Panigale: la chiesa era piena, circa 150 persone, ma nessun rappresent­ante del Comune. E nel giorno del lutto nazionale per il crollo del ponte Morandi a Genova, in Riviera oltre 1000 persone si sono prese per mano, tra Rimini e Cesenatico, in ricordo delle vittime.

«Un dolore intimo, privato, che però è avvertito da tutta Borgo Panigale, perché qui Guido era conosciuto e amato. È così che quel dolore è diventato il lutto di un quartiere intero». Ha iniziato così la sua omelia don Guido Montagnini, durante la messa per il funerale di Guido Mattioli, la seconda vittima dell’esplosione dell’autocister­na sull’A14 appena due settimane fa.

Ieri c’era un lungo filo che collegava Borgo Panigale a Genova, dove nelle stesse ore si stavano celebrando i funerali di alcune delle vittime del crollo del ponte Morandi. Le due tragedie non hanno nulla in comune, se non il fatto di aver sconvolto le comunità che le hanno subite. E le immagini di quei momenti hanno poi scioccato e coinvolto emotivamen­te il Paese intero. Un lungo filo, quindi, simbolicam­ente rappresent­ato da quasi un migliaio di bagnanti che si sono presi per mano in 15 stabilimen­ti tra Torre Pedrera a Rimini e Valverde di Cesenatico. Un «ponte umano» che ha idealmente unito la riviera romagnola a quella ligure, per far sentire tutta la vicinanza a Genova nel giorno del lutto nazionale, mentre in sottofondo risuonavan­o le note di «Crêuza de mä» di Fabrizio de André.

Alle 10.30 la chiesa di Santa Maria Assunta, a Borgo Panigale, era già piena. Il luogo dell’incidente, e poi dello scoppio, dista appena cinquecent­o metri. Forse è solo una suggestion­e, ma nell’aria è rimasto ancora l’odore pesante di plastica bruciata. Nel cortile esterno alla parrocchia c’erano decine di persone, aspetteran­no lì la fine della messa per poter porgere le proprie condoglian­ze alla moglie e al figlio di Guido.

All’interno, sulle panche e le sedie, ci sono quasi 150 persone. Tutti residenti del quartiere: amici, conoscenti ed ex colleghi di Guido. Don Montagnini ne è sicuro: «Le persone non sono qui per come è successo, ma perché Guido era amato, a Borgo lo conoscevan­o in tantissimi». Il brano del Vangelo scelto dal parroco è quello della morte di Gesù. «Il cielo si fece buio dalle 12 alle 15», il pensiero corre a quella nuvola di fumo denso e nero che alle 13.52 si levò dalla A14. «Siamo qui per ricordarci, anche in questo momento tragico, la forza di una comunità e dei suoi individui». Intorno ai parenti più stretti, una quindicina nelle prime file, si stringono tutti i presenti. Quando è il momento di far uscire la bara dalla navata centrale, il figlio prende il braccio della madre, che fa fatica a camminare per la vistosa fasciatura al piede destro. Anche lei colpita dall’onda d’urto dell’esplosione del 6 agosto scorso. Dopo un’ora di messa, quando a Genova iniziava l’altro funerale, ci sono voluti altri 40 minuti prima che la vedova Mattioli e il figlio riuscisser­o a salutare, una ad una, tutte le persone arrivate per dare il loro saluto a Guido. Lui, 81 enne bolognese, ex operaio Sasib, al momento dell’esplosione era con la moglie nel suo salotto, ad appena 100 metri dal luogo dell’incidente. La violenza dell’onda d’urto ha fatto scoppiare i vetri della finestra e investito i due pensionati, provocando­gli diverse fratture.

Ieri alla messa non c’erano rappresent­anti del Comune. Da Palazzo d’Accursio fanno sapere che con la famiglia il dialogo iniziato il giorno dell’incidente non si è mai interrotto —fino al messaggio di cordoglio del sindaco Merola sul sito del Comune — ora è l’assessore Alberto Aitini a tenersi in contatto con la signora Mattioli, ma come Amministra­zione si è preferito mantenere quel lutto privato, non partecipan­do al funerale.

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La Riviera con Genova In Romagna circa un migliaio di persone si è tenuta per mano per ricordare le vittime di Genova
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