Corriere di Bologna

C’è la lettera a Invimit per i Prati di Caprara

Se arriva l’ok politico e tecnico, cantieri a partire da maggio 2020

- di Fernando Pellerano

È stata inviata alcuni giorni fa, al Comune e a Invimit, la lettera con la concreta manifestaz­ione d’interesse per il restyling del Dall’Ara e opere connesse da parte del Bologna e di Seci, partner dell’operazione. L’obiettivo è dotare il club e la città di un impianto rinnovato senza dover aspettare il prossimo treno degli europei che vorrebbe dire minimo altri dieci anni. Siamo vicini al primo quinquenni­o di Saputo e non avere ancora una prospettiv­a concreta è un aspetto negativo. Margini per uno stadio nuovo (che come ripete il club costerebbe meno dei 70 milioni per il Dall’Ara e sarebbe di proprietà) non ci sono, il Bfc perciò ha imboccato con (obbligata) convinzion­e l’unica strada percorribi­le.

Adesso si attende la risposta di Palazzo d’Accursio e di Invimit, che dovrà essere disponibil­e a vendere i terreni dei Prati di Caprara ovest di cui è proprietar­ia. Lì dovrebbe sorgere la Cittadella della Moda, opera che risponde agli strumenti urbanistic­i comunali e che compensere­bbe per circa 25/30 milioni l’investimen­to di Saputo. Operazione contestata dal Comitato Rigenerazi­one no Speculazio­ne (contrario a nuove costruzion­i e pro bosco urbano) che ha creato titubanze politiche in maggioranz­a e in minoranza (legato al restyling c’è anche il tassello dell’ex Cierrebi col nuovo supermerca­to). Fra il progetto Dall’Ara, curato dal Bfc (circa 700 mila euro), e quello dei Prati, seguito dalla Seci (idem) disegnato dallo Studio Tasca e pronto per essere acquistato dai tedeschi della Ece per circa 130 milioni, è sicurament­e più problemati­co il secondo.

Se sarà un «sì, andiamo avanti» lo sapremo presto. L’unicità dell’intervento architetto­nico e struttural­e (su un monumento storico tutelato nel cuore della città, invece della solita astronave in periferia, ma più redditizia per il club), dotare i tifosi di un impianto «contempora­neo» dove non ci si bagna, non aspettare altri dieci anni per avere un’altra possibilit­à sono voci che si aggiungono alla soluzione Dall’Ara (gestione onerosa per il Comune senza il Bfc quando nel 2026 scadrà la convenzion­e gazzoniana) e a un riordino e a una riqualific­azione delle aree attigue (escluso l’Antistadio). La battaglia vera però è quella fuori Porta Saffi, ai Prati. Se la proposta passa, s’avvierà l’iter amministra­tivo politico e se te tutto va bene i progetti definitivi per partire nel maggio 2020.

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