I sei americani: «Club storico, siamo pronti»
I sei nuovi stranieri: «Club storico, è il posto giusto per fare bene»
Atterrata a Bologna fra venerdì e sabato, la mezza dozzina di nuovi stranieri ha preso confidenza ieri con il mondo Virtus. Fra chi conosce l’Italia e chi ha studiato sui libri o in rete la storia bianconera, in pochi sono rimasti spiazzati dall’entusiasmo del pubblico. Quello con il sorriso più sincero e la voglia di tuffarsi il prima possibile in questa nuova avventura è parso Tony Taylor. Sarà lui il «floor general», il play titolare. Ha subito conquistato tutti. «Appena entrato in questa palestra e viste le foto dei grandi giocatori del passato ho immediatamente capito tutto — ha detto il 28enne di Sleepy Hollow, a due passi da New York —. Ho chiamato immediatamente mia mamma e le ho detto che sono arrivato nel posto giusto, mi sento come a casa». Il tutto andrà poi tradotto in campo, dove probabilmente sarà l’uomo chiave del roster bianconero: «Mi piace giocare sui due lati del campo e mettere in ritmo i compagni di squadra, ma so anche segnare. Adoro giocare i momenti finali delle partite equilibrate e prendermi responsabilità. Ho segnato tanti canestri della vittoria e tante volte ho sbagliato, però non ho paura di quei momenti altrimenti meglio smettere».
Il suo «partner in crime» sarà Kevin Punter, la guardia titolare, anche lui proveniente da New York, precisamente dal Bronx. Lo scorso anno ha vinto la Champions League con l’Aek Atene: «La Coppa è un’esperienza stimolante — dice Punter —. Affronteremo squadre di alto livello e sarà una bella emozione anche per il pubblico. L’obiettivo è vincere più partite possibile e arrivare ai playoff». Brian Qvale sarà il pivot titolare, bianco del North Dakota, stazza imponente ed esperienza europea di alto livello (lo scorso anno finalista di Eurocup con il Lokomotiv Kuban). Intanto è lui a sciogliere il mistero sulla pronuncia del suo cognome: «Cuoli». Poi il racconto dell’avvicinamento a Bologna: «Ho studiato la storia della Virtus grazie a un libretto di 145 pagine che mi ha mandato il nostro ds Marco Martelli. Mi piace conoscere il passato e la tradizione di un club, a maggior ragione di uno così blasonato come la Virtus». E, a proposito di storia Virtus, il suo college di provenienza è Montana. Lo stesso di uno che, da queste parti, ha fatto la storia: Micheal Ray Richardson, immediatamente riconosciuto nelle immagini che decorano la palestra Porelli. «Al college avevamo una sua foto in palestra ed era nella Hall of Fame del Basket di Montana. Non lo conosco personalmente, mi auguro di poter lasciare un bel ricordo e magari vincere qualcosa come ha fatto lui».
Amath M’Baye è chiamato al riscatto dopo una stagione incolore a Milano, dove però era arrivato in seguito a una grande annata a Brindisi: «A Bologna si respira pallacanestro, l’anno scorso quando venni a giocare qui con Milano mi impressionò il tifo del PalaDozza. Vorrei aiutare a riportare la Virtus all’altezza della sua tradizione». L’altro innesto proveniente dal campionato italiano è Kelvin Martin, che ricorda un episodio curioso capitato al PalaDozza lo scorso anno quando vestiva la maglia di Cremona: «Ricordo un tifo straordinario, ma anche un tifoso che mi fece il dito medio all’intervallo. Spero di fargli cambiare idea». La pattuglia è completata da Dejan Kravic, serbo-canadese che sarà il cambio di Qvale: «Questo è un passo avanti per la mia carriera, il momento giusto per cercare un salto di qualità. Mi piace correre e sfruttare la mia agilità contro giocatori più pesanti, mentre devo migliorare ai liberi».
” Tony Taylor Adoro giocare i momenti finali delle partite equilibrate e prendermi responsabilità