Pronto soccorso, quasi uno su due non paga il ticket
Il 45% al Maggiore, meglio S. Orsola e Rizzoli
In meno di un anno e mezzo più di 27 mila persone non hanno pagato il ticket al pronto soccorso degli ospedali della città, con un danno per le casse di Ausl, Sant’Orsola e Rizzoli di 1,3 milioni di euro. Nei primi due casi la quota dei «furbetti» si attesta su circa il 28%, ma per l’Ausl è addirittura del 45%.
Ma la guerra a suon di ingiunzioni a chi non paga, per dimenticanza o per evasione convinta, sta avendo i suoi risultati. Complessivamente le tre aziende assicurano di aver già recuperato, sullo stesso periodo di riferimento, una quota pari a 457 mila euro.
In meno di un anno e mezzo più di 27 mila persone non hanno pagato il ticket al pronto soccorso degli ospedali della città, con un danno per le casse di Ausl, Sant’Orsola e Rizzoli di 1,3 milioni di euro. Se negli ultimi due casi la percentuale di smemorati o furbetti è del 28% , nel caso dell’Ausl è addirittura del 45%. Quasi uno su due. Con la parte del leone per l’ospedale Maggiore, dove l’afflusso di pazienti è maggiore soprattutto per la presenza del Trauma center. Ad accendere i riflettori sul fenomeno è la consigliera comunale leghista Mirka Cocconcelli che, in risposta a un’interrogazione presentata a luglio, accusa le aziende sanitarie di «colpevole disorganizzazione nella riscossione di quanto dovuto». Le aziende replicano, assicurando di aver già recuperato una quota pari a 457 mila euro.
Ecco i numeri. L’anno scorso il valore dei ticket non pagati ammontava a 466.396 euro per l’Ausl, 444.365 per il Sant’Orsola e 59.649 per il Rizzoli. Nei primi 4 mesi del 2018 si sono aggiunti 160.199 euro per l’Ausl, 176.880 per il policlinico e 32.729 per l’istituto ortopedico. Il totale ammonta quindi a poco più di un milione e 300 mila euro. Un percentuale di evasione del 28% per il Sant’Orsola, del 29-30% per il Rizzoli, del 45% per l’Ausl.
Dalle tre aziende sanitarie sono partite ingiunzioni di pagamento per recuperare le cifre non riscosse: 13.710 dall’Ausl, 12.000 per il Sant’Orsola e 1.760 per il Rizzoli. In tutto 27.470 persone. Tutto questo al netto dei controlli ancora in corso sulle persone che in questo periodo hanno presentato autocertificazioni per fare visite od esami in esenzione parziale o totale. «Mi domando — commenta Cocconcelli alla luce dei dati in risposta alla sua interrogazione — se quei 27.470 cittadini, una popolazione pari agli abitanti di San Giovanni in Persiceto, non si facciano beffe dei cittadini onesti».
Se anche questo fosse il loro pensiero, non avrebbero messo in conto le ingiunzioni che hanno ricevuto che li ha costretti al pagamento postumo del ticket. L’Ausl ha infatti recuperato circa 140 mila euro per il 2017e 33 mila per il primo quadrimestre 2018, il Sant’Orsola rispettivamente circa 192 mila euro e 76 mila euro e il Rizzoli circa 16 mila euro relativamente al 2017.
Chi non paga il ticket per prestazioni di pronto soccorso riceve un sollecito a pagare entro 30 giorni e, qualora insista a non regolarizzare la posizione, una mesa in mora che viene notificata al massimo entro 90 giorni. «Lo snellimento della procedura di recupero ha consentito, già dallo scorso anno, di recuperare parte dei ticket non pagati», fanno sapere le tre aziende.
Al pronto soccorso non si paga in base al codice colore ottenuto al triage ma alla patologia. E gli esenti dal pagamento sono davvero tanti. Quelli che hanno valide ragioni per essere finiti al pronto soccorso: esiti di traumi, avvelenamenti, infortuni sul lavoro, coliche renali, crisi di asma, dolore toracico, tachiaritmie, sangue dal naso... Altrimenti sono 25 euro per la prima visita, 23 euro per ogni ulteriore visita e un ticket massimo di 36,15 euro ogni otto prestazioni.